Il racconto di Simone Lomuoio, il 39enne di Valmadrera, caricato da un becco l’altra sera sul sentiero Luisin
“Mi ha salvato il foulard che avevo al collo per via della ferita al braccio. Ho legato l’animale a un cespuglio e sono scappato via”
VALMADRERA – “L’ho visto avvicinarsi, a testa bassa, sbuffando, con le sue corna ricurve puntate su di me. Sarà stato grosso una volta e mezzo una capra. Ma ormai era troppo tardi per scappare”. E’ ancora sconvolto e sotto choc Simone Lomuoio, il 39enne di Valmadrera, colpito più volte da un becco l’altra sera lungo il sentiero Luisin sul Corno Birone. “Mi piace andare a camminare sui monti sopra Valmadrera e anche l’altro pomeriggio, non appena concluso il lavoro, ho imboccato il sentiero che parte dal San Martino”.
Arrivato poco dopo il ceppo della Forcola, l’incontro con l’animale. “Ha iniziato a puntarmi. Ho provato a girarmi, ma ormai era troppo vicino. E lui ha iniziato a darmi delle piccole botte. