Accusato di aver abusato della cognata, il giudice lo assolve

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    Condanna tribunaleLECCO – Era stato denunciato dalla cognata per aver tentato di farle violenza fisica, ma per il collegio del Tribunale di Lecco, presieduto da Enrico Manzi, il fatto non sussiste perché è venuta a mancare la testimonianza della vittima resasi irreperibile, e ha deciso l’assoluzione dell’imputato, B.B., marocchino residente nel Casatese.

    L’episodio che aveva portato l’uomo a giudizio era avvenuto la notte del 27 giugno 2011. La donna, clandestina, viveva dal 2007 in un appartamento con la sorella e il marito di lei ma motivi lavorativi avevano determinato una frequente assenza della padrona di casa, portando i due cognati alla convivenza.

    Una situazione che per il Pubblico Ministero Silvia Zannini, titolare del fascicolo, aveva portato l’uomo ad avere attenzioni sempre più insistenti nei confronti della giovane cognata, attenzioni culminate con diverse richieste di rapporti sessuali, sempre declinate.

    Al momento della denuncia la presunta parte offesa aveva raccontato alle forze dell’ordine di aver ricevuto la visita del cognato durante una notte di fine giugno. L’uomo, stando alla sua testimonianza, sarebbe entrato nudo nella sua stanza, rinnovando la proposta sessuale e all’ennesimo rifiuto avrebbe prima palpeggiato la giovane donna e poi l’avrebbe gettata sul letto, torcendole un braccio e tappandole la bocca cercando di violentarla. La giovane donna era poi fuggita spaventata nel cuore della notte e aveva chiamato i carabinieri della stazione di Cremella che avevano raccolto la sua testimonianza.

    La vera e propria violenza non si sarebbe tuttavia verificata, come testimoniato dai referti medici depositati durante il procedimento giudiziario a carico dell’uomo. Dettaglio che è stato ricordato durante l’udienza di giovedì dal legale difensore dell’imputato, l’avvocato Claudio Rea, che ha quindi ricordato alla corte la mancanza di una conferma dibattimentale delle accuse rivolte al proprio assistito: la presunta vittima infatti, dopo aver esposto due denunce, non si è mai presentata in aula durante il processo, rendendosi irreperibile.

    Ascoltate le richieste del pm – 1 anni e otto mesi la pena inizialmente proposta – e della difesa il collegio giudicante presieduto dal dottor Manzi ha quindi pronunciato la sentenza, assolvendo l’imputato (che nel frattempo ha cambiato casa) per la non sussistenza del fatto.