Coniugi ladri, in pausa pranzo: beccati dalla Polizia e arrestati

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    LECCO – Passavano le giornata scorrazzando tra le provincie di Lecco, Como e Monza alla ricerca di vittime da derubare; la loro specialità: i furgoni di muratori che, lasciati incustoditi durante la pausa pranzo, diventavano facile preda dei malviventi. Almeno una decina i furti a loro riferibili negli ultimi due anni.

    A mettere fine alla loro scorribande sono stati gli agenti della Questura di Lecco, che per dieci giorni hanno monitorato i loro spostamenti fino all’arresto, nel pomeriggio di martedì. Le manette sono scattate intorno ai polsi del 50enne Spada Gianni Maria e della compagna 47enne Udorovich Maria, una coppia di sinti, ovvero zingari italiani residenti in una casa popolare a Giussano.

    Le indagini delle forze dell’ordine sono scattate dopo un furto di attrezzi edili commesso lo scorso 8 ottobre in località Fornace di Pescate, anche in questo marito e moglie hanno atteso che i proprietari del furgone si allontanassero dal veicolo recandosi ad un vicino ristorante, per svuotarlo del suo contenuto.

    Gli agenti, visionando le immagini delle telecamere dei comuni di Pescate e Lecco sono riusciti a risalire al mezzo utilizzato dalla coppia per attuare i colpi, quindi ne hanno seguito gli spostamenti attraverso un sistema di localizzazione satellitare.

    Martedì a mezzogiorno è scattata la trappola: dopo averli pedinati e colti in flagranza nel depredare l’ennesimo furgone in un parcheggio di Cesana Brianza, gli agenti li hanno seguiti fino al loro rifugio, bloccandoli e perquisendo la loro abitazione.

    Qui, oltre al materiale sottratto nell’ultimo furto, è stata rinvenuta ulteriore attrezzatura e materiale riconducibile anche a furti in appartamenti; decine di migliaia di euro il valore complessivo del refurtiva. I due sono stati quindi tratti in arresto con l’accusa di furto e concorso in ricettazione. Per quest’ultimo reato è stata denunciata a piede libero anche la figlia della coppia Spada Rita di 25 anni.

    La famigliola, di cui padre e madre ora in carcere a Monza, vantava già precedenti specifici con la giustizia.