La signora Venturini da domani sarà cittadina italiana

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Un momento indimenticabile e molto importante quello vissuto questa mattina dal capogruppo consigliare dell’Italia dei Valori Ezio Venturini ,da sua moglie Selamawit Tsegaye Beraky di origini etiopi e dalla figlia Francesca.

Con una breve cerimonia il sindaco Virginio Brivio, alla presenza dell’assessore Ivano Donato, ha conferito alla signora Venturini la cittadinanza italiana consegnandole un copia della Costituzione e una riflessione di Pietro Calamandrei.
Davanti al sindaco Brivio, Selamawit Tsegaye Beraky ha effettuato il giuramento di fedeltà alla Repubblica italiana, quindi una serie di firme tanti sorrisi e una foto ricordo. Alla scoccare della mezzanotte Selamawit Tsegaye Beraky sarà cittadina italiana a tutti gli effetti. Ad accompagnare e assistere alla cerimonia era presente anche Sennait Yewannes Moges, amica della signora Venturini.

Questa la riflessione che il marito Ezio ha voluto scrivere di suo pugno per questo giorno tanto atteso e che volentieri pubblichiamo.

“Un giorno speciale, oggi mia moglie acquisirà la cittadinanza Italiana, ma il pensiero si collega agli oltre 5milioni di persone di origine straniera che vivono oggi nel nostro Paese. Una diversità che oggi sta diventando una regola: bambini stranieri con nomi italiani, che parlano l’italiano, ma con genitori stranieri che vivono, lavorano e contribuiscono a tutti gli effetti alla nostra crescita economica anche, e soprattutto in questi momenti di grave crisi mondiale. Bambini che nascono e vivono in Italia, come tutti gli altri bambini, che imparano la nostra lingua, frequentano la scuola acquisendo nel nostro Paese gusti, cultura e abitudini. Bambini che conoscono a malapena il paese di origine dei genitori solo se questi, decidono e hanno la possibilità economica di farli viaggiare: bambini stranieri nei “loro ” paesi, diversi dai loro coetanei per ragioni, ad alcuni di noi incomprensibili , ma ovvie. L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Molti sono bambini e ragazzi nati o cresciuti in Italia, ma che solo al raggiungimento della maggiore età potranno vedersi riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico. Non è questa certo la strada per un’integrazione piena. Un criterio d’inclusione e di esclusione tra chi è cittadino di uno Stato e ha una serie di diritti, e chi non è cittadino e ne è escluso. La cittadinanza è quindi una condizione (o status) dell’individuo appartenente a uno Stato, al quale è attribuito un insieme di diritti e di doveri. Un’integrazione spesso troppo esaltata che si fa eroina misericordiosa di quella mezza verità tra dei doveri pretesi e sacrosanti diritti negati. Ma un bambino indipendentemente da qualsiasi discussione o logica è sempre un bambino”.