Lecco è una provincia accogliente per le imprese? Il ‘Sistema Lecco’ serve ancora? Quali saranno le sfide del futuro per il territorio?
Ne parliamo con Matilde Petracca, segretario generale di Confartigianato Imprese Lecco, l’associazione delle MPMI artigiane.
LECCO – Il punto di vista delle aziende attraverso la voce di chi le rappresenta: le associazioni di categoria. Con loro abbiamo deciso di approfondire il rapporto tra imprese e territorio, le opportunità e le criticità da risolvere ma anche le nuove sfide da cogliere, conoscere lo stato di ‘salute” delle imprese dopo l’emergenza Covid e le difficoltà attuali, sapere come digitale e innovazione incidano nel modo di lavorare nelle aziende e quali evoluzioni ci sono state negli ultimi anni.
In questo servizio ne parliamo con Matilde Petracca, segretario generale di Confartigianato Imprese Lecco
Territorio . La provincia di Lecco si può definire ‘accogliente’ per le imprese?
“Per alcuni aspetti lo è assolutamente: un imprenditore qui può sviluppare la sua idea d’impresa e può trovare il supporto necessario. E’ un territorio appetibile e anche molto dinamico. Ci sono diverse questioni però da migliorare, non per ultima la viabilità che incide sulla vita delle imprese così come sulla quotidianità dei loro dipendenti nel tragitto tra casa e luogo di lavoro. L’emergenza viabilità nel nostro territorio provinciale è entrata a far parte del Manifesto elettorale consegnato sia ai consiglieri candidati lecchesi che ai candidati alla carica di Governatore di Regione Lombardia. In occasione dei diversi e numerosi incontri che abbiamo svolto con tutti loro, abbiamo messo sul tavolo il grave gap che le nostre imprese vivono quotidianamente: non si può pensare di investire in tecnologie all’avanguardia e poi aprire i cancelli delle aziende e trovarsi immersi in una viabilità ferma al secolo scorso. Sappiamo che il territorio vive l’handicap di essere stretto tra lago e montagne, ma da qualche parte bisogna partire. Potenziamento ferroviario? Utilizzo consapevole dei battelli, che però ad oggi mancano a Lecco? Adeguamento della 36? Allungamento della tangenziale Est? Le ipotesi sono molte, a noi importa partire e portare a casa il risultato. Ne va della competitività delle imprese, di qualunque settore si parli. Speriamo che i neoeletti consiglieri riprendano in mano la bussola del nostro Manifesto elettorale e lavorino per mantenere le promesse”.
Cosa occorrerebbe fare per rendere il territorio maggiormente attrattivo per le imprese?
Essere attrattivi significa creare le condizioni favorevoli affinché un imprenditore decida di “investire” nel nostro territorio. Lo si può creare offrendo opportunità di servizi e di rete tra imprese. Le associazioni di rappresentanza come Confartigianato hanno il compito di favorire questo sviluppo pretendendo dai soggetti economici e politici la valorizzazione delle esperienze esistenti, accompagnando le “ nuove idee imprenditoriali” nel contesto economico lecchese . Come fare? Leggendo e interpretando i cambiamenti in atto e gli scenari futuri superando i confini che limitano aggregazioni e riportando le “eccellenze” del Manifatturiero, che resta la nostra roccaforte economica, sui mercati internazionali. Prioritario inoltre l’investimento sulle connessioni infrastrutturali non solo materiali. Penso alla connettività: abbiamo numerose imprese nel territorio della Valsassina e in generale nell’area montana che vivono i disagi della scarsa connessione di rete. Altro tema su cui ragionare a livello politico: mettere a punto un sistema di sgravi fiscali territoriali sugli investimenti del nostro tempo, sostenibilità e tecnologia. Evitare la fuga dal territorio delle imprese e dei lavoratori, dei capitali e dei cervelli. Su quest’ultimo aspetto va data più attenzione al bisogno di conciliare vita e lavoro. La serenità rende la prestazione lavorativa più efficace. Ci sono progetti in corso su questa tematica, però si tratta quasi sempre di sperimentazioni. Per funzionare, questi processi devono diventare strutturali. Perché ciò non avviene? Forse perché le logiche in cui viviamo sono talmente veloci che la soluzione deve essere più volte revisionata.
