CALOLZIO – A rischio l’opera viabilistica più importante in cantiere e la più attesa dai comuni di Vercurago e Calolzio per deviare il traffico fuori dal centro cittadino: la nuova Lecco-Bergamo.
L’azienda incaricata della realizzazione della galleria, l’ICS Grandi Lavori SpA , in questi giorni ha infatti “sbottato” contro la Provincia e in una nota stampa denuncia di non essere “stata assolutamente posta nelle condizioni di operare e dispiegare tutta la sua organizzazione”.
“Fino ad oggi – dichiara l’ing. Claudio Salini, Presidente e AD dell’omonimo Gruppo – abbiamo taciuto, cercando di lavorare comunque in quelle poche aree messe a disposizione dall’Amministrazione Provinciale, oltre a trovare una via d’uscita con la Provincia che, però, continua a eludere ogni minima decisione sulle problematiche che impediscono la sostanziale partenza dei lavori”.
Inizialmente ICS, spiegano dall’azienda, si è trovata ad affrontare il problema legato alla consegna delle aree di lavoro. “Queste avrebbero dovuto essere tutte disponibili fin da subito, invece sono state spezzettate in 5 diverse tranche tra dicembre 2012 e giugno 2014. Da qui l’impossibilità di una organica pianificazione dei lavori. Altra problematica, quella riguardante la rimozione dei sottoservizi sotterranei presenti sia in prossimità dell’imbocco nord che in quello sud. Compito della loro rimozione era della Provincia, ma a fronte di un tempo previsto per il completamento dei lavori di circa 8 mesi, ne ha impiegati ben 12. Di non poco conto anche la diatriba Provincia/ERC. Questo contenzioso con un continuo alternarsi di ricorsi, decreti, riconvenzionali e tentativi bonari ha penalizzato ICS, che è riuscita ad entrare in quelle aree solo agli inizi dello scorso giugno, dopo 18 mesi dalla consegna”.
A questo si aggiungerebbe la questione dei siti ove depositare i materiali scavati sia dalle gallerie che dalle trincee: 400mila mc che, secondo il progetto, avrebbero dovuto essere conferiti a 5 km dal cantiere ma poi, nel rinnovo del piano cave, “la Provincia ha paradossalmente ‘dimenticato’ di conferire le autorizzazioni necessarie per il sito prescelto, costringendo l’impresa a trasportare tutto in altra località distante oltre 25 km, pretendendo la corresponsione dello stesso prezzo originario”.
“Dopo che sono trascorsi 18 mesi – incalza l’ing. Salini – e dopo innumerevoli proclami ed interviste da parte dell’allora Assessore Simonetti che si è sempre ed esclusivamente vantato alle spalle dell’Impresa, non sono state poste le basi per la risoluzione dei problemi che ancora oggi impediscono la integrale ed organica esecuzione dei lavori. Oltre al problema irrisolto delle terre, ad oggi, le aree ERC non sono ancora disponibili perchè in 4 mesi la Provincia non è stata nemmeno in grado di capire dove sono i sottoservizi presenti, né tantomeno di rimuovere una semplice tettoia in eternit. Ciò ha impedito l’inizio di una paratia di diaframmi, l’ultima da eseguire e ora le macchine sono ferme ad aspettare che venga tolto questo piccolo tetto. Tutto ciò ha gravato e sta gravando negativamente, fin dall’inizio dell’appalto, sull’impresa che rappresento, rendendo ormai insostenibile l’abnorme spesa attualmente finanziata esclusivamente dalla ICS, senza peraltro avere nessuna percezione di quando finalmente si potrà iniziare a lavorare sul serio”.
Dopo il riconoscimento della sussistenza di situazioni definite “anomale” e l’avvio di un fallito tentativo di accordo bonario, ICS ha ritenuto opportuno denunciare la situazione e rivolgersi al Tribunale.
“In un contesto di crisi nazionale – conclude l’ing. Salini – questo appalto è divenuto ormai assolutamente inammissibile. La situazione é evidentemente intollerabile per il reiterarsi di cause non imputabili alla mia impresa e di cui ci siamo fatti sino ad oggi carico nello spirito di collaborazione e di un possibile componimento con la Provincia, ma che su di essa gravano pesantemente e che se non dovessero essere risolte in tempi brevissimi – comunque entro e non oltre il mese corrente – costringeranno la stessa impresa, suo malgrado, a drastiche scelte e financo alla richiesta di risoluzione del Contratto”.