Lettera. “Incuria al Vallo delle Mura, eppure andrebbe valorizzato”

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

Gentile redazione di LeccoNotizie,

In questi giorni mi sono recato presso il “vallo” di via Volta per visitare quel che resta delle antiche mura di Lecco.

Vengo accolto da un cartello informativo abbastanza interessante che riassume la storia delle mura. Peccato che la traduzione in inglese per i turisti stranieri sia stata ridotta a 4 righe striminzite, decisamente riduttivo per una città che punta anche sul turismo. Comunque, la prima cosa che noto è il pessimo stato della scaletta che scende verso il fossato, in molti punti arrugginita e con l’ultimo gradino rotto. Appena sceso di livello ho la sensazione di essere in un’altra epoca e provo ad immaginare quante cose siano successe lì sotto nei secoli, tra invasioni, frecce lanciate dalle feritoie, cannonate, peste. Il profumo di storia inizia a dissolversi quando noto lo stato delle mura: nonostante siano state ripulite dai Ragni di Lecco appena due anni fa, piante rampicanti e sterpaglie le ricoprono in parte, segno che quella occasionale pulizia andrebbe fatta più spesso in un luogo così importante. Ma sorvoliamo….

Decido di fare un giro verso la parte più bassa e nascosta per vedere l’antica torretta di guardia, o quel poco che si vede dietro le piante. Peccato che proprio dietro la torretta ci siano i resti di un pasto consumato in compagnia, con sacchetti, lattine e cartacce. Risalgo allora verso la parte alta per vedere il passaggio segreto che portava verso la casa del Governatore (ovvero la sede attuale della Biblioteca) dove qualche “bontempone” ha lasciato almeno tre bottiglie di vetro sulla porta mezza sgangherata che protegge appunto il passaggio. Salgo ulteriormente fino a ritrovarmi sotto la via Bovara, all’altezza dell’antico “Canalotto” di Porta Nuova. Noto dei fori nelle mura dovuti probabilmente a sassi caduti in passato. Incuriosito do un’occhiata e mi accorgo che in uno di questi vi siano abbandonate bottiglie di vetro, mentre in un altro spunta un laccio emostatico con relativa siringa. Il buon senso mi dice che a questo punto sia meglio risalire sulla strada.

Durante il mio “giro turistico” mi imbatto in almeno tre persone che portano il cane nel fossato e già storco il naso. La cosa che mi fa più infuriare, è il fatto che queste persone si siano messe tranquille sulla scaletta a messaggiare col cellulare mentre i loro cani erano liberi di “pascolare” all’interno del fossato; quindi finita la passeggiata dopo aver richiamato il proprio cane e come se niente fosse, se ne siano andate senza nemmeno aver guardato dove i loro cuccioli hanno fatto i loro bisogni, quindi senza nemmeno avere minimamente la volontà di raccoglierli. E qui mi incavolo. Ma io dico, oltre ad essere punibile per legge, oltre al fatto che c’è la cassettina apposita per la raccolta delle deiezioni, ma possibile che nessuno abbia riguardo e rispetto di questo posto? Diamine, siamo in un sito archeologico, non in una lettiera per cani!

Qui finisce la mia visita che mi lascia a dir poco con l’amaro in bocca. È una delle poche zone che sono state risparmiate dall’espansione urbanistica della città e ci parla di almeno 600 anni di storia. Per i più è un luogo completamente sconosciuto, se però ci soffermiamo ad osservarlo ci accorgiamo che proprio lì si trova la culla della nostra bella Lecco. Un po’ di impegno da parte delle autorità e degli abitanti non guasterebbe per valorizzare quest’area come dovrebbe. Credo che se alle scuole superiori si rubasse un’ora a qualche materia e si insegnasse la storia locale e un po’ di senso civico, probabilmente i giovani capirebbero e apprezzerebbero quel che c’è davanti ai loro occhi. Perché vorrei ricordare, che nella nostra città non sono “vissuti” solo i Promessi Sposi”.

A.F.