Crollo alla T. Grossi, l’esperto: “Colpa di lavori sciagurati”

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Quanto era rimasto del controsoffitto crollato alla scuola T. Grossi
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Il consigliere Giorgio Buizza, l’assessore Francesca Rota, l’ingegner Christian Amigoni e il dirigente comunale Antonello Longoni

LECCO – Un lavoro “sciagurato”, così come l’ha definito l’ingegnere calolziese Christian Amigoni, quello compiuto negli anni ’70 al soffitto dello storico immobile che ospita la scuola Tommaso Grossi, non a caso crollato a distanza di quarant’anni, il 28 ottobre scorso, solo per una fortunata coincidenza non causando feriti o peggio.

Amigoni, recentemente al lavoro in Emilia Romagna per verifiche strutturali agli edifici colpiti dal terremoto, è l’esperto ingaggiato dal Comune di Lecco per le verifiche e i lavori di somma urgenza all’istituto scolastico e giovedì sera ha relazione nell’aula del consiglio comunale su quanto finora fatto dalla sua squadra, al lavoro già nei giorni successivi al distacco della controsoffittatura nell’aula di artistica.

Quanto era rimasto del controsoffitto  crollato
Quanto era rimasto del controsoffitto crollato

Un crollo che “non poteva essere previsto – come riferito nelle scorse settimane dall’amministrazione comunale e confermato anche l’ingegnere – se non con accurate indagini”.

Secondo la relazione del professionista, infatti, la caduta del controsoffitto è stato provocato dalla scarsa qualità del materiali utilizzati nei lavori realizzati negli anni ’70, la cui precarietà, avrebbe causato un collasso “fragile”, avvenuto senza alcun preavviso. Inoltre le doghe in alluminio e l’intonaco avrebbero nascosto il degrado della retina metallica “dovute alla sua vetustà e alla scarsa qualità del materiale”.

Non erano però solo i controsoffitti, rimossi in quei locali dove si presentavano analoghe condizioni dell’aula di artistica, le parti dove si sono riscontrate criticità nel sottotetto: anche alcune capriate e travetti presenterebbero problematiche rispetto al loro stato di conservazione, in particolare per lesioni dovute all’essicamento del legno di larice utilizzato per realizzarle.

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“Visti i problemi e lo scopo dell’immobile non si poteva certo chiudere gli occhi – ha proseguito l’ingegnere – si è optato quindi per un intervento dal costo contenuto ma che guardasse anche al futuro” . I lavori attuati finora hanno previsto la demolizione dei controsoffitti, analisi, pulizia del sottotetto e proseguiranno nei prossimi giorni attuando rinforzi strutturali a quelle travi il cui stato è giudicato come non ideale.

Una messa in sicurezza temporanea, osservata scrupolosamente dalla Soprintendenza che tutela l’immobile, dal costo di 320 mila euro già stanziati dal Comune che però non basterà a permettere la riapertura della scuola: “Non è possibile far rientrare i ragazzi in classe se non dopo un intervento di consolidamento” spiega Amigoni, tanto che Palazzo Bovara ha deciso di stanziare complessivamente 1,2 milioni di euro per i prossimi lavori per i quali dovrà essere stilato un progetto, alla luce delle ispezioni effettuate.

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Nel frattempo gli alunni proseguiranno le lezioni negli spazi messi a disposizione dal Politecnico e dalla scuola De Amicis.  Tra i consiglieri comunali c’è chi come Ivan Mauri ha posto l’accento sull’importo elevato già stanziato dal Comune per queste prime opere di sistemazione e chi come il leghista Stefano Parolari ha chiesto che la scuola venga declassificata rispetto alle tutele che la pongono sotto i vincoli della Soprintendenza, permettendo più elasticità ed efficacia nei lavori.

Nonostante si tratti di un intervento costoso, il Comune non intende rinunciare all’immobile di via Ghislanzoni, come ha sottolineato l’assessore all’istruzione Francesca Bonacina sollecitata da una domanda del consigliere Giacomo Zamperini. “Si tratta di una delle poche aree grandi e innestate nel quartiere su cui lavorare per la realizzazione di un polo scolastico” ha spiegato l’assessore.