DERVIO – E’ scontro aperto tra il sindaco di Dervio, Davide Vassena, e il vicepresidente della Provincia di Lecco, Stefano Simonetti, dopo le dichiarazioni che quest’ultimo ha rivolto al primo cittadino, criticando l’intenzione di richiesta dello stato di calamità naturale e definendo invece il sindaco Vassena come “la prima calamità per la comunità di Dervio” (vedi articolo).
Dalla cittadina lecchese non si è fatta attendere la replica, firmata dalla Giunta comunale: una nota in cui l’amministrazione comunale rinfaccia a Simonetti di aver mancato di rispetto agli abitati di Dervio e rimanda al mittente le accuse di ritardi nella realizzazione del peduncolo di collegamento con la superstrada 36.
Riceviamo e pubblichiamo:
“Le dichiarazioni dell’assessore provinciale Simonetti, che cerca di dare la colpa al Comune di Dervio sull’annosa vicenda del peduncolo di collegamento tra la SP72 e la SS36, lasciano increduli per l’inaudita scorrettezza istituzionale. Sembra evidente il tentativo di incolpare altri per spostare l’attenzione dalla grave situazione del traffico e dal fatto che l’Assessore non sia riuscito finora ad ottenere risultati decisivi sui problemi di questi giorni.
La Provincia, che dovrebbe sostenere le necessità del territorio, dovrebbe scusarsi per avere invece ironizzato sulla richiesta del Comune di Dervio di ottenere lo stato di calamità, mancando di rispetto ai Derviesi e al Consiglio Comunale che li rappresenta, e che all’unanimità ha sostenuto tale richiesta. L’Assessore manca poi di rispetto anche al Sindaco incolpandolo di scelte peraltro decise all’unanimità dal Consiglio Comunale. Ma comunque non è certo colpa del Comune se il peduncolo di Dervio non è stato ancora realizzato, e spieghiamo il perché.
Nel giugno 2009, all’insediamento della nuova amministrazione derviese, esisteva un progetto approvato anche dal Comune che prevedeva una piccola galleria (la soluzione ritenuta ideale). Nel marzo 2010 la Provincia (che nel frattempo ha cambiato amministrazione) comunica che non ci sono abbastanza soldi, e propone in alternativa un viadotto a picco sul lago lungo 70 metri e alto 17: la Soprintendenza per i beni architettonici di Milano, che deve esprimersi sul progetto, dirà poi che non avrebbe accettato tale soluzione per l’eccessivo impatto ambientale. In soli tre mesi, il 22 giugno 2010, il Consiglio Comunale, con voto unanime, presenta alla Provincia uno studio per eliminare l’impatto del viadotto.
Il 13 maggio 2011, dopo undici mesi, la Provincia trasmette quindi al Comune un nuovo progetto che non prevede più il viadotto a picco sul lago. In 2 mesi e mezzo, il 4 agosto 2011, il Consiglio Comunale all’unanimità dà l’ok alla Provincia affinché la stessa possa sviluppare le successive fasi progettuali, richiedendo piccole modifiche. Il 20 settembre 2011 la Provincia impone al Comune di riapprovare il progetto senza modifiche e in soli 9 giorni, il 29 settembre 2011, il Consiglio Comunale, all’unanimità, approva il progetto senza alcuna modifica.
Solo l’8 febbraio 2013, dopo ben 16 mesi, la Soprintendenza ai beni architettonici di Milano risponde dopo numerosi solleciti bocciando questa soluzione perché comporterebbe l’abbattimento della casa cantoniera per realizzare la rotonda necessaria per l’accesso al peduncolo. Dopo soli 12 giorni, il 20 febbraio 2013, il Consiglio Comunale dà il proprio assenso a un’ulteriore proposta della Provincia che prevede di non abbattere più la casa cantoniera realizzando il peduncolo solo in salita, anche se con un’utilità sicuramente limitata, ma da allora non abbiamo più saputo nulla.
Questo elenco di date e progetti si sintetizza in pochi semplici fatti:
1) in base alla convenzione stipulata con ANAS e Ministero, è la Provincia a dover realizzare il progetto per il peduncolo;
2) a questa Amministrazione la Provincia ha presentato 3 progetti (non certo una decina come affermato da Simonetti): il primo è stato ritirato dalla Provincia stessa, mentre gli altri due sono stati, di fatto, bocciati dalla Soprintendenza di Milano. Il Consiglio Comunale non ha mai bocciato alcun progetto e, anzi, li ha sempre approvati rinunciando anche a piccoli miglioramenti pur di non bloccarne l’iter, ma purtroppo non è servito a nulla;
3) in questi 4 anni i vari progetti sono stati fermi per le necessarie valutazioni del Consiglio Comunale solo per complessivi 6 mesi. Il resto del tempo (3 anni e mezzo) è stato utilizzato dalla Provincia per predisporre le varie soluzioni, e dalla Soprintendenza per valutarle prima di bocciarle.
Ci meraviglia molto il fatto che Simonetti non abbia neanche citato la Soprintendenza, prendendosela invece con il Comune, forse perché vuole essere forte con i piccoli, mentre in realtà è debole con i grandi. E intanto i cittadini aspettano!”