VARENNA / MAGREGLIO – I russi lo hanno definito il loro ‘ciclista del secolo’, un omaggio che Vjačeslav Vladimirovič Ekimov ha saputo guadagnarsi fin dall’età giovanile, conquistando giochi olimpici e titoli mondiali, con la vittoria più bella, a Seul nel 1988, con l’oro conquistato dall’Unione Sovietica nell’inseguimento a squadre, una specialità che lo aveva visto già tre volte campione del mondo tra i dilettanti.
Una carriera, la sua, durata fino al 2006, collezionando lo ha visto collezionare 56 vittorie nella corse su strada, altre in pista, e concludere quindici Tour de France. Diventato dirigente, oggi è general managar del Team Katusha, la squadra maschile svizzera di ciclismo su strada, sostenuto dalla Russian Global Cycling Project.
E chissà quanti chilometri avrà percorso con quella bici, la stessa che il bellanese Fabrizio de Col si è ritrovato tra le mani qualche anno fa e che ha voluto donare al Museo del Ghisallo affinché quell’importante cimelio trovasse il giusto posto in quello che dagli appassionati è considerato il ‘santuario’ del ciclismo.
“E’ stata una grande emozione – racconta Fabrizio – quella bici mi era stata ceduta da Nino Arioli, a suo tempo ciclista, un recordman, e poi meccanico per le squadre professionistiche”.
I due si erano conosciuti una quindicina di anni fa, quando de Col gestiva il Bar Arrigoni di Bellano: “Nino aveva preso casa ad Ombriaco e di tanto in tanto frequentava il mio locale. In quel periodo si trovava in difficoltà economiche e aveva deciso di vendere la bicicletta. Decisi di aiutarlo e di acquistarla, tenendola per me in questi anni, usandola io stesso finché gli impegni personali mi hanno lasciato poco tempo per la bicicletta. Mi sembrava giusto che questa preziosa testimonianza della storia del ciclismo potesse essere mostrata a tutti”.
La scorsa settimana, de Col, che oggi gestisce il bar enoteca Al Barilott in centro Varenna, si è recato in bici al Ghisallo e ha chiesto di poterla donare al museo. “Mi hanno subito richiamato ed oggi è avvenuta la consegna ufficiale della bicicletta – racconta Fabrizio – credo che anche Nino se fosse con noi sarebbe contento, è quello che lui per primo avrebbe voluto”.