Accoglienza ‘fredda’ sulle annunciate riaperture di bar e ristoranti. Pranzi e cene possibili solo all’aperto
Caterisano (Fipe): “Si rischia di discriminare chi non ha spazi esterni e saremo in balia del meteo”.
LECCO – A partire dal 26 aprile tornano le zone gialle, dove il numero di contagi lo permetterà, con un cambiamento rispetto al passato: si dà precedenza alle attività all’aperto, a partire dalla ristorazione con tavoli all’aperto a pranzo e a cena. E’ quanto era stato annunciato venerdì dal premier Mario Draghi e dal ministro della Salute, Roberto Speranza, riferendo il piano nazionale di riaperture.
Per bar e ristoranti, dopo settimane di chiusure, sarà una boccata di ossigeno, ma solo a metà. Lo sottolinea il presidente provinciale dei pubblici esercizi, Marco Caterisano:
“Se sarà confermato in questo modo, si tratta di un provvedimento che non vediamo in maniera positiva – spiega Caterisano – purtroppo si creerà disparità all’interno della categoria, nelle diverse regioni italiane ma anche tra attività che lavorano nelle stesse località. Al Sud ci sono temperature decisamente diverse rispetto al Nord d’Italia, soprattutto la sera da noi è ancora difficile pensare a delle cene all’aperto. Saremo in balia del meteo, se ci sarà bel tempo potremo quindi lavorare, altrimenti no”.
“Ci sono poi attività che dispongono di spazi all’aperto, altre invece no, quindi non potranno aprire – aggiunge Caterisano – aspettiamo di capire le misure effettive a cui attenerci ma, se sarà così, è necessario che ci siano da subito dei risarcimenti per chi non potrà operare. Gli indennizzi devono essere messi nero su bianco nel momento in cui si decidono le regole delle riaperture, non settimane dopo”.
A Lecco, già lo scorso anno, il Comune era venuto incontro alle richieste degli esercenti, prevedendo ampliamenti delle aree occupate dai tavolini delle attività. Riguardo alla Tosap (la tassa di occupazione del suolo pubblico) al momento resta l’esenzione fino a giugno.
“Credo che queste riaperture siano state decise perché ormai era chiar il pericolo imminente di collasso economico e di rivolte sociali – conclude Caterisano – ma si è dimostrato ancora una volta di voler adottare le soluzioni più facili senza una programmazione vera nella lotta al virus e di ripresa economica. Sul fronte del tracciamento e della prevenzione, necessari per farci uscire da questa situazione, siamo ancora allo sbando”.