Lecco e le Province lombarde sbottano ed escono dall’UPI

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MILANO – I presidenti delle Province lombarde sbottano ed escono dall’Unione Province Italiane. “l’Upi non ha fatto abbastanza per il Nord, anche in sede di discussione con il Governo sul riordino delle Province, perché ha una visione globale che non tiene conto delle efficienze di alcuni territori” fanno sapere in un comunicato.

La decisione è emersa durante la riunione del Consiglio Direttivo dell’Unione Province Lombarde che ha preceduto la riunione dell’Assemblea del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), per fare il punto sul processo di riordino delle Province, anche alla luce delle anticipazioni del Governo. All’appuntamento era presente anche l’assessore Carlo Signorelli, delegato dal presidente Daniele Nava:

“La realtà delle Province lombarde e di altre regioni del Nord – ha commentato Signorelli – è completamente diversa dalla maggior parte delle realtà del Centro-Sud. Anzitutto per i maggiori compiti delegati dalla Regione, poi per la maggior densità abitativa e per il maggior numero di Comuni, soprattutto nella fascia prealpina che rende l’Ente Provincia fondamentale soprattutto per i numerosi Comuni di medie e piccole dimensioni. Per non parlare dei bilanci: al Nord le spese per il personale ammontano a circa il 20%, mentre al Centro-Sud arrivano fino all’80% della spesa totale. Da qui la necessità di trattare i problemi da punti di vista differenti. Oltre all’uscita dall’UPI il tavolo dei Presidenti delle Province lombarde ha anche programmato un secondo incontro, dopo quello di Verona del 23 luglio scorso, tra tutti i presidenti delle Province del Nord, che sarà esteso anche a Liguria ed Emilia-Romagna”.

Intanto la nuova Giunta Regionale ha approvato una delibera, chiedendo al Governo di valutare con attenzione la peculiare specificità territoriale e demografica della Lombardia, fondata su 12 Province con una media di oltre 800.000 abitanti.

“Il Governo continua con questa telenovela grottesca – aggiunge il presidente Nava – Ogni giorno c’è un’ipotesi nuova, che non porterà alcun risparmio per i cittadini, ma solo disagi e disservizi. Si tratta di decisioni antidemocratiche, come quella del commissariamento, che è assolutamente illegittimo e anticostituzionale, perché colpisce istituzioni elette direttamente dai cittadini. Un vero e proprio colpo di stato. Si è addirittura arrivati a trasmettere proposte importanti prima ai giornali invece che agli Organi parlamentari deputati istituzionalmente al loro esame”.