La lettera dei lavoratori de La Nostra Famiglia all’azienda
“Se l’ente ha grossi problemi di bilancio è ingiusto pesare sulle nostre retribuzioni”
BOSISIO – Riceviamo e pubblichiamo:
“Al Consiglio di Amministrazione
Associazione La Nostra Famiglia
In tutti questi mesi noi lavoratori abbiamo seguito, passo per passo, l’evolversi della trattativa inerente la nostra situazione contrattuale. A tal proposito vorremmo esprimere alcune considerazioni: Costante in questi anni è sempre stata l’apertura di noi lavoratori: più volte ci siamo resi disponibili ad un confronto aperto sulla reale situazione economica dell’ente e abbiamo inutilmente atteso, fiduciosi, un rinnovo contrattuale che dopo 14 anni adesso pensate di disattendere. Inoltre, mai nella storia sindacale della nostra azienda si erano viste aperture così grandi da parte delle Organizzazioni Sindacali.
Malgrado ciò l’Associazione, conferendo pieno mandato ad un Avvocato nella gestione della trattativa, si è sottratta ad un confronto diretto con i lavoratori. Peccato che nelle Linee Strategiche 2019-2021 a pagina 17 scrivete che intendete “favorire un maggior coinvolgimento degli operatori comunicando in maniera chiara gli obiettivi che l’Associazione si prefigge e i percorsi che intende intraprendere”.
Queste sono solo parole che di fatto voi, Piccole Apostole della Carità che componete il Consiglio di Amministrazione, non applicate. Prima di questo Consiglio di Amministrazione, altre volte è stata rimarcata la delicata situazione dell’ente, eppure Alda Pellegri si è sempre esposta in prima persona e si è sempre rivolta in assemblee pubbliche a tutti i lavoratori de La Nostra Famiglia. Vi abbiamo già dimostrato in passato che tutti noi siamo stati il vero valore aggiunto alla vostra attività. Non lo avete capito.
Avete preferito affidarvi a scelte pseudo giurisprudenziali e dilapidare il vostro vero patrimonio, rischiando di snaturare definitivamente l’Ente e di decretarne la fine. Avete affidato queste scelte a chi ha dimostrato, nei fatti, di non sapere nulla di noi, del nostro lavoro e del nostro valore. Volete forse che non si faccia più sanità, ricerca, formazione, trattamenti intensivi complessi, progettazione che sono i veri punti di forza dell’Associazione e del suo Istituto Scientifico? Molti validi lavoratori sono stati costretti a dimettersi dalla vostra inerzia e certamente nessuno verrà a sostituirli, se continuerete ad essere ciechi, sordi e arroganti. Non parlateci di budget e bilanci da rispettare con il sacrificio di tutti, di obiettivi e mission da costruire assieme.
Alla faccia della famiglia e della condivisione. Se siete in grado, dateci dunque direttive precise e puntuali che, se corrispondenti al nostro lavoro, inquadramento e professionalità, eseguiremo. Sarete un’impresa come tante altre, avrete dipendenti come chiunque altro. Ora dite che il cambio di contratto non è una scelta con motivazioni economiche e finanziarie, ma solo un problema “merceologico”, quasi fosse solo una questione di codice ATECO. Di fatto disprezzate, voi per prime, l’alto valore e i contenuti della vostra attività. Se davvero volete decretare la fine della vostra associazione, così come è nata e come l’abbiamo conosciuta in tutti questi anni, noi non ci stiamo: pagateci il dovuto, sempre comunque poco rispetto a quanto vi restituiamo, e smettetela di nascondervi dietro una cosa che non siete più, né per noi né per le famiglie che assistiamo.
Sappiamo che l’Ente ha grossi problemi di bilancio ma non crediamo che queste grosse difficoltà si concentrino sulle nostre retribuzioni. Che ci sia stato e ci sia un enorme problema di competenze e capacità a livello dirigenziale e manageriale? Avete detto e scritto, sia ai dipendenti che ai sindacati, tutto e il contrario di tutto, alla ricerca di una motivazione che rendesse plausibile la vostra scelta di cambiarci il contratto.
Se pensate che scaricando sui lavoratori il costo dei vostri errori risolverete i problemi dell’Ente, vi state proprio sbagliando! State buttando via tempo e risorse umane preziosi per governare la vostra Opera. Sarebbe più onesto e dignitoso, chiedere aiuto: così, magari, avremo finalmente anche un vero piano industriale (o di missione, se preferite chiamarlo così) al quale, non smetteremo mai di ripetere, siamo disponibili a collaborare. Abbiate il coraggio di assumervi la responsabilità delle vostre azioni e siate conseguenti ad esse. Sarebbe più comprensibile anche per noi”.
Le Lavoratrici e i Lavoratori “La Nostra Famiglia”
Approvata all’unanimità dall’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori