Un dato preoccupante. Sono ben cinquemila le famiglie lecchesi che sentono il disagio economico dovuto alla crisi, vivono male e si sentono infelici. Si tratta di quasi un quarto di quelle residenti in città (il 23,4%). Una dimensione enorme che – mal comune non sempre è mezzo gaudio – non differisce dalla media della maggior parte degli altri capoluoghi lombardi (si veda la tabella sotto).
L’inchiesta si basa prevalentemente su due parametri dichiarati dagli intervistati: il reddito e la capacità di spesa, ci spiega Manuela Stucchi della Camera di Commercio di Monza e Brianza, l’ente che attraverso il proprio centro studi ha realizzato l’indagine. L’indice di felicità è stato realizzato con metodo CATI su un campione rappresentativo di famiglie lombarde residenti nei capoluoghi, tenendo conto di 4 indici sintetici relativi a giudizi ed aspettative sulla propria casa, la propria città, il proprio lavoro e la complessiva soddisfazione rispetto alla qualità della vita.
REDDITO E LAVORO
Il reddito pesa soprattutto sulla “gratificazione” in campo professionale: i lavori meno pagati sono anche meno gratificanti, registrando un gradimento di 6,1 contro il 7,3 dei più retribuiti. E 1 lombardo su 5 è insoddisfatto della propria situazione professionale. Anche se complessivamente la qualità della vita percepita in Lombardia è superiore non solo alla media nazionale ma anche al dato registrato in Spagna e in Francia, ed in linea con la Germania.
IL RIFUGIO: LA CASA E IL QUARTIERE
Unico rifugio per le famiglie a basso reddito resta la casa, la gratificazione per la propria abitazione va infatti al di là del proprio grado di “benessere economico”, con un valore di soddisfazione superiore all’8. Stessa cosa vale per il quartiere, con gradi di soddisfazione inferiori a quelli della casa ma comunque omogenei rispetto alla situazione economica della famiglia (da 7,3 a 7,4).
IL CONFRONTO CON L’ITALIA
Il capoluogo di provincia lombardo dove le famiglie risultano meno infelici è Monza (solo il 22,3% dei nuclei familiari) Milano è a quota 23,8% di “infelic”i. Lo studio realizzato con il coordinamento scientifico di Ref-Ricerche per l’economia e la finanza e in collaborazione con DigiCamere, e su dati Istat e Ministero dell’Economia e delle Finanze ha evidenziato che in Italia a Firenze c’è la concentrazione delle famiglie più felici (91,1%), seguita da Genova e Palermo.
In Lombardia occorrono, quindi, almeno 1.500 euro per non essere infelici, come in Veneto e in Emilia Romagna, in Piemonte la soglia è di 1.400 euro, servono 1.300 euro per la Toscana ed il Lazio, 1.200 per la Liguria. La soglia scende fino a 1.000 euro per la Campania e bastano 900 Euro in Sicilia.
“La criticità della situazione internazionale – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – si accompagna oggi ad una condizione di incertezza economica delle famiglie, per le quali sono necessari interventi indirizzati alla tutela dei loro risparmi e all’incremento della loro capacità di spesa, condizioni indispensabili per far ripartire i consumi. Del resto, le famiglie rappresentano il fondamento per il rilancio della nostra economia e la condizione per gli investimenti delle imprese.”
STIMA DELLE FAMIGLIE SOTTO LA SOGLIA DELLA FELICITA’ IN LOMBARDIA* |
STIMA DELLE FAMIGLIE SOTTO LA SOGLIA DELLA FELICITA’ IN ITALIA* |
* fonte: stima a partire dall’indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia”, realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, con il coordinamento scientifico di Ref-Ricerche per l’economia e la finanza e in collaborazione con DigiCamere e su dati Istat e Ministero dell’Economia e delle Finanze