Pensate che gli enti locali (Comuni e Provincia) e Regione stiano facendo abbastanza per il sostegno alle imprese favorendo lo sviluppo di quelle esistenti e magari la nascita di nuove realtà?
“Si può sempre fare di più e meglio. Le istituzioni si stanno dedicando molto a “osservare” più che a fare, guardano troppo spesso al loro interno e a posizionare bandierine di competenza. Dal mio punto di vista dovrebbero capire quali siano i reali bisogni di aziende, arrivando a erogare soluzioni che agevolino la fruizione delle azioni messe in campo. Un esempio è la digitalizzazione dei servizi che oggi non è ancora a livelli apprezzabili. Esistono da tempo Tavoli comunali e provinciali a cui siamo chiamati a partecipare e a cui non abbiamo mai fatto mancare il nostro contributo, pur non riuscendo spesso ad ottenere dei risultati concreti per le imprese. Allargando lo sguardo, positivo è il rapporto con Regione Lombardia, soprattutto per quanto riguarda l’area innovazione, bandi e competitività, anche grazie alla regia di Confartigianato Lombardia, ma non ci culliamo sugli allori: è un rapporto da coltivare e tenere vivo, anche per far sì che il nostro territorio non venga mai messo in secondo piano. Giunta e Consiglio si sono appena insediati, a loro il nostro messaggio di buon lavoro e di rinnovata collaborazione.
Si incolpano spesso gli Amministratori e i politici di arrovellarsi nel cercare soluzioni ai problemi dell’ultima settimana, anziché elaborare piani strategici in grado di affrontare e risolvere le sfide di lungo termine. Al riguardo, che consigli darebbe e su cosa lavorerebbe se fosse al loro posto?
“Io credo serva sempre il ‘buon senso del padre di famiglia’. Guardare con più concretezza alla realtà, all’economia reale può aiutare senza dubbio allo sviluppo di un sistema, così come mantenere aperto il dialogo, trarre spunto dalle esperienze del vicino di casa. In Lombardia siamo circondati da best practice, e molte le abbiamo anche noi nel territorio lecchese. Bisogna però fare un grande sforzo di visione allargata e protratta nel tempo. Eliminare i doppioni e unire le forze. E’ finita l’epoca della coltivazione del proprio orticello e il confronto con altre realtà è sempre produttivo. Lo sperimentiamo ogni giorno con il nostro sistema confederale, che vanta una struttura non piramidale ma reticolare: siamo presenti su tutto il territorio nazionale, da Roma al piccolo comune di montagna. Prendere spunto e mettersi in rete è la chiave vincente. Infine, se tutti noi lavorassimo in un’ottica di grande responsabilità sociale e di senso civico, facendo in modo che gli investimenti abbiano una concretizzazione strutturata nel tempo, sicuramente ne gioveremmo tutti”.
Quale sarebbe la sua vision per la Lecco “futura” ? In che ambiti lavorerebbe maggiormente, dove investirebbe, cosa cambierebbe e cosa lascerebbe di virtuoso che già c’è?
“Vedo un territorio che si sta improntando sulla sostenibilità, sul ‘green’ e le sue imprese guardano molto al futuro. Ci sono nuove professioni e abbiamo un’università, il Politecnico e il CNR, che possono essere un bacino di forte sviluppo. I nostri ragazzi sono già pronti e spiace quando vengono etichettati come persone senza voglia di fare. In realtà i giovani, soprattutto in ambito digitale, sanno destreggiarsi in modo rapido e veloce: navigano in Rete trovando soluzioni e risposte; hanno solo bisogno di stimoli nuovi. Lecco dovrebbe diventare più attrattiva verso le nuove professionalità, fare in modo che i giovani restino qui e rendano viva la città. C’è poi il fronte del turismo come nuova leva economica e un patrimonio naturalistico che i lecchesi conoscono bene ma su cui sono ancora poco propensi a investire. Su quest’ultimo aspetto c’è un mondo ancora da costruire con il contributo del pubblico e del privato. In questo scenario il ruolo delle Associazioni di categoria diventa determinante nel fare da ponte tra i vari portatori di interesse”.
Sistema Lecco (ovvero la sistematica e stretta collaborazione tra enti di categoria e politica) un’esperienza che si è interrotta. Deve essere ripristinata? Come?
Erano i tempi in cui la progettualità delle imprese veniva messa al centro del confronto politico e sociale, che a sua volta si confrontava con le istanze del mondo del lavoro con proposte di merito. L’intenzione dei diversi attori era essere protagonisti dello sviluppo economico del territorio nel suo complesso. La mutazione economica ed industriale degli anni Novanta e le scelte compiute dai “protagonisti “ del sistema Lecco hanno ridisegnato i rapporti e le alleanze. Ogni passaggio storico comporta cambiamenti anche strutturali e forse è stato giusto così, che si consolidasse un modello economico in grado di affrontare lo sviluppo del territorio lecchese che ha nella sua rappresentazione del fare impresa il fattore che caratterizza le eccellenze nei diversi settori a partire dal manifatturiero. Piccole imprese, Artigiani, Industriali e Commercianti hanno contribuito fortemente allo sviluppo economico e sociale lecchese sapendo di poter contare su una forte rappresentanza associativa. Gli scenari di contesto del nostro sistema economico hanno profondamente mutato il ruolo dell’associazionismo, che deve fare del riconoscimento delle realtà produttiva il cambio di passo. Si può ricostruire il modello di quegli anni? Dipende da noi. Ogni iniziativa deve trovare nei “fondamentali” la ricerca di riappropriarsi della rappresentanza recuperando fortemente le ragioni e le motivazioni che hanno fatto di Lecco un luogo di confronto e di crescita. Rimettiamoci tutti in gioco con umiltà portando le esperienze e le competenze che ognuno può offrire al Sistema senza avere la presunzione di avere certezze in ogni campo; gli sforzi devono essere orientati a riprogettare il modo con il quale le imprese tornino ad essere protagoniste della vita sociale ed economica del territorio. Le nuove frontiere basate sull’innovazione, sulle modalità della comunicazione, sul rapporto con il sistema scolastico, sui poli universitari e gli aspetti che attengono al sociale devono rappresentare il nuovo modo di fare rappresentanza”.
Dopo il Politecnico, vera grande conquista del Sistema Lecco, quale potrebbe o dovrebbe essere la prossima?
“Gli investimenti che si faranno sulla città attraverso i fondi del PNRR sono qualcosa di molto concreto e che avrà delle ricadute sul territorio e per le imprese che ci lavorano. Per questo abbiamo fortemente chiesto che gli enti di categoria fossero coinvolti nella discussione sui progetti, altrimenti avremmo avuto un prodotto già confezionato, anziché condiviso. Altra questione che necessita attenzione è l’orientamento scolastico: la provincia dispone di un’ampia offerta formativa eppure le imprese oggi non dispongono di personale sufficiente alle loro necessità. Questo è un problema enorme su cui dobbiamo lavorare tutti insieme, partendo dalle famiglie e informando correttamente i genitori sulle possibilità e sulle prospettive di occupazione dei loro ragazzi nei vari ambiti professionali, coinvolgendo tutti gli attori in gioco nell’ambiente scolastico e della formazione al lavoro”.
Camera di Commercio. Ha giovato oppure no l’unione con Como?
“Questa esperienza ha tenuto conto delle diversità dei due territori e dopo una prima fase dove era necessario condividere le esperienze oggi ci stiamo incamminando verso progetti che rispondono alle esigenze delle imprese del territorio lariano. In vista del prossimo rinnovo camerale occorre recuperare alcuni temi che sono di maggiore interesse del territorio lecchese. Nessun campanilismo, ma la condivisione su interventi utili a tutto il sistema economico”.
Imprese. Com’è la salute dei vostri associati?
“C’è molto fermento e tanto lavoro ma anche c’è quella voragine della mancanza di personale che frena la crescita delle imprese. Su altre richieste, nell’ambito dell’innovazione o l’internazionalizzazione e digitalizzazione, e Bandi riusciamo ad essere di supporto come associazione ai nostri associati, sulla ricerca del personale non è così semplice. Le stesse imprese, scoraggiate, hanno abbassato le loro aspettative e da personale già formato cercano ora giovani da formare, ma faticano comunque a trovarli. Oggi i ragazzi possono scegliere e se le aziende, anche quelle piccole, non si rendono più attrattive, difficilmente un giovane sceglierà una piccola realtà, preferendo aziende più strutturate. Ci sono poi le problematiche legate ai rincari sull’energia, ma la mancanza del personale è sicuramente la questione più sofferta dalle aziende oggi”.
Dopo il Covid e con la guerra in essere quali nuovi problemi sono emersi. Sono stati risolti/vinti?
“Il Covid ha stravolto la realtà in cui operavano le imprese. Nei giorni dell’emergenza abbiamo fatto da raccordo tra i nostri associati e la Prefettura, che in quel momento era l’organo di riferimento per chiarire chi poteva restare aperto e chi no. Ho sentito imprenditori piangere al telefono, erano in una situazione di affanno e panico, nell’associazione hanno trovato un supporto importante. Necessitavano di informazioni e di essere ascoltati e per molti è bastato questo per avere anche solo un aiuto e un supporto psicologico. Il Covid ha anche portato innovazioni di processo che erano inimmaginabili fino ad allora in piccole aziende. Come per esempio nell’ambito della formazione: anni fa era improbabile coinvolgere queste aziende in corsi on line per imprenditori e i loro dipendenti, oggi è la normalità. Proprio per questo abbiamo deciso di mantenere una proposta ibrida dei nostri corsi. La guerra invece sta avendo effetti in particolare con chi lavora con i Paesi coinvolti dal conflitto”.
Quali sono le nuove sfide e come le state affrontando al fianco dei vostri associati?
“C’è un progetto che interessa direttamente i nostri associati, che nasce dalla convinzione che sia necessario mettere gli imprenditori in contatto tra loro perché trovino vicendevolmente delle opportunità. Così abbiamo sviluppato una piazza virtuale e l’abbiamo presentata domenica con un evento rivolto ad un centinaio di aziende. L’idea vuole unire il nuovo, ovvero la tecnologia digitale, con l’idea antica della piazza per creare relazioni, confronto e opportunità di business reciproche. Una sfida ancora in essere è una azione di marketing associativo e di comunicazione che si propone di valorizzare le tante attività della associazione a favore delle imprese di Confartigianato”.
Quali sono i servizi più richiesti alla vostra associazione?
“Indubbiamente il nostro Sportello bandi e lo Sportello Energia sono tra i servizi più utilizzati, perché le imprese che rappresentiamo hanno bisogno di conoscere le opportunità che ci sono ma necessitano anche di una competenza tecnica che possa rassicurarle sull’investimento che si apprestano a realizzare e a cui potrebbero anche rinunciare se non avessero questo supporto da parte dell’associazione”.
Quali nuovi progetti avete messo in campo?
“Abbiamo recentemente avviato un servizio di ‘tutoraggio’ per le imprese nuove iscritte a cui viene associato un tutor, un altro imprenditore della stessa categoria a cui il nuovo iscritto può fare riferimento per sapere a chi rivolgersi in associazione su specifici problemi e per conoscere le opportunità offerte da Confartigianato. E’ un progetto che sta dando i suoi frutti grazie anche ad dirigenza appassionata che si è messa in prima persona a disposizione dei propri colleghi”
Competitività, internazionalizzazione e digitale: sono sfide colte dalle nostre imprese?
“Le piccole imprese non hanno sempre ben chiaro cosa significhi lavorare con l’estero o avvalersi del digitale, tramite i nostri uffici l’associazione dà tutte le informazioni necessarie affinché l’imprenditore possa scegliere con cognizione e approcciarsi ad un investimento, conoscendone costi e tempi necessari. Oltre a consulenze in azienda, su entrambe le tematiche abbiamo realizzato anche delle serate informative per creare una cultura di base, che non è scontata. Il nostro Ufficio Estero in collaborazione con API sta crescendo favorendo la cultura delle imprese verso i mercati esteri”.
Innovazione. Il territorio e le imprese lecchesi secondo lei lo sono?
“Il territorio tenta di essere innovativo ma con pochi risultati, si intravede uno slancio in questa direzione ma appare frenato ed è un peccato, bisognerebbe invece agevolarlo, mettersi attorno ad un tavolo e trovare soluzioni insieme. Le imprese invece lo sono, alcune molto anche tra i nostri associati. Sono innovative non solo dal punto di vista delle tecnologie di produzione ma anche dei processi. Spesso si tratta di imprenditori molto giovani e questo è un segnale rasserenante in vista del futuro: si dice che gli artigiani scompariranno se non saranno in grado di passare il testimone alle nuove generazioni, forse bisogna distinguersi per non estinguersi, con coraggio e tenacia”.
Esiste già un dialogo virtuoso tra imprese Politecnico e Cnrr, è sufficiente o potrebbe/dovrebbe essere implementato?
“Esiste sicuramente e sarà implementato, si sta lavorando in questa direzione. Confartigianato ha aperto un canale diretto tra imprese e università, con ricadute a favore delle aziende che rappresentiamo. E’ un rapporto costante, di dialogo e ascolto”.
Ci sono vostre imprese associate che si sono distinte per innovazione?
“Possiamo citare l’IMG Ultrasuoni di Emanuele Gaddi a Mandello del Lario che da impresa famigliare, con il passaggio generazionale, si è fortemente modernizzata e ha investito moltissimo nella formazione dei propri dipendenti. E’ l’esempio di un imprenditore che forma se stesso e la sua squadra in maniera costante, utilizzando in modo intelligente tutti i contenuti a propria disposizione. L’azienda, attraverso la collaborazione con il Politecnico, all’interno di un progetto rivolto alle PMI, ha sviluppato un prototipo del macchinario che era loro necessario ed effettuato un corso di formazione ai propri lavoratori per poter utilizzare la nuova strumentazione. E’ la testimonianza che un’idea imprenditoriale può svilupparsi grazie ad una rete di collegamenti: il Politecnico, bandi e formazione contatti che l’associazione come Confartigianato è in grado di fornire, ponendosi come interlocutore unico per l’imprenditore. Altro caso emblematico è Officine Piki in Valvarrone. Anche qui parliamo di un’azienda familiare che ha saputo rinnovarsi rappresenta un unicum per il territorio in cui insiste: nonostante la posizione geografica ritenuta da molti svantaggiosa, riesce a stare al “centro del mondo” grazie a tecnologie all’avanguardia e visione imprenditoriale”.
LE INTERVISTE DELLO SPECIALE: PAROLA AI DIRETTORI
Imprese e territorio, parola ai direttori: Alberto Riva (Confcommercio)
Imprese e territorio, parola ai direttori: Giulio Sirtori (Confindustria)
Imprese e territorio, parola ai direttori: Marco Piazza (API)