Un progetto unico al mondo quello che il Politecnico di Lecco sta sviluppando per il monitoraggio del monte San Martino. Questa mattina, Provincia, Comune e lo stesso Politecnico hanno sottoscritto un protocollo d’intesa grazie al quale sono stati stanziati 100mila euro (75 a carico della Provincia e 25 del Comune) per proseguire in questo ambizioso progetto che si colloca nell’ambito della protezione civile. Coincidenza vuole che proprio oggi ricorre il 43° anniversario di uno dei capitoli più brutti della storia di Lecco, era infatti il 23 febbraio del 1969 quando dalla parete del San Martino si staccò una frana sotto la quale persero la vita 7 persone.
Da quel lontano 23 febbraio 1969, il San Martino è diventato un vero e proprio sorvegliato speciale. Oggi, grazie al nuovo protocollo d’intesa, potrebbe esserci una vera e propria svolta nell’ambito del monitoraggio e quindi della prevenzione. Infatti, l’innovativo progetto che sta sviluppando il Politecnico, si colloca proprio in questa direzione, come ha spiegato Franco De Poi assessore provinciale alla Protezione Civile: “Questo accordo ha come scopo la salvaguardia del nostro San Martino, attraverso l’analisi, la verifica e la prevenzione di eventuali crolli. Il protocollo d’intesa ha un duplice obiettivo: il primo riguarda la prevenzione e la pianificazione dell’emergenza; il secondo verte sulla sperimentazione di nuovi sensori e sull’evoluzione del sistema di monitoraggio. Il tipo di frane che caratterizzano la zona del San Martino non è prevedibile, e il lavoro che stiamo svolgendo insieme al Politecnico è quello di fare in modo che lo diventino”.
Il professore Marco Bocciolone del Politecnico di Lecco si è detto soddisfatto: “perchè andiamo a suggellare quello che è il ruolo del Polo territoriale di Lecco, attraverso la sinergia tra enti di ricerca ed enti istituzionali. Una soddisfazione maggiore è data dal fatto che il polo di Lecco ha ricevuto dal Politecnico di Milano la delega alla ricerca per la protezione civile facendolo diventare un centro ricerca vero e proprio”.
A illustrare le novità in ambito tecnico-scientifico e di ricerca del progetto è stata Monica Papini professoressa di geologia applicata al Politecnico di Lecco, nonchè lecchese di nascita e residente proprio sotto il San Martino: “Ho voluto fortemente portare avanti il tema della protezione civile sia per una questione prettamente professionale, ma anche perchè è un tema che sento mio in quanto sono una lecchese doc”. Quindi la professoressa è entrata nel merito del progetto, spiegando: “Le frane di crollo che caratterizzano il San Martino, a differenza di altri tipi di frane, non hanno i classici segnali premonitori utili per capire il momento dell’evento. Sono frane non connesse alle precipitazioni o meglio questo legame non è così immediato. Pertanto i sistemi classici di monitoraggio danno segnalazioni troppo puntuali o addirittura tardive per riuscire a dare un pre-allarme e persino l’allarme. Infatti, estensimetri e fessurimetri che misurano l’allontanamento delle fessure quando inoltrano i segnali spesso lo fanno a ridosso dell’evento”.
Ecco quindi la necessità di un sistema di monitoraggio diverso. “Stiamo cercando di individuare quei segnali premonitori che precedono il distacco e lo stiamo facendo attraverso il coinvolgimento di altri dipartimenti del Politecnico con i quali abbiamo messo a punto nuovi strumenti di monitoraggio diversi da quelli di tipo microsismico – ha proseguito la professoressa Papini – Sapendo che la rottura che precede il distacco è accompagnata sia da onde acustiche che fisiche abbiamo cominciato a lavorare per creare un sistema in grado di misurare queste rotture. Il passo successivo è stato quello di installare sul San Martino la rete di monitoraggio composta dai diversi sensori: accelerometri uniti a dei geofoni – lavoro affidato al Gruppo Ragni di Lecco che ringraziamo – che stiamo attualmente testando e sperimentando. Sono sensori innovativi rispetto a quelli tradizionali, capaci di inviare dati aggiornati attraverso un ponte radio al campus point del Politecnico dove il personale incaricato li analizza e li mette anche in realzione agli eventi climatici. La rete funziona e quello su cui ora stiamo lavorando e su cui Provincia e Comune hanno dato il loro sostegno è il lavoro di interpretazione dei dati. Il prossimo passo sarà quello di riuscire a filtrare i rumori di fondo e isolare i segnali che effettivamente riguardano i movimenti microcristallini. La sifda è quella di arrivare ad avere sistema di monitoraggio innovativo e in grado di prevedere questi eventi e quindi riuscire ad attuare tutte le azioni necessarie per mettere in salvo vite umane”.
Il professor Riccardo Pietrabissa del Politecnico ha infine ricordato: “Dal lontano 1969 a oggi la tecnologia ha fatto passi da gigante in molti settori, non è stato così nell’ambito del monitoraggio e della prevenzione di eventi franosi. Di fatto però, oggi, la tecnologia offre strumenti capaci di sviluppare questo tipo di azione. Il fatto che università e istituzioni pubbliche collaborino in questa direzione è importante. Si tratta di un progetto eccellente perchè consente di cominciare a fare della sperimentazione applicata e quindi testare la bontà delle nuove tecnologie made in Italy”.
Presenti alla firma del protocollo d’intesa anche il dottor Flavio Polano in rappresentanza del comune di Lecco e il geologo Fabio Valsecchi della Provincia di Lecco.