MANDELLO – Brewatt, zaoulk, sigaraborek, lahmacun, sarma, harira, tajine e ryiba. Come dire, girelle con verdure e carne, salsa con melanzane e peperoni, sfogliatine con ricotta di pecora e quartirolo, “pizza” con carne e cipolle, involtini di riso in foglie di verza e vite, zuppa di legumi con carne profumata al coriandolo, spezzatino di carne con verdure e dolci al sesamo.
Sono alcuni dei piatti serviti domenica 19 gennaio all’Enoteca Comini di Mandello, che ha ospitato la degustazione etnica organizzata dall’associazione Ashia allo scopo di promuovere e favorire la conoscenza di profumi e sapori di vari Stati del Mediterraneo.
Il menù proposto comprendeva infatti specialità tipiche delle nazioni da cui provengono le donne straniere che partecipano al corso di italiano che si tiene alle ex scuole elementari in frazione Rongio per iniziativa dell’associazione Les Cultures, che può contare sul sostegno del Comune di Mandello.
Insegnante del corso è da una decina d’anni Maria Carizzoni, alla quale era affidato il coordinamento della cena etnica. “L’ho fatto con grande piacere – spiega – perché questo evento rappresenta un’occasione utile per avvicinarci ad altri gusti e assaporare atmosfere di diversi Paesi. Significativamente a servire ai tavoli sono state Lorena, Stefana e Fatima, rispettivamente della Bolivia, della Serbia e del Marocco, alle quali in questi anni abbiamo insegnato la lingua italiana e che ora si muovono con indubbia maestrìa nella nostra realtà territoriale, dove stanno seguendo un percorso di studio”.
Si è detto del corso di italiano. E’ la stessa insegnante Carizzoni a spiegare il perché della scelta di Rongio. “Nelle case Aler dove a suo tempo risiedevano numerose famiglie provenienti dal Sud Italia – afferma – sono ora insediate famiglie di origine straniera (Marocco, Turchia, Albania, Africa subsahariana e Serbia). Alcune donne di queste stesse famiglie, perno della vita quotidiana di nuclei numerosi, oltre alla non conoscenza della lingua del Paese d’adozione avevano anche scarse occasioni di uscire e dunque di entrare in contatto con la vita di paese”.
“Alcune – aggiunge Maria Carizzoni – sono analfabete nella loro lingua di origine. In questi anni, anche con l’organizzazione di attività collaterali quali uscite sul territorio e brevi gite nel circondario, la partecipazione a momenti di relazione con figure istituzionali o culturali e momenti di festa e soprattutto attraverso il contatto con tante persone del paese, quelle stesse donne hanno mosso significativi passi sulla strada dell’integrazione”.
Va anche ricordato che le donne (quest’anno sono 16) si sono sempre presentate nei giorni e nelle ore di lezione con i loro bambini – in questi anni ne sono arrivati anche più di 20 – e così a un normale servizio di baby sitter, con numerose volontarie coinvolte, è stata gradualmente affiancata la presenza di un’educatrice che con un proprio progetto coinvolge i bambini stessi in attività di costruzione di oggetti con materiale di riciclo, manipolazione e preparazione di prodotti per alcuni eventi del territorio, quali le lanterne e le candele preparate per la cena di domenica 19 gennaio.
“Per i bambini – spiega sempre Maria Carizzoni – l’appuntamento bisettimanale è tra l’altro una piacevole occasione d’incontro e di apprendimento indiretto della lingua, considerato che alcuni di loro non frequentano l’asilo e in casa parlano la lingua materna”.
Da tre anni la cena etnica è finanziata dall’associazione Ashia, termine che in una lingua del Camerun occidentale significa coraggio. Si tratta di una onlus fondata nel 2008 per iniziativa di un gruppo di amici che ha così inteso concretizzare un sogno coltivato da tempo: riuscire cioè a incanalare le attività di solidarietà svolte individualmente in un’associazione che potesse attuare progetti ambiziosi.
Scopo dell’associazione è infatti quello di sostenere iniziative di solidarietà sociale sul territorio lecchese, oltre che in realtà più lontane. “Il nostro intento – precisano i responsabili di Ashia – è riuscire a essere di aiuto e a dare sostegno alle persone che si trovano in situazioni di grave disagio economico e sociale”.
“Tra i principali progetti in corso – aggiungono – vi è quello a sostegno dell’ospedale San Giovanni di Dio di Nguti, in Camerun. Dal 2008 sosteniamo le trasferte di personale specializzato volontario guidato dal dottor Piero Poli, forniamo materiale medico e copriamo i costi degli interventi chirurgici e della successiva degenza post-operatoria. E’ il caso infatti di ricordare che in Africa non esiste assistenza sanitaria e le persone non hanno accesso alle cure mediche e neppure a quelle farmacologiche”.
A Mandello, poi, l’associazione sostiene come detto il “progetto Iride”. “Dal 2010 – specificano i promotori – collaboriamo al progetto di alfabetizzazione di donne straniere con l’offerta di un doposcuola per bambini e ragazzi residenti a Rongio. In particolare, abbiamo contribuito ad attrezzare il locale biblioteca e gli spazi per le attività con i bambini, favorito la presenza fissa di una persona che si prende cura dei piccoli durante lo svolgimento del corso di italiano e appunto potenziato le attività di doposcuola”.
A Lecco Ashia garantisce invece il proprio sostegno al percorso di laurea per ragazzi della provincia. Dall’anno scolastico 2012-2013 contribuisce al finanziamento degli studi universitari di tre ragazzi meritevoli dell’Istituto Parini, mentre dall’anno scolastico in corso l’associazione sostiene due ragazzi del Liceo Scientifico “Grassi”. Alla fine del percorso universitario e dopo aver trovato un’occupazione, i giovani si impegnano a restituire una piccola parte del contributo ricevuto per mantenere attiva l’iniziativa cosiddetta del “prestito d’onore”.
Altri sono i progetti realizzati dall’associazione ad esempio a favore del Caf di Milano, il Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia in crisi. Ashia ha dato l’opportunità a un gruppo di bambini ospiti appunto nelle comunità del Caf (associazione che accoglie nelle proprie comunità bambini dai 3 ai 12 anni tolti alle famiglie per gravi maltrattamenti e abusi) di trascorrere le vacanze estive ad Abbadia Lariana.
Nel 2009, infine, l’associazione ha finanziato il “progetto Crossing” attivo presso la “Casa sul Pozzo” guidata da don Angelo Cupini a Chiuso di Lecco. Il progetto promuove l’integrazione di ragazzi extracomunitari sul territorio, fornendo loro la formazione necessaria per entrare nel mondo del lavoro.
Tornando alla cena etnica del 19 gennaio va detto che tra i piatti proposti vi erano specialità del Marocco, della Turchia, del Senegal, dell’Iran e dell’Algeria. Non è mancato neppure il thè alla menta maghrebino.