LECCO – “Non andremo in bici ad EXPO 2015! Nonostante le rassicurazioni fornite da ANAS lo scorso autunno, a cui tutti avevamo creduto, si hanno ormai seri dubbi circa il felice epilogo di questa vicenda”.
E’ l’ex sindaco di Abbadia Lariana e consigliere provinciale, Rocco Cardamone, non ha mezzi termini nel parlare di un’opera, la ciclabile tra Lecco e Abbadia, che ancora non vuole vedere la luce.
Dopo la rescissione del contratto per il deferimento della Prefettura di Roma nei confronti dell’azienda incaricata dell’opera e l’affidamento ad altra impresa che seguiva nella graduatoria della gara d’appalto, “i lavori non sono mai ripresi”, denuncia Cardamone.
“Ci risulta che il Consorzio Aedars (l’impresa estromessa) ha fatto ricorso contro quel provvedimento e che il TAR abbia sospeso ogni ulteriore atto fino al pronunciamento fissato (pare) per il prossimo mese di giugno. A questo punto – sottolinea l’ex sindaco di Abbadia – anche la persona più pervicace ed ottimista, conti alla mano, ha perso la speranza che l’opera possa essere pronta per EXPO 2015 col fondato sospetto che forse non la si vedrà mai più”.
Una ciclopista “destinata quindi ad entrare nell’almanacco degli scandali italiani – secondo il consigliere provinciale – un’opera progettata, finanziata, iniziata ed infine fagocitata dalle sabbie mobili della peggiore burocrazia di questo povero Paese senza che nessuno se ne lamenti o che insorga con vigore, clamore e indignazione”.
Cardamone ha annunciato l’intenzione di chiedere ad ANAS copia del ricorso per conoscere le ragioni del ricorrente ed eventualmente promuovere una class action contro quelli che il consigliere definisce “i responsabili di questa indecorosa pantomima rischia di arrecare ingenti danni alle nostre comunità.”
“Vedremo chi ci sta e lo diremo – conclude Cardamone – Vedremo chi fa finta di starci e renderemo pubblico anche questo. Personalmente condurrò una iniziativa tesa ad unire tutti coloro che ci credono additando all’opinione pubblica quanti agiranno nell’indifferenza privi di autentiche passioni, incapaci di opporsi alla mala-gestione delle risorse pubbliche di cui la ciclopista rischia di diventare tragicomico emblema”.