LECCO – Si prepara ad onorare i 30 anni del suo “Oasi’s Bar”, Ferruccio Gianola, e sabato nello storico locale di Pescarenico è già in programma un’intera giornata di festa dedicata ai suoi affezionati clienti.
Il “Cippo”, così come lo conoscono tutti nel quartiere, un soprannome che porta dai tempi delle mitiche radiotrasmittenti CB, spegnerà le candeline con soddisfazione per l’importante traguardo raggiunto ma anche con un po’ di rabbia per i disagi che sta sopportando da circa due anni a questa parte:
“Da quando a Pescarenico hanno chiuso tutte le attività, il nostro lavoro si concentra principalmente nella fascia serale, quasi esclusivamente nel weekend. Vorrei che alla gestione subentrassero i miei figli Joel e Jasmine i quali, visto il periodo di crisi, faticano a trovare altro impiego e sono ben volenterosi di portare avanti l’attività del padre. Il problema – ci spiega – è che subiamo costantemente controlli delle forze dell’ordine, verifiche che puntualmente danno esito negativo e che, nonostante questo, continuano ad avvenire”.
Il tutto sarebbe partito dalla segnalazione effettuata da alcuni abitanti delle palazzine vicine, disturbati, secondo quanto emerso, dalla chiacchiere dei clienti del bar.
“Negli esposti è sempre citato il vociare, non le grida; noi chiediamo preventivamente di non fare baccano, ma almeno il parlare composto tra le persone non posso certo vietarlo, senza contare il fatto che c’è gente che transita dalla via per andare negli altri locali della zona, quindi non è certo scontato che siano i nostri clienti. Nell’insegna è riportato ‘music bar’ ma non facciamo mai musica dal vivo e quella dello stereo viene spenta a mezzanotte. Che la situazione sia nella norma è stato anche certificato dai tanti controlli subiti finora”.
Almeno dieci in un mese, come Cippo tiene a sottolineare: “Se una sera ogni due c’è l’auto della Polizia o dei Carabinieri qui fuori, si chiedono i documenti ai clienti, logico che poi la gente, stufa quanto noi, va altrove e a quel punto tanto vale che chiudiamo”.
Una situazione che Gianola, nato a Lecco e figlio di genitori valsassinesi, aveva già vissuto nei primi anni di gestione del bar, quando aveva rilevato quello che ai tempi era il Bar Adda:
“Era il settembre del 1985, tornando da un’esperienza in Spagna, avevo deciso di aprire un bar ed ero stato attirato da questo locale, vicino a casa, io abito a Belledo. Colpa dell’inesperienza, non sapevo quale tipo di clientela lo frequentasse, c’erano molti pregiudicati e le forze dell’ordine erano costantemente qui per effettuare verifiche. In breve sono riuscito a cambiato faccia e clientela a questo locale, non si è mai verificata neppure una rissa, nessuna irregolarità, nessuna violazione”.
Una strada partita in salita per il titolare dell’Oasi’s Bar che ora si ripresenta altrettanto faticosa, senza contare il drastico calo di clienti subito negli anni. Eppure un tempo non era così:
“Pescarenico era viva – spiega Gianola – C’era la sagra dell’alborella, quella della birra e di Pescarenech che una volta si svolgeva in piazza Era, c’era un circolo frequentato dagli anziani. Al fianco di questo locale era nata la Palestra Valentino, la prima a Lecco. C’era l’Ittimport, una delle aziende italiane più importanti del mercato del pesce e venivano qui a Pescarenico ristoratori da tutto il nord. L’ultimo colpo è stata la chiusura dell’Icam e nessuno ha fatto nulla per trattenerla a Lecco”.
Il Cippo non ha mai mancato in questi anni di denunciare il declino del suo quartiere, addirittura facendo stampare una maglietta con una schietta frase di protesta riportata sul retro.
“Basterebbe promuovere qualche evento in piazza Era per accogliere quanti vengono con i pullman a Lecco per visitare i luoghi Manzoniani, dare più spazio alle iniziative degli alpini del rione e sarebbe stato molto meglio costruire una darsena di fronte alla piazza, anziché quella basculante da 150 mila euro che si è già rotta. Senza i Promessi Sposi la gente probabilmente non verrebbe mai a visitare Lecco, quindi cerchiamo di valorizzare la nostra storia”.
Cippo prova a farlo con il suo locale, arredato come un museo del vintage, con alle pareti foto storiche di Lecco e di noti volti del rione:
“Conservo la tradizione – spiega – Ci sono ricordi, stampe di una volta, immagini delle lucie, delle donne che lavavano i panni all’imbarcadero, foto dei pescatori. Quando arrivano turisti nel bar io spiego loro tutto quello che posso su Lecco e la gente apprezza e torna trovarmi. La cordialità dovrebbe essere la prima cosa per aprirsi davvero al turismo”.
“Oggi però – conclude – l’attenzione è spostata solo le piazze del centro e i rioni muoiono. Una volta passavano qui amministratori e politici a chiederci quali problemi avessimo, oggi siamo abbandonati a noi stessi, passano sono i vigili a fare le multe”.”