LECCO – Dall’emergenza ad una gestione organizzata e guidata dagli enti locali: l’ospitalità dei migranti nel lecchese si struttura con il piano di accoglienza diffusa approvato a maggioranza dai sindaci del territorio.
Il voto è arrivato mercoledì sera nell’assemblea dei primi cittadini che si è riunita nell’aula conferenze dell’ASL di Lecco, mentre i militanti della Lega Nord manifestavano il loro dissenso con un presidio nel piazzale sottostante (vedi articolo) di fronte al centro commerciale Le Piazze.
“Questo progetto era solo un’idea qualche mese fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta – ha ricordato il prefetto Liliana Baccari ai sindaci – Ci troviamo a dover fronteggiare un’ondata migratoria quasi epocale, che non ha precedenti. Auspichiamo che questo piano possa partire al più presto”.
L’accoglienza diffusa si strutturerà su quattro livelli: la prima accoglienza dei nuovi arrivi negli Hub (oggi Bione con 120 posti e Ferrhotel con 118 posti) dove avverranno le pratiche di identificazione e i controlli sanitari; la seconda accoglienza in strutture periferiche individuate nei distretti territoriali per circa 30 migranti a struttura, qui verrà insegnato loro l’italiano e verranno forniti i servizi di assistenza e di integrazione; una terza accoglienza, la vera novità del piano, dislocherà i richiedenti asilo in piccoli gruppi nei Comuni aderenti alla pianificazione; infine il quarto livello di accoglienza rappresentato dal Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati, destinato a quei migranti che otterranno il riconoscimento all’asilo politico in Italia, per una durata di assistenza di circa 6 mesi.
La distribuzione dei migranti tra i Comuni con un tetto massimo del 3 per mille, ovvero tre migranti ogni mille residenti, e sarà gestita attraverso la Comunità Montana Valsassina che si convenzionerà con la Prefettura. Per garantire gli interventi organizzativi e di integrazione verrà stanziata una quota giornaliera di 1 euro a migrante riservata alla Comunità Montana.
“Organizzeremo con voi il servizio – ha proseguito il prefetto rivolgendosi ai primi cittadini – eviteremo le concentrazioni di migranti in pochi centri, sarà possibile un maggiore controllo e creeremo le condizioni per un percorso integrativo migliore. Il successo di questo piano dipende dal numero delle adesioni”.
Un appello respinto dai sindaci leghisti che avevano già annunciato la loro contrarietà al piano: “Non possiamo accettare un sistema che punta ad accogliere clandestini, chi firmerà questo piano lo farà not in my name” ha tuonato il sindaco di Oggiono, Roberto Paolo Ferrari, sottolineando la mancanza di indicazioni nel piano riguardo ai rimpatri e le loro tempistiche.
“Lecco scarica gli immigrati sugli altri Comuni così come fa con il traffico – ha commentato il sindaco di Pescate, Dante De Capitani – a Pescate le strutture pubbliche e private sono per i bisogni dei miei cittadini. Non vogliamo nemmeno un immigrato nel nostro Comune”.
Dello stesso parere il sindaco di Oliveto Lario, Bruno Polti: “Sarò ancora più oltranzista del collega pescatese, non vogliamo nessun clandestino. Non sappiamo da chi sono e da dove arrivano”.
Il termine “clandestino” ha fatto storcere il naso a molti degli amministratori presenti, compreso lo stesso prefetto Baccari. “Non si tratta di clandestini, hanno fatto domanda di protezione come rifugiati e sono tutelati dall’Onu” ha spiegato il presidente dell’assemblea, Felice Baio.
Il sindaco di Ello, Elena Zambetti, ribadendo la sua avversità al progetto, ha chiesto tempi più rapidi nelle identificazioni e nell’elaborazione delle domande di asilo “per definire chi ha diritto a restare e chi no”. Anche i Comuni di Lierna e Ballabio hanno espresso contrarietà all’accoglienza diffusa ed insieme agli altri amministratori del Carroccio hanno avanzato una pregiudiziale sulla votazione, chiedendo che sull’adesione ogni sindaco abbia ricevuto il mandato dei propri consigli comunali.
Anche nella sfera politica del centrosinistra c’è chi ha espresso alcuni dubbi sul piano di accoglienza: è il caso di Giuseppe Conti, sindaco di Garlate, che si è astenuto dalla votazione. “Ai Comuni non vengono forniti gli strumenti per la gestione dell’accoglienza e per sostenere i futuri costi sociali delle persone che resteranno nei nostri Comuni. Mi sembra uno scaricabarile nei nostri confronti”.
Diversi sono però gli amministratori che hanno invece difeso la nuova progettazione, tra questi come l’assessore Luca Valsecchi di Calolzio, il sindaco Cristina Bartesaghi di Abbadia Lariana e quello di Airuno, Adele Gatti: “La nostra esperienza ci permetterà di andare oltre l’emergenza” ha riferito quest’ultima.
Tra dicembre e gennaio dovrà essere stesa la convenzione tra Comunità Montana e Prefettura, entro gennaio dovrà essere indetto il bando per l’individuazione degli enti gestori e ad aprile partirà ufficialmente il sistema integrato di accoglienza nei comuni aderenti.
“E’ una programmazione lucida e sostenibile dal punto di vista finanziario – ha rassicurato l’assessore comunale di Lecco, Riccardo Mariani – E’ un cambio di passo rispetto ad una gestione problematica, che oggi si struttura e che ci permetterà di affrontare i prossimi arrivi. Che si voglia oppure no, i flussi migratori continueranno, tocca noi governarli anziché subirli”.
Pur non aderendo all’aderenza diffusa, gli enti contrari potrebbero comunque essere interessati dall’arrivo di migranti sul loro territorio: come ha specificato Felice Baio, infatti, la Prefettura, in caso di necessità, potrà comunque cercare strutture disponibili all’accoglienza anche in quei Comuni.