LECCO – La prima volta che si è immerso nelle acque per una gara aveva solo 12 anni, era il 3 agosto del 1958, il suo esordio alla Traversata del Lario.
“Era una competizione aperta solo agli agonisti, partecipavano i migliori d’Italia e dalla Svizzera, io non avevo ancora l’età minima, 15 anni, mi hanno dato il permesso grazie all’intervento di Renato Corbetta che era presidente allora”.
Arrivò settimo quella volta Leo Callone, ma nella sua carriera ha avuto tempo, oltre mezzo secolo, per collezionare vittorie e traguardi, fino al record più significativo: i sessant’anni di nuoto da agonista che il Caimano del Lario, soprannome che non a caso ha saputo guadagnarsi, ha voluto festeggiare insieme agli amici di sempre, con la gente di Mandello, il paese dove è cresciuto come uomo e nello sport.
“Abitavo in una casa sul lago, vicino alla gelateria, vedevo i nuotatori allenarsi, credo sia stato quello a far scattare in me la voglia di provarci”. Chi le ha insegnato a nuotare? “Sono autodidatta! Ho imparato tutto da solo, avevo sì e no cinque anni”.
E ha imparato bene: 300 sono i titoli da lui conquistati in piscina di cui 50 regionali e 19 italiani, 200 le vittorie ottenute nelle gare in acque libere di cui 18 titoli italiani, 13 maratone internazionali, 5 medaglie azzurre e 4 record del mondo, uno dei quali (13 ore e 7 minuti) rimasto imbattuto per ben 25 anni, la Traversata del Canale della Manica, nel 1981. Un’impresa recentemente tentata anche dal nuotatore di Gravedona, Andrea Oriana.
“Ci sono tante difficoltà sulla Manica, le correnti contrarie, la temperatura dell’acqua intorno ai 15 gradi, un nuotatore deve saper convivere con il freddo. Sono convinto che se non hai la predisposizione a nuotare nell’acqua fredda, anche se ti alleni, il tuo fisico non risponde – spiega Callone – c’è una componente mentale oltre che fisica. Ricordo di essere andato molto veloce per le prime otto ore, ho poi incontrato una corrente forte, quindi ci ho impiegato cinque ore a percorrere cinque chilometri. Probabilmente anche Oriana si è trovato in quella condizione. Io avevo ancora delle energie e sono riuscito a proseguire”.
Non ci sono state solo soddisfazioni nella vita di Leo Callone, ma anche momenti di grande difficoltà e smarrimento. “Il più difficile è stata prima la morte di mio padre, quando avevo 10 anni e mi affacciavo all’agonismo. E’ stato mio nonno, un campione d’atletica, ha convincermi a proseguire. ‘Lui ne sarebbe stato fiero’ mi diceva. Poi, la morte di mio figlio Nicola – scomparso in un incidente stradale nel 2000 – C’è voluto un anno e tanta forza per tornare di nuovo a praticare il nuoto”.
Il Comune di Mandello ha voluto conferire a Callone un targa per il suo nuovo primato. “Non si tratta solo di sport, è un premio anche alla grande umanità, ai valori che Leo Callone ha saputo portare avanti in tutti questi anni” ha detto il sindaco Riccardo Fasoli.
Il vicesindaco e assessore allo Sport, Serenella Alippi, ha avanzato la possibilità di realizzare un museo dedicato ai campioni e a quelle persone che hanno saputo fare grande Mandello.
Dal canto suo, il Caimano del Lario ha ancora un desiderio da esprimere: dopo stabilito nel 2013 il record di percorrenza a nuoto, 100 mila chilometri dall’inizio della sua carriera, “vorrei avere altri dieci anni di vita per poter raggiungere i 120 mila chilometri, ovvero tre volte il giro del mondo”