Al Bione accolti i primi profughi, attesi nuovi arrivi

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LECCO – Come annunciato, lunedì mattina sono giunti i primi migranti ospiti della tendopoli allestita nei giorni scorsi nell’area degli spettacoli viaggianti del Bione: si tratta di 12 giovani stranieri provenienti da Costa d’Avorio, Gambia e Bangladesh, età media 30 anni; sarebbero gli stessi migranti che inizialmente avevano trovato collocazione alla Valletta Brianza e trasferiti in mattinata nel capoluogo.

Nei prossimi giorni è già previsto l’arrivo di altri profughi, fino a raggiungere il numero di 28 migranti; questo è ciò che finora è stato reso noto, ma è evidente che il centro di prima accoglienza del Bione si farà carico di altri arrivi. Le tende, otto quelle attualmente montate, possono infatti ospitare tra le sei e le otto persone ed è prevista la sistemazione di altre due tende quando la situazione lo renderà necessario.

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Ai migranti è stato consegnato un kit di aiuti contenente calze, magliette di ricambio, dentifricio e spazzolino, mentre gli operatori della Fondazione Progetto Arca, incaricata della gestione dei profughi, ha iniziato a collocare le brande all’interno dei tendoni.

Costantina Regazzo, direttrice servizi Progetto Arca
Costantina Regazzo, direttrice servizi Progetto Arca

“La nostra è una fondazione onlus che si occupa di persone in grave difficoltà – spiega la direttrice dei servizi di Progetto Arca, Costantina Regazzo – Abbiamo iniziato prestando aiuto alle persone senza fissa dimora, e da quasi due anni, con il Comune di Milano e la Prefettura, lavoriamo sulla presa in carico dei profughi che transitano nel nostro Paese per raggiungere i Paesi del Nord. Abbiamo maturato grande esperienza, abbiamo educatori, assistenti sociali, psicologi, medici e infermieri e abbiamo creato una rete di servizi con le associazioni del territorio per rispondere ai diversi bisogni, dalla distribuzione del cibo prodotto dalla nostra cucina al cibo ai vestiario…”

Come spiegato dalla direttrice, gli ospiti dei campi di accoglienza come quello del Bione vengono assistiti dal punto di vista sanitario e viene loro garantito il sostentamento alimentare con colazione, pranzo e cena preparate dalla stessa fondazione; inoltre sono previste attività quotidiane come l’insegnamento della lingua italiana e la costruzione di competenze professionali, nel caso ci fosse la richiesta di restare sul territorio e quindi la necessità di inserimento lavorativo.

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Tra gli operatori impegnati al campo lecchese c’è anche Mohib Abdelilh, 45 anni, giunto in Italia dal Marocco appena maggiorenne e da 15 impegnato nell’ambito del sociale: “Sono un mediatore, cerco di capire le loro esigenze, resto con loro la notte per offrire assistenza nel caso fosse necessario”.

Mohib Abdelilh, operatore Progetto Arca
Mohib Abdelilh, operatore Progetto Arca

Da cosa scappano queste persone? “Quelli che scappano dalla guerra non sono tanti – ci racconta Mohib – i Siriani scappano dalla guerra, gli altri dalla miseria che vivono nel loro Paese”.

“Quelle con cui abbiamo lavorato finora sono persone di grande disponibilità – ha aggiunto la direttrice Regazzo – Per loro è già tanto avere un tetto dove dormire. Essendo molto giovani, la capacità di educarli e accompagnarli renderà molto più facile l’integrazione con il territorio. I cittadini lecchesi ci dicono siano molto accoglienti rispetto a questo bisogno che riguarda la globalizzazione e non i singoli contesti”.

In realtà, l’opinione pubblica sembra essere spaccata su questo tema e non mancano le critiche per l’istituzione di questo centro di accoglienza. Lo testimonia una passante che ha richiamato l’attenzione dei giornalisti: ““La gente ha paura, io non verrò più a passeggiare qui sulla ciclabile alla sera sapendo che ci sono persone che mi guardano e magari mi fanno qualcosa”.

Una paura giustificata? “E’ giustificata fino a quando non succedono le cose. La gente ha paura perché non vede un beneficio per la comunità e nemmeno per loro, perché se non c’è lavoro che cosa faranno qui? Sono troppi e la situazione non è gestibile, continuando a spendere soldi per loro non ce ne saranno più per la nostra previdenza sociale”.

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Polemiche rispetto alle quali Costantina Regazzo butta acqua sul fuoco: “ La nostra prima risposta è stata dare una risposta. Siamo certi di poter collaborare con il territorio per costruire una sostenibilità. Ci rendiamo conto che se non ci sono competenze per valutare la situazione ci si spaventa rispetto alle persone che vengono accolte. Ci impegneremo con tutti i cittadini che vorranno venire a trovarci o a colloquiare con noi”.

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Nel frattempo è atteso per il pomeriggio il trasferimento dei migranti ospitati da luglio nella palestra delle scuole medie di Maggianico al Ferrhotel situato alle spalle del Centro Meridiana ai quali si aggiungono i profughi che erano stati accolti a Olginate: in tutto si parlerebbe di una sessantina di persone.

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