Vogliono chiarezza immediata i dipendenti della Leuci. Nella mattinata di venerdì i lavoratori della ditta di via XI Febbraio si sono dati appuntamento all’esterno dell’azienda dando vita a un presidio durato circa un’ora per sensibilizzare l’opinione pubblica e urlare la loro preoccupazione a fronte di un futuro incerto.
“Al signor Giuliano Pisati (proprietario dell’azienda, ndr) chiediamo di mantenere la parola data circa lo sviluppo della “Cittadella della luce” – sostiene il sindacalista Cgil Germano Bosisio – se entro la prima decade di settembre non avremo risposte da lui, saremo costretti a riprendere una progressiva azione di lotta pacifica, ma con modalità non tradizionali, di cui però non vogliamo ancora dire nulla”. Poche e vaghe sono state infatti le anticipazioni sulle eventuali proteste ma Bosisio spiega che “per ora c’è già qualche idea; inoltre saremo presenti dove c’è più bisogno”.
Posizione dura e inflessibile, data dalla situazione in cui sta navigando l’azienda: “I lavoratori sono circa un centinaio – spiegano Lorena Panzeri di Cgil-Filctem e Massimo Fermi di Cisl-Femca – ogni settimana una trentina di lavoratori sono in regime di solidarietà. Così sicuramente si potrà andare avanti fino ad aprile del prossimo anno, poi questo tipo di contratto scadrà”.
Un presente incerto e un futuro ancora più buio è ciò che aspetta i dipendenti dell’azienda, realtà produttiva di spicco della città capoluogo che da troppo tempo veleggia in cattive acque. Secondo i lavoratori in questo momento bisognerebbe riconvertire quote di produzioni tradizionali, messe al bando dalla comunità europea, con la modifica di linee produttive ad alta cadenza, ma anche avviare il primo troncone della “Cittadella della luce”, progetto ad alto contenuto innovativo ed ecocompatibile. “Queste due gambe – indica metaforicamente Bosisio parlando dei punti richiesti – sono promosse e sostenute anche dal sindacato, con la partecipazione del Politecnico, le istituzioni e le altre forze territoriali. L’integrazioni dei due obbiettivi di sviluppo può rappresentare il futuro della Leuci, ma anche fornire un modello di reindustrializzazione qualificato per l’intero territorio lecchese”.