LECCO – “A due anni dall’arrivo delle prime “ondate” di disperati della terra in Italia, a Lecco il dibattito pubblico continua ad essere carente sulle iniziative da prendere per realizzare non solo quell’accoglienza così tanto gridata attraverso i proclami pubblici, ma un progetto di vera integrazione sul quale invece Istituzioni e forze economiche di questo territorio tacciono.
Sono nati insediamenti con denominazioni come HUB o SPRAR, incomprensibili ai normali cittadini e che dovrebbero indicare lo status delle persone che sono riuscite ad arrivare fino a noi. Mesi e mesi di permanenza provvisoria in attesa del mitico riconoscimento che istituzioni lente tardano a far arrivare. Riconoscimento che permetterebbe ai “profughi” di spostarsi liberamente nell’Europa dove per ora le uniche a circolare liberamente sono Merci e Denari. Tutto ciò ha creato invece insediamenti permanenti con la periodica necessità di “distribuire” questi profughi in insediamenti più piccoli nei comuni del territorio.
In questi due anni la politica Lecchese ha svolto un ruolo di spettatrice di fronte alle scelte di dislocazione degli insediamenti ordinati dalla Prefettura senza nessuna razionalità se non quella di trovare “dei buchi” dove realizzare gli HUB. Due anni persi dove le uniche istituzioni che hanno avuto vantaggi sono state cooperative apparse dal nulla che ricevono milioni di euro per la gestione quotidiana dei “campi profughi”. Ricordiamo che le persone accolte in questi campi ricevono solo 2.5 euro al giorno per le “piccole spese”. Inoltre la permanenza in questi “campi” in alcuni casi non prevede alcuna attività di integrazione e lascia nell’ozio persone che hanno attraversato mille pericoli per arrivare da noi pieni di speranza per realizzare una vita migliore.
La modalità autoritaria con la quale il governo e la prefettura hanno imposto ai comuni di accettare gli insediamenti ha creato una zona grigia di “non dialogo”. I Sindaci si sono visti apparire dal giorno alla notte decine di profughi dislocati improvvisamente nel proprio comune. Non solo sindaci leghisti hanno provato profonda irritazione per questa modalità ma (è notizia di questi giorni) anche sindaci progressissti non hanno potuto nascondere il proprio sdegno per questa imposizione che li tiene all’oscuro delle modalità degli insediamenti. E’ il caso del sindaco di Malgrate Flavio Polano che protesta perche nella ex ditta Moroni è previsto un HUB senza nessuna conlsultazione con il primo cittadino. E’ il caso del sindaco di Garlate Giuseppe Conti che “per caso” vede dei lavori in corso non autorizzati dagli uffici comunali presso uno stabile dove la Prefettura avrebbe rilasciato il “nulla osta “ per i lavori.
E’ chiaro che tutta questa confusione dei ruoli istituzionali si sta giocando sulla pelle di questi “profughi” che non sono consapevoli delle scelte che si stanno facendo sul loro destino. Denunciamo con forza questa disorganizzazione “voluta” da Istituzioni che giocano “all’emergenza” che oggi non ha nessuna ragione per essere gestita con autoritarismi degni di altre epoche.
Siamo solidali con le proteste del sindaco Flavio Polano di Malgrate e con il sindaco Giuseppe Conti di Garlate e chiediamo alle istituzioni un vero tavolo di confronto dove non si parli solo di emergenze e di “dislocazioni” imposti dall’alto senza nessun raccordo con il territorio. Chiediamo inoltre con forza che questo tavolo permanente veda presenti tutti quegli enti che devono fare progetti di “Integrazione” nel futuro, oltre la semplice accoglienza: che si parli di lavoro (non solo gratuito), abitazioni e vita sociale per tutti, italiani e migranti, di vita degna per qualsiasi essere umano”.
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Lecco