Ernia del disco: il vero problema sono i sintomi causati dalla compressione delle radici nervose.
Ce ne parla il dott. Carlo Cesana, neurochirurgo del centro medico In Salus di Lecco
LECCO – Parlare di lombosciatalgia significa affrontare uno dei disturbi più comuni, con il quale moltissime persone hanno a che fare almeno una volta nella loro vita. A differenza dell’ancora più comune “mal di schiena”, raramente e non per forza causato da un’ernia discale, la lombosciatalgia sottende una condizione patologica più complessa e che richiede un processo di diagnosi e cura ben specifico.
“Prima di addentrarci nell’argomento sfatiamo subito alcuni miti – spiega il Dott. Carlo Cesana, medico neurochirurgo tra i professionisti del centro In Salus di Lecco – L’ernia del disco non si può ‘spingere in dentro’ mediante un trattamento manuale perché ciò è anatomicamente impossibile! Ci sono altre strategie per ridurre la compressione esercitata sulle radici nervose e non si cura soltanto con il trattamento chirurgico: la guarigione spontanea è un evento molto frequente ed il trattamento chirurgico è riservato ai casi ribelli alla terapia conservativa”.
“Il problema dell’ernia al disco – dice il medico – non è tanto l’ernia in sé quanto i sintomi che provoca in caso di compressione di una radice nervosa. Molte ernie sono infatti completamente asintomatiche, ci sono ma non provocano alcuna spiacevole conseguenza e non necessitano di trattamenti se non di indicazioni su corrette abitudini di vita”.
I pazienti maggiormente colpiti da questa patologia hanno un’età compresa tra i 30 e i 55 anni. “Ciò accade perché a quest’età i dischi sono ancora ben idratati e rappresentati – rimarca il dott. Cesana – La parte lombare della colonna è quella sottoposta a maggior carico e di conseguenza le ernie lombari sono in assoluto le più frequenti. Non esistono vere e proprie cause responsabili dell’ernia al disco documentabili in ogni Paziente bensì una serie di fattori di rischio: obesità, sedentarietà, lavori o sport usuranti, posture scorrette, movimenti scorretti e ripetuti, sforzi eccessivi, mancanza di muscolatura paravertebrale e predisposizione personale”.
“In base a dove il dolore si irradia, lo specialista è già in grado di ipotizzare a che livello vertebrale possa trovarsi l’ernia. La condizione diventa più grave se oltre al dolore si manifestano formicolio, diminuzione o perdita di forza muscolare e di sensibilità all’arto interessato – aggiunge il medico – Nei casi più gravi si può arrivare all’ernia cosiddetta paralizzante, ossia alla comparsa di deficit di forza a carico di alcuni gruppi muscolari con difficoltà in alcuni movimenti specifici come ad esempio camminare sulle punte dei piedi (ernia discale L5-S1) oppure sui talloni (ernia L4-L5). Già grazie alla raccolta dei dati clinici e alla visita medica si può porre la diagnosi di ernia discale, che va poi confermata mediante gli esami strumentali, più comunemente con una Risonanza Magnetica lombosacrale”.
La figura di riferimento in caso di lombosciatalgia è lo specialista Neurochirurgo che traccerà al paziente un percorso di cura coinvolgendo altri specialisti quali il Neuroradiologo, il Fisiatra, il Fisioterapista e l’Anestesista terapista del dolore. Infine, in caso di fallimento dei trattamenti non invasivi, potrà allora ricorrere all’intervento chirurgico.
Come curare dunque l’ernia al disco? “La prima risposta, se non ci sono rilevanti deficit neurologici che possano indurre ad un intervento chirurgico, è sempre il trattamento conservativo: farmaci e fisioterapia. Il primo obiettivo infatti è la gestione del sintomo del dolore – spiega il dott. Cesana – Anche l’Ozonoterapia è una delle terapie consigliate in caso di lombosciatalgia. Combattuti infiammazione e dolore il Paziente potrà dedicarsi alla fisioterapia guidata: fondamentale ed imprescindibile per ritornare alla normalità, soprattutto per prevenire le recidive. Si tratta di una fase particolarmente importante sia per chi riesce a curare l’ernia discale senza intervento sia per chi invece deve ricorrere alla chirurgia”.
A decidere quando operare l’ernia del disco è lo specialista Neurochirurgo. Esso pone indicazione al trattamento chirurgico nel caso in cui, dopo aver tentato con la terapia conservativa, i sintomi persistano oltre le 8-10 settimane oppure il dolore persistente si associ a deficit neurologico.
“Attualmente le due tecniche chirurgiche più avanzate per l’asportazione dell’ernia sono interventi tutto sommato poco invasivi e caratterizzati da un recupero post-operatorio rapido – rimarca lo specialista di In Salus – Il paziente deve essere comunque consapevole che l’intervento elimina la causa del dolore (l’ernia) ma non elimina la causa per cui il disco intervertebrale è erniato”.
Dott. Carlo Cesana, neurochirurgo
In Salus – Centro Medico Polispecialistico
Lecco – Corso Carlo Alberto 17/A
Tel. 0341 367512
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