LEGGERMENTE – Il pedagogista Novara: “Ai ragazzi serve educazione, non la psichiatria”

Tempo di lettura: 2 minuti

LECCO – Riportare al centro l’educazione rispetto alla psichiatria e respingere con forza l’idea che di fronte a una qualsiasi difficoltà del bambini si debba assegnare loro l’etichetta di una malattia mentale.

E’ questo il messaggio lanciato dal pedagogista e formatore Daniele Novara, ospite mercoledì 14 marzo di Leggermente, la manifestazione di promozione della lettura organizzata da Confcommercio Lecco. L’incontro, svoltosi presso l’auditorium della Casa dell’Economia di Lecco, ha visto l’introduzione da parte di Gabriele Marinoni, direttore del CFPP di Lecco e presidente di Confcooperative dell’Adda. Marinoni, dopo avere ringraziato gli organizzatori di Leggermente sottolineando come “l’educazione sia un esercizio di felicità”, ha raccontato della collaborazione tra Novara e il CFPP che dura da 10 anni: “E’ un pedagogista appassionato e coraggioso: il nostro incontro con lui è stato fondamentale. Il centro ha ripensato le sue impostazioni a partire dalla maieutica, puntando sulle esperienze prima che sulla teoria, sulla importanza del procedere per tentativi e sulla possibilità per i ragazzi di sbagliare” .

Al centro della serata i temi analizzati nel libro scritto da Novara, “Non è colpa dei bambini” (BUR), testo volto ad indagare il massiccio aumento di diagnosi e certificazioni assegnate ai bambini in età scolare. Il pedagogista è partito raccontando alcuni casi concreti di “bambini difficili” evidenziando come la conclusione spesso sia “Facciamoli vedere da qualcuno, ovvero da un neuropsichiatra infantile”.

“Ma nella maggior parte dei casi alla base c’è un problema educativo non di salute mentale. Addormentarsi a scuola o non parlare a 4 anni non è un disastro! Troppo spesso si sbaglia il tavolo di lavoro e invece di parlare di educazione si passa alla psichiatria: se guardiamo le statistiche pare che in Italia ci sia una epidemia di malattie mentali. E invece non è cosi: bisogna liberare i genitori da ossessioni e paturnie”.

La convinzione di Novara è semplice: “Tutta questa invalidità infantile di cui si discute si potrebbe limitare lavorando in ambito educativo”.