
LECCO – Anche trenta lecchesi sono partiti martedì per una giornata a Roma per riaccendere ancora una volta i riflettori sulla necessità di una legge che definisca l’omicidio stradale: sono i parenti di vittime della strada, genitori che hanno perso un figlio come Croce Castiglia, madre di Matteo La Nasa, il ragazzo morto in seguito ai danni riportati nel tragico incidente di Versasio.
Il giovane, 19 anni, nel luglio del 2010 è stato travolto da un auto uscita di strada da una curva e piombata sui tavoli esterni del bar Caminetto, dove erano seduti Matteo e la fidanzata. Nel novembre dell’anno successivo, dopo un lungo periodo di coma vegetativo, Matteo La Nasa non ce l’ha fatta.
Mamma Croce, da subito, ha iniziato la sua battaglia per avere giustizia ma il processo lecchese si è concluso con una sentenza che non condanna l’investitore di suo figlio al carcere ma mantiene sospesa la pena a due anni decisa dal giudice.
Così, il gruppo lecchese guidato da mamma Croce si è unito alle circa 800 persone, giunte da tutta Italia e legate dal dolore della perdita di un proprio caro, che mercoledì hanno assistito all’udienza di Papa Francesco a San Pietro.
Il gruppo si è poi trasferito a Montecitorio per un sit-in che ha voluto richiamare l’attenzione dei parlamentari: “Ogni volta che ammazzano qualcuno dicono che serve una legge sull’omicidio stradale ma la parole non si sono ancora tramutate in fatti – ci ha spiegato telefonicamente Croce Castiglia – Oggi chi ammazza i nostri figli non fa un giorno in carcere, nessuno paga per queste morti”.
Nel pomeriggio la mamma di Matteo La Nasa insieme ad una piccola rappresentanza degli 800 presenti ha avuto spazio alla trasmissione di Rai 1 “L’Italia in diretta” dove hanno mostrato cartelli ricordando l’importanza della loro battaglia.


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