Biotestamento. Englaro: “Si è compiuta una battaglia di civiltà”

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Eluana Englaro
Eluana Englaro

 

ROMA / LECCO – “E’ una giornata storica per tutte le persone che vogliono esercitare questa libertà, che per Eluana era la vita” Beppino Englaro accoglie con queste parole l’approvazione in Parlamento della legge sul Biotestamento: il provvedimento sancisce il diritto del malato di decidere se e come farsi curare, anche quando non sarà più in grado di esprimersi a causa della malattia.

Una giornata storica che si è compiuta giovedì mattina con il voto in Senato e giunta dopo lunghi anni di campagne da parte delle associazioni nate a supporto dei casi personali di tanti ammalati.

Una battaglia di civiltà di cui anche Lecco è stata testimone e protagonista con la vicenda di Eluana , morta nel febbraio del 2009 dopo 17 anni di coma, e di suo padre Beppino, che ha visto l’Italia intera dividersi sulla drammatica vicenda della figlia ed ha dovuto lottare contro le istituzioni per portare avanti quella difficile decisione.

Una battaglia legale conclusa solo di recente, nel 2016, con la sentenza del TAR che ha condannato la Regione a rimborsare la famiglia Englaro con 142 mila euro, dopo che il Consiglio di Stato, nel 2014, aveva bollato come illegittimo l’atto con il quale l’allora governatore Formigoni e il direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina, avevano vietato la sospensione delle terapie su tutto il territorio lombardo.

Beppino Englaro

Beppino, che si era già visto riconoscere in Cassazione la possibilità di interrompere la nutrizione artificiale che teneva in vita Eluana, è stato costretto a trasferire la figlia in una struttura sanitaria fuori regione, alla clinica La Quiete di Udine, per poter esercitare quel diritto, quindi la sospensione del trattamento terapeutico.

“Tutte le battaglie di civiltà hanno un prezzo da pagare, noi  e tanti altri lo abbiamo pagato – spiega il padre di Eluana raggiunto telefonicamente – la nostra storia, come quella di altre, ha portato alla luce un problema che riguarda i diritti fondamentali della persona. Quello che abbiamo raggiunto oggi è un traguardo non indifferente”.

Eluana Englaro, come Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, dj Fabo hanno prestato il volto ad un lungo percorso sulla strada dei diritti civili. Quasi nove anni dopo la morte di Eluana e 25 anni dopo il terribile incidente stradale che l’aveva ridotta in stato vegetativo, si è giunti ad una legge dello Stato.

Il cittadino ora avrà la possibilità di esprimere le proprie decisioni rispetto al fine vita, affidare ad un fiduciario l’incarico di far rispettare le sue volontà quando lui stesso non potrà più pronunciarsi. Anche idratazione e nutrizione potranno essere rifiutate. I medici avranno diritto all’obiezione di coscienza ma la struttura sanitaria non potrà rifiutarsi di attuare la volontà del paziente.

“Finalmente anche in Italia una legge sul testamento biologico, anni di impegno e battaglie civili per rivendicare il diritto ad una vita dignitosa. Il mio ringraziamento a Beppino Englaro, è grazie a quelli come lui se oggi il nostro Paese è un po’ più civile” ha commentato Alberto Anghileri, consigliere comunale di Lecco che nel 2016 aveva riportato in Consiglio un provvedimento per istituire il testamento biologico presso il Comune di Lecco, trovando la bocciatura da parte della maggioranza di centrosinistra e la spaccatura del PD sul tema.

Già la prima amministrazione Brivio, nel 2011, aveva bloccato la stessa proposta che, fuori da Palazzo Bovara, aveva trovato il sostegno nelle firme di oltre mille cittadini e delle associazioni Qui Lecco Libera, Renzo e Lucio, Arci, Cgil e Cellula Coscioni.