Festa a Piona: “Il Gabbiano ha 30 anni ma continuerà a volare”

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COLICO – Una giornata particolare e una festa nella festa. Un momento di riflessione sul significativo traguardo raggiunto dalla Comunità “Il Gabbiano” – i trent’anni dall’inizio del proprio cammino – e di gioia per i cinque lustri di volontariato di don Ottavio Cantarello, che alla tutela e alla promozione della dignità della persona e in particolare dei ragazzi e dei giovani in situazioni di disagio ha dedicato (e continua a dedicare) impegno ed energie, con autenticità, spontaneità e schiettezza.

Una giornata illuminata dal sole e dalle emozioni che si susseguite con il trascorrere delle ore e iniziata con l’abbraccio di don Ottavio ai numerosi ospiti che avevano voluto raggiungere Piona e la sua Abbazia proprio per testimoniare la loro ideale vicinanza a una comunità capace di percorrere come detto da tre decenni una strada spesso in salita e per dire “grazie” a un sacerdote che ha scelto di dare al proprio ministero l’impronta dell’accoglienza e della solidarietà.

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Una giornata proseguita con la messa celebrata davanti alla grotta della Madonna di Lourdes. Un rito che ha vissuto anche momenti di delicato quanto profondo dialogo. A presiederlo padre Antonio Santini, dell’Ordine dei Servi di Maria, amico del “Gabbiano” fin dagli anni in cui il sacerdote (che oggi vive alla periferia di Vicenza) fu priore provinciale a Tirano.

Un rito che ha accomunato nel ricordo tutti coloro i quali hanno operato a favore della comunità terapeutico-riabilitativa altolariana e sono scomparsi nel corso degli anni. Con un pensiero anche per padre David Maria Turoldo, per Fratel Attilio Tavola (fino al 1996 direttore educativo della struttura colichese), per padre Camillo de Piaz e per don Andrea Gallo.

“Il Gabbiano è da sempre condannato a un esodo continuo – ha detto don Ottavio introducendo il rito religioso – e tutti noi dobbiamo essere consapevoli che soltanto se viviamo accanto ai poveri e ai bisognosi possiamo arricchirci. Per questo vi esorto a non perdere il valore della precarietà”.

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“L’altra notte in sogno ho parlato con don Gallo – ha aggiunto il sacerdote, responsabile pedagogico e religioso del “Gabbiano” e attivo anche all’interno della “Casa Don Guanella” di Lecco – e gli ho detto che oggi saremmo venuti qui a Piona a celebrare la messa e che l’avremmo ricordato. Lui mi ha ringraziato e mi ha detto: “Ci sarò anch’io”. Ecco, lui è qui al nostro fianco e con lui c’è anche Fratel Attilio, che mi era entrato nel cuore e che io andavo a cercare nei momenti di difficoltà”.

“In tanti hanno lasciato importanti testimonianze di servizio al “Gabbiano” – ha detto subito dopo padre Antonio – perciò apriamo il cuore alla nostra gratitudine verso il Signore e raccogliamo l’eredità di chi non è più con noi”.

“Noi siamo portatori di luce – ha aggiunto il sacerdote all’omelìa – e dell’immagine divina che dà autenticità alla persona. Dobbiamo perciò avere un rapporto di comunione con tutte le creature e la meravigliosa realtà del “Gabbiano” esprime il patrimonio di un vissuto che ha saputo tradursi in testimonianza di servizio verso i fratelli meno fortunati”.

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“Questa è una giornata di luce – ha osservato sempre il celebrante – e proprio in questa giornata io dico grazie a Dio per avermi messo sulla strada del “Gabbiano”, una realtà che è cresciuta con spirito di servizio”. Quindi un’invocazione: “Fa’, o Dio, che non ci stanchiamo mai di fare il bene e fa’ che la nostra mano sia sempre tesa verso chi ha bisogno”.

Alla cerimonia svoltasi a Piona e al successivo convivio alla “Conca Azzurra” di Olgiasca sono intervenuti responsabili, operatori e volontari di ieri e di oggi dell’associazione comunità “Il Gabbiano”. Tra loro il presidente Roberto Sardano, il vicepresidente Aldo Bonomi (sociologo valtellinese di fama e fondatore di un istituto di ricerca), il direttore Massimiliano Pirovano, il coordinatore delle attività terapeutico-riabilitative e di aiuto alla persona Cecco Bellosi e il direttore amministrativo, Daniele Redondi.

Numerose anche le autorità istituzionali del territorio, a partire dai sindaci di Lecco e Colico, Virginio Brivio e Raffaele Grega, dal presidente della Camera di Commercio Vico Valassi e da Giovanni Priore, presidente di Acel Service. C’erano poi l’assessore alla Cultura e alle politiche giovanili del Comune di Lecco Michele Tavola, l’ex sindaco della città Giuseppe Resinelli e don Agostino Frasson, direttore della “Casa Don Guanella”.

In una pausa del convivio Aldo Bonomi ha annunciato la prossima costituzione di una cooperativa per l’inserimento di ex carcerati e carcerati nel mondo del lavoro e in particolare in un call center, “nella consapevolezza – ha specificato – che il “Gabbiano” deve fare un salto di qualità e un passo in più. In questo senso sarà fondamentale il rapporto con il territorio, dunque anche con le istituzioni pubbliche, per scongiurare qualsiasi effetto ghetto”.

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Umberto Costamagna, presidente di una società di call center e a sua volta amico del “Gabbiano” e di don Ottavio, ha aggiunto al riguardo: “Ad animarci è una sintonia di vedute. Vogliamo dare un’opportunità di lavoro a chi ne ha bisogno e lo faremo, nonostante i macigni della burocrazia”.

Espressioni di plauso per l’attività della comunità terapeutico-riabilitativa sono venute quindi da Vico Valassi (“sei benvoluto – ha detto il presidente dell’ente camerale lecchese rivolto a don Ottavio – e di ciò devi essere fiero e contento, ma lo meriti perché sei autentico”), dal sindaco di Colico (“noi amministratori pubblici siamo chiamati a dare risposte, ma oggi in me prevale la gioia di essere qui e io sono certo che questa struttura potrà crescere ancora”) e dal primo cittadino di Lecco. Virginio Brivio non ha mancato di ricordare il dramma consumatosi poche ore prima in una casa del rione lecchese di Chiuso dove una madre ha ucciso le sue tre figlie: “E’ giusto interrogarci se sia stato fatto il possibile per scongiurare situazioni sfociate in drammi tanto tragici – ha detto – ma è particolarmente importante costruire insieme condizioni di vita migliori all’interno delle nostre comunità”.

E lo sguardo di molti dei presenti è andato alla frase di Giorgio Mazzieri, volontario della “Casa Don Guanella” di Lecco in queste settimane in Congo per un’esperienza di vita missionaria, riportata sulla presentazione del convivio: “La vita umana resta quasi senza senso, anzi diventa un’esperienza dolorosa se non si ama e non si è amati. Ogni bambino viene al mondo per essere amato e per amare e si porterà dentro per tutta la vita questa perenne fame d’amore”.