Un riconoscimento, una medaglia d’onore che ha il valore di scuse, dopo tanti anni, per l’angheria storica subita durante la seconda guerra mondiale, quando sono stati internati nei campi di concentramento nazisti o costretti come lavoratori coatti a produrre a condizioni inumane nelle fabbriche del Terzo Reich.
Si tratta dell’onorificenza voluta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per onorare tutti coloro che hanno subito la sopraffazione di una ideologia fondata sull’odio ed il razzismo.
Sono undici i lecchesi ad averla ricevuta stamane dalle mani delle massime autorità cittadine. La maggior parte alla memoria, ma cinque di loro ancora in vita capaci di raccontare quella brutta esperienza, nonostante l’età che va dai quasi 97 anni del decano Armando Maroni, agli 87 anni dei più ‘giovani’ tra loro: Pierino Crimelli di Valmadrera e Mario Gattinoni di Rancio. Seduti uno accanto all’altro c’erano anche Giovan Battista Bonanno, messinese di nascita ma di Lecco e Domenico Valsecchi di Rossino e ora a Calolziocorte.
Per gli scomparsi Domenico Arrigoni valsassinese, Giulio Bonacina di Galbiate, Giovannni Battista Contessi di Garlate ma trasferitosi a Ballabio, Secondo Fallini di Colico, Luigi Fumagalli di Ravellino e Colle Brinanza e l’alpino Giacomo Nasattidi Valmadrera a ritirare il riconoscimento sono stati i figli, i nipoti o le mogli. I loro nomi erano rimasti nell’ombra rispetto a Pino Galbani che invece il racocnto della sua prigionia lo sta ripropronendo quando può e la salute glielo consente nelle scuole.
Una cerimonia snella quella alla sala Ticozzi, ma gremita di rappresentanti delle istituzioni, dal sindaco di Lecco Virginio Brivio, al prefetto Marco Valentini, agli assessori regionali Giulio Boscagli e Giulio De Capitani, al vice presidente della Provincia di Lecco Antonello Formenti, all’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, il senatore Antonio Rusconi, la deputata Lucia Codurelli e il consigliere regionale Carlo Spreafico. Oltre ai sindaci dei territori coinvolti e ai comandanti provinciali delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
E’ davanti a un simile picchetto d’onore che Mario Gattinoni ha scelto non di raccontarsi come ma di fioccare una frustata, un accorato appello alla responsabilità politica, contro le divisioni e gli interessi particolari.
Sentiremo questi nostri nonni nei video tra poco on line, sotto alcuni momenti della cerimonia.