Enuresi notturna, quando i più piccoli fanno la pipì a letto: i consigli per i genitori

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I giusti comportamenti per risolvere il fenomeno, ne parliamo con l’urologo Dott. Salvatore Scuzzarella (In Salus)

L’enuresi notturna può avere ripercussioni anche sulla vita relazionale di bambini e bambine

LECCO – Le mamme e i papà la chiamano “pipì a letto”, ma la dicitura corretta in medicina è Enuresi notturna, ovvero il mancato controllo urinario involontario durante le ore notturne. Un fenomeno che riguarda i bambini dai 4 anni in su, che a volte si protrae fino anche all’adolescenza. Un disturbo particolarmente diffuso, che va gestito senza imbarazzo o tabù, anche perché può essere risolto facilmente.

In passato si attribuiva la causa della pipì a letto a una condizione psicologica: e sebbene questa ipotesi non sia supportata da evidenze scientifiche ancora oggi qualcuno ne è convinto e tende a ritardare gli interventi necessari da parte dei professionisti colpevolizzando il bambino.  “In realtà il fenomeno è da attribuire a uno squilibrio tra produzione notturna di urina e capacità vescicale – spiega il dottor Salvatore Scuzzarella, urologo del centro medico In Salus di Lecco –. L’ipofisi, durante le ore notturne rilascia un ormone ‘antidiuretico’ per produrre meno urine, proprio per permetterci di usufruire tranquillamente del sonno rigenerante. In alcuni bambini il ritardo di questa funzione costringe la vescica a svuotarsi nelle prime ore del mattino”.

Un fenomeno che può minare l’autostima

Questa situazione tende a influenzare moltissimo il grado di autostima dei più piccoli limitando in maniera importante la crescita, l’acquisizione dell’autonomia e la vita di relazione.  “È possibile, inoltre, che alcuni eventi di particolare stress quali, per esempio, la nascita di un fratellino, la frequentazione della scuola, le difficoltà con i compagni, la situazione pandemica degli ultimi anni, un lutto o dei maltrattamenti – continua il medico – possano rappresentare una concausa scatenante. Non ne rappresentano la causa principale, ma riconoscendole e attuando opportune strategie, è possibile limitare il problema”.

Ecco quindi alcuni consigli:

  1. Per i genitori è fondamentale mantenere un atteggiamento tranquillo e trasmettere fiducia al proprio bambino, non colpevolizzarlo ne deriderlo nel caso in cui si verifichino episodi di enuresi notturna;
  2. Evitare di sovraccaricare di liquidi il bambino, almeno due ore prima di mettere a letto;
  3. Invitare il bambino a svuotare sempre la vescica prima di andare a letto;
  4. Abituare il bambino alle corrette abitudini minzionali durante il giorno;
  5. Usare i pannoloni solo si tratta di una richiesta del bambino, è comunque meglio utilizzare le traverse salva-materasso;
  6. Complimentarsi con il bambino tutte le volte che passa la “notte asciutta”.

“Se il problema tarda a risolversi – aggiunge l’urologo Scuzzarella – è bene programmare una visita presso il proprio urologo di fiducia, che dopo la visita provvederà a prescrivere un esame urine con urinocoltura e una routine ematochimica di base”.

Lo specialista raccoglie la storia clinica ed esegue la visita con ecografia dell’apparato urinario e genitale nei maschi; in entrambi i sessi si esegue l’uroflussometria ed eventuale il residuo ecografico post minzionale. “Spesso la soluzione si raggiunge con la semplice assunzione del sostituto dell’ormone antidiuretico ‘minirin’, delle piccole compresse che assunte prima di andare a letto riducono la produzione di urina e il letto rimane asciutto – specifica il dottor Salvatore Scuzzarella -. Dopo tre mesi di terapia si sospende e si osserva, in caso di recidiva si riprende la terapia per altri tre mesi e così via fino all’avvenuta maturazione. In questo modo il bambino o la bambina possono svolgere  una vita di relazione normale”.

Nel prossimo articolo parleremo della diagnosi precoce del tumore maligno della prostata.

In SalusDott. Salvatore Scuzzarella
In Salus – Centro Medico Polispecialistico
Lecco – Corso Carlo Alberto 17/A
Tel. 0341 367512

 


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