BULCIAGO – “Stay human” (“Restiamo umani”), un imperativo da ripetere come un mantra per chi, come Vittorio Arrigoni, si trovava a vedere con i proprio occhi la tragedia del popolo palestinese, nel bel mezzo del conflitto con Israele.
Proprio con queste parole l’attivista e giornalista di Bulciago concludeva i suoi scritti sul blog che aggiornava ogni giorno, raccontando il dramma della situazione della Striscia di Gaza, e con le stesse ha titolato libro da lui redatto nel 2009, raccogliendo i suoi reportage da Gaza City.
Un motto diventato slogan per la campagna pubblicitaria di una nota casa produttrice di auto che, in un recente spot che si è chiuso alla fine dello scorso anno, associava “Stay Human” alle caratteristiche di una vettura messa sul mercato. Una citazione involontaria o un utilizzo consapevole delle celebri parole del pacifista e scrittore lecchese?
In entrambi i casi la famiglia di “Vik”, scomparso tragicamente nell’aprile del 2011 dopo essere stato rapito e ucciso da un gruppo di estremisti in Palestina, non sembra avere per nulla apprezzato l’operazione promozionale, tanto da aver spedito tre lettere alla società in questione.
Proprio in questi giorni la sorella di Vittorio, Alessandra Arrigoni, ha ricevuto risposta: “Le confermiamo quindi il nostro rincrescimento per eventuali fastidi generati alla Famiglia del compianto Vittorio Arrigoni della cui figura umana e professionale nutriamo grande rispetto, e Le rinnoviamo i nostri migliori saluti”.
Nel frattempo sono emerse nuove rivelazioni sulle responsabilità dell’omicidio del 36enne lecchese, che potrebbe essere stato compiuto da un gruppo vicino ad Al Quaeda, come ha dichiarato ad un giornale americano Abu Baker Al Ansari, capo di una formazione di Gaza legata all’organizzazione guidata da Osama Bin Laden fino alla sua morte, nel maggio del 2011.
Il rapimento di Arrigoni, così come rivelato dallo stesso Al Ansari, sarebbe dovuto servire per uno scambio di prigionieri con Hamas.