LECCO – Sessantanove anni fa la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista; oggi, come ogni 25 aprile, un corteo ha attraversato le vie della città per ricordare, commemorare e rendere omaggio a tutti coloro, che contribuirono alla Resistenza e alla Liberazione.
La manifestazione, dopo la Santa Messa celebrata al Santuario della Vittoria, si è spostata in piazza Manzoni, da dove è partito il corteo cittadino. Numerosa la partecipazione dei lecchesi, che hanno sfilato lungo viale Costituzione, piazza Mazzini, piazza Garibaldi, via Cavour e via Volta prima di raggiungere il Monumento ai Caduti della Lotta di Liberazione in Largo Montenero: qui sono state deposte alcune corone d’alloro.
Il corteo, accompagnato dal Corpo Musicale cittadino “Alessandro Manzoni” è quindi ripartito per raggiungere Palazzo Bovara, dove si è svolta la celebrazione ufficiale con gli interventi del Sindaco di Lecco Virginio Brivio, del Prefetto Antonia Bellomo, dell’assessore provinciale Stefano Simonetti e di Enrico Avagnina, Presidente dell’A.N.P.I. della provincia di Lecco.
“Ciò che mi preme sottolineare qui oggi – ha sottolineato il sindaco Virginio Brivio – è che la lotta di Resistenza non è soltanto lotta contro, ma lotta per, lotta per la libertà, per la democrazia, per la legalità; la liberazione non è soltanto liberazione da, ma liberazione verso, verso la piena realizzazione dell’uomo e della donna. Questa è oggi, anniversario della Liberazione, l’eredità preziosa che dobbiamo recuperare non dal passato degli altri, ma dal nostro presente”. “Come ci hanno insegnato i partigiani – ha concluso il sindaco – solo lottando insieme potremo vincere la nostra Resistenza. Non cercando da questi fatti e sfide di trarne un vantaggio effimero di parte, ma una nuova convergenza per lavorare e competere anche di più, per conseguire il bene comune”.
Un intervento, quello del sindaco Brivio, al quale hanno prestato particolare attenzione gli esponenti di Qui Lecco Libera: al passaggio centrale relativo alla difesa del bene comune dai “nuovi invasori”, identificati dal primo cittadino negli “interessi corporativi, l’esasperazione dell’individualismo, l’illegalità diffusa e le mafie nelle multiformi presenze che esse si sono date si stanno dando” – con un chiaro riferimento ai recenti fatti giudiziari che hanno toccato anche l’amministrazione lecchese (con l’arresto del consigliere comunale Ernesto Palermo) – è stato sollevato uno striscione recante lo slogan “Non essere complici, non mentire, non restare ciechi”. (VEDI ARTICOLO)
Il prefetto Antonia Bellomo ha sottolineato quanto “il frutto della Resistenza è il dono della pace che in Italia dura da 69 anni: il nostro impegno è di trasferire questa eredità alle giovani generazioni, per costruire un futuro di pace nel quale ognuno possa esprimere liberamente il proprio pensiero”.
Anche l’assessore provinciale Stefano Simonetti ha voluto rimarcare “il rispetto di tutte le vittime che combatterono per la riconquista dell’indipendenza e della libertà, valori da difendere a tutti i costi con senso di profonda riconoscenza e con la solenne promessa che continueremo a ricordare il loro sacrificio”.
A conclusione della celebrazione, è intervenuto Enrico Avagnina, presidente provinciale dell’ANPI di Lecco: “quest’anno ricorrono i 70 anni dal 1944, ovvero dall’inverno più duro e difficile della Resistenza, l’anno degli scioperi nelle fabbriche, degli eccidi, dei rastrellamenti e delle deportazioni: anche a Lecco i partigiani e tante persone soffrirono, pagando spesso per il loro impegno. Come ANPI abbiamo il compito di commemorare e raccontare ciò che avvenne in quegli anni, specialmente alle giovani generazioni. Per questo puntiamo molto sugli itinerari della resistenza, portando i ragazzi al Garabuso per spiegare loro chi erano le sorelle Villa, quattro donne che nel maggio del ’44 furono arrestate e deportate”.
“Un altro luogo di memoria – ha proseguito Avagnina – è via Castagnera, dove ricordiamo lo sciopero del 7 marzo e il conseguente arresto e di tanti operai lecchesi; alcuni di loro furono deportati nel campo di Fossoli, dove il 12 luglio 1944 avvenne la fucilazione di 67 prigionieri, tra cui anche quattro nostri concittadini. Questi sono solo alcuni degli episodi più tristi di quel 1944, ma vanno raccontati ancora per onorare il tributo alla resistenza di coloro che scelsero di combattere e con le loro azioni contribuirono a iniziare a gettare le basi della nostra Costituzione, i cui valori di libertà, democrazia, lavoro e rappresentanza vanno oggi più che mai difesi e salvaguardati”.
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