LECCO – Continua il viaggio di LeccoNotizie all’interno dell’Azienda Ospedaliera lecchese. Dopo aver conosciuto il lavoro dell’unità operativa di Otorinolaringoiatria (vedi articolo) e quindi i disturbi che possono colpire orecchie, collo e prime vie respiratorie , discendiamo virtualmente il corpo umano per scoprire le patologie dell’apparato digerente e il team di medici che le combatte: protagonista della seconda puntata della rubrica “Day Hospital” è la Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.
Sette medici e dodici infermieri compongono l’equipe di un reparto presente da sempre in entrambi i presidi ospedalieri di Lecco e Merate, originariamente separato in due strutture autonome e tra i primi ad essere unificato sotto la guida di un unico direttore. “Con un unico responsabile su ambedue i presidi è stato necessario creare legame tra le due strutture” spiega il Dott. Fabrizio Parente, dal maggio 2005 primario del reparto.
Laureato con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, con la successiva specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, il dott. Parente ha svolto oltre vent’anni di attività medica all’Ospedale L. Sacco di Milano, giungendo al Manzoni dopo ulteriori esperienze lavorative tra Bologna, Amsterdam, Leeds e Glasgow; professore a contratto negli atenei di Milano e Pavia, nella sua attività di ricerca ha redatto 196 pubblicazioni scientifiche.
Il suo team di specialisti, formato dai Dottori Lorenzo Redaelli, Stefano Bargiggia, Mirko Molteni e Luca Pastore, Cinzia Boemo e Claudio Grosso si occupa ogni giorno di patologie neoplastiche, al pancreas e alle vie biliari; nello specifico, il lavoro del reparto si divide in Endoscopia Digestiva, Gastroenterologia clinica, Ecografia Internistica Gastroenterologica.
In questo quadro di attività medica, la diagnostica assume un’importanza fondamentale, che si parli di tumori o di meno drammatiche infiammazioni intestinali, oppure ancora di reflussi gastro-esofagei; ai tradizionali strumenti di esplorazione, quali endoscopio e colonscopio, negli ultimi anni, come ci spiega il Dott. Parente, è divenuto rutinario l’utilizzo di nuove tecniche meno invasive: tra queste la videocapsula endoscopica, che ingerita dal paziente è in grado di registrare il suo percorso nel tratto gastrointestinale attraverso una microcamera, evidenziando possibili anomalie e masse tumorali.
Un’altra metodica innovativa è l’eco-endoscopia digestiva, un servizio offerto dall’Azienda Ospedaliera di Lecco da poco più di 1 anno, che permette di esaminare l’estensione locale dei tumori del tratto digestivo superiore o del colon retto, permettendo ai medici di che valutare al meglio il trattamento a cui sottoporre il paziente.
La paura principale, per molti degli utenti che si sottopongono a questi esami, è il tumore colo-rettale, la seconda causa di morte per cancro dopo il tumore al seno nella donna e ai polmoni nell’uomo. Ogni anno, negli ospedali Manzoni e Mandic ne vengono diagnosticati 150 casi. Fondamentale è quindi la prevenzione e dal 2005 l’Azienda Ospedaliera, insieme all’Asl di Lecco, attua il programma regionale di screening del tumore colo-rettale, invitando la popolazione target (uomini e donne tra i 50 e i 69anni) ad un esame precauzionale non invasivo, il test del sangue occulto fecale. In caso di esito positivo, l’utente viene sottoposto ad un ulteriore approfondimento diagnostico attraverso la colonscopia, in modo da poter accertare la possibile neoplasia.
Lo screening, effettuato in cicli biennali definiti round, ha conosciuto a Lecco un adesione del 50% della popolazione interessata al 1° round, del 54% al 2° round e del 58% al 3° round.
“I dati riflettono la sensibilità dei cittadini lecchesi rispetto questa delicata tematica – spiega il primario – i risultati di Lecco, per la loro eccellenza, sono stati pubblicati sulle maggiori riviste gastroenterologiche internazionali e le sue modalità organizzative prese ad esempio da altri sistemi sanitari esteri, in particolare dalla Nuova Zelanda”.
Lo screening ha permesso di diagnosticare precocemente 95 casi di cancro colo-rettali solo nel primo round, aprendo la strada verso cure che, se attuate in tempo, possono salvare la vita al paziente: “La maggior parte di questi tumori si sviluppa attraverso un processo lento che inizia con la formazione di polipi adenomatosi – spiega Parente -Esiste un lungo intervallo, dai cinque ai dieci anni in base al soggetto, in cui poter identificare il polipo benigno o focalmente maligno, asportarlo e mettere fine alla sequenza senza dover ricorrere ad un vero intervento chirurgico”.
La prevenzione offre quindi benefici al paziente ma, in termini economici, anche all’Azienda Ospedaliera: “Individuando le neoplasie ai primi stadi di sviluppo – sottolinea il primario – spesso possono essere trattate endoscopicamente, evitando trattamenti chemioterapici o radioterapici. Viene quindi garantita una miglior aspettativa di vita al paziente ed alti livelli di cure, a costi contenuti per l’ospedale”.
Ancor prima dello screening, occorre però tenere alta l’attenzione sul proprio stile di vita, vera causa di tumore all’apparato digerente: sedentarietà, una dieta povera di fibre e ricca di grassi e carne rossa sono tutti aspetti che concorrono ad un possibile sviluppo di questo cancro, oltre alla predisposizione genetica ( i familiari di primo grado di un soggetto ammalato di tumore colo-rettale hanno un aumentato rischio, circa doppio, di sviluppare la neoplasia).
La struttura di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, in collaborazione con il Reparto di Medicina Generale del Manzoni, ha realizzato anche una struttura per studio e la terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali: si tratta di patologie su base immunologica che colpiscono soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni, con una frequenza di 60 nuovi casi all’anno solo nel lecchese. “Abbiamo sviluppato un centro dedicato a questa patologia e ad oggi sono oltre 600 i pazienti seguiti attivamente in ambulatorio” spiega il primario.
Da circa sei anni, il reparto gestito dal Dott. Parente, per sopperire alla necessità di personale valido per urgenze su entrambe le strutture di Lecco e Merate, ha inserito la figura di unico medico gastroenterologo reperibile 24 ore su 24 per situazioni prioritarie, offrendo la così definita “pronta disponibilità endoscopica unificata”: “L’utente può così usufruire di una qualità delle prestazioni estremamente alta anche in caso di urgenze – evidenzia Parente – con un medico che può spostarsi liberamente sui due presidi ospedalieri, evitando al reparto difficoltà nella distribuzione del personale. L’Azienda Ospedaliera lecchese è stata la prima struttura ad attuare questo tipo di organizzazione in Lombardia ed è stata presa d’esempio da altre realtà sanitarie italiane, come quella di Bologna che ha attuato un servizio analogo”.