COLICO – Ricordare chi ha combattuto. Ricordare il passato per costruire il futuro. Ricordare che 62.000 penne nere partirono per la terribile campagna di Russia e che soltanto 19.000 fecero ritorno alle loro case e alle loro famiglie. Un grande raduno per celebrare il settantunesimo anniversario della battaglia di Nikolajewka, una giornata nel segno della memoria e, appunto, del ricordo.
Colico ha accolto domenica 2 febbraio centinaia di alpini (i gruppi rappresentati erano oltre 90) che hanno pacificamente invaso il capoluogo dell’Alto Lario lecchese, chiamati a raccolta come ogni anno dalla sezione “Alto Lario” dell’Ana e dal suo presidente Luigi Bernardi. Questi, nell’intervento che in piazza V Alpini ha preceduto la commemorazione ufficiale da parte del presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero, ha sottolineato come Nikolajewka costituisca “uno dei più drammatici ma al tempo stesso più gloriosi eventi nella storia degli alpini” perché proprio Nikolajewka rappresenta “una grande vittoria nel contesto di una immane tragedia”.
“Non dobbiamo e non vogliamo che si ripetano gli errori di un passato che i nostri giovani devono comunque conoscere – ha aggiunto il presidente dell’Ana colichese – per costruire il futuro della nostra nazione”.
Il sindaco Raffaele Grega ha quindi sottolineato che gli alpini costituiscono “un esempio di coraggio e di fedeltà alla bandiera”. “Noi dobbiamo ricordare e onorare i caduti di Nikolajewka – ha detto ancora il primo cittadino – ma abbiamo però anche il dovere di servire onestamente le istituzioni repubblicane, così come non vorremmo mai vedere spettacoli indecorosi come quelli offerti nei giorni scorsi dal nostro Parlamento”.
Sul sacrificio delle penne nere e in generale di tutti i soldati che pagando con la vita “hanno contribuito a costruire il mondo in cui viviamo” si è soffermato anche il prefetto di Lecco, Antonia Bellomo, che ha poi ufficializzato l’attribuzione di un’onorificenza al merito della Repubblica a Luigi Bernardi.
E’ stata poi la volta del presidente nazionale dell’Ana. “Siamo qui innanzitutto per non dimenticare – ha detto Sebastiano Favero – e i nostri reduci ce lo ricordano. Siamo qui per celebrare un avvenimento tanto tragico ma anche esaltante, una battaglia dalla quale non tutti hanno avuto la fortuna di tornare, per rivedere e riabbracciare le loro famiglie. Anche in terra di Russia i nostri alpini e i soldati italiani si sono comportati con onore e ai governanti italiani voglio dire che oggi più che mai abbiamo bisogno che i giovani apprendano anche dal passato i veri valori su cui fondare le loro azioni. E a loro dobbiamo dire che l’impegno e il dovere vengono prima dei diritti”. Quindi una rassicurazione:”Finché ci sarà un alpino, la nostra Italia potrà ancora avere una speranza per il proprio futuro”.
L’intervento del presidente Favero è stato seguito dal saluto del generale Ignazio Gamba, dal 2012 comandante della Brigata alpina “Julia”, rappresentata a Colico anche dalla sua fanfara militare diretta dal maresciallo capo Lorenzo Sebastianutto. Dopodiché sono state consegnate targhe ricordo ai reduci presenti alla cerimonia, tutti ultranovantenni. A ricevere il riconoscimento e l’applauso dei colichesi sono stati Giobbe Bigiolli (classe 1922, del battaglione alpini Val Camonica), Ottorino Bettiga (95 anni quest’anno, del battaglione Morbegno), Antonio Gilardoni (dello stesso battaglione, classe 1918), Bernardo Genesio Bettiga (lui pure del battaglione Morbegno, classe 1921) e Antonio Rasica, 94 anni, artigliere alpino del gruppo Bergamo.
La cerimonia davanti al monumento ai Caduti era stata preceduta dalla sfilata per le strade di Colico, presente anche il picchetto armato del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno, e dalla messa celebrata nella parrocchiale di San Giorgio dal vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole.
All’omelìa il presule aveva detto di voler stringere in un ideale grande abbraccio tutti gli alpini presenti. “La tremenda esperienza della battaglia di Nikolajewka – aveva affermato monsignor D’Ercole – ha dimostrato l’ardore e la forza delle penne nere, portatrici di fede, di amore e di coraggio. Negli alpini arde una fiamma che loro portano con orgoglio sui loro cappelli e dentro i loro cuori e soltanto chi si impegna fino in fondo riesce a capire la bellezza dell’aiuto al prossimo”.
“Oggi in questa nostra Italia vi sono discordie e una profonda crisi umana e spirituale – aveva aggiunto il vescovo – e anche per questo auspico che la luce della fede non si spenga mai nei cuori degli alpini, perché solo così potremo continuare a sperare”. “E voi – aveva concluso monsignor D’Ercole rivolgendosi direttamente alle penne nere – siate sempre testimoni di speranza”.
Quindi la lettura da parte di Luigi Bernardi della preghiera dell’alpino, con le note del Coro “Musica Viva” di Colico diretto dal maestro Giorgio Senese (che aveva accompagnato con i suoi canti l’intera celebrazione eucaristica) a fare da suggestivo sottofondo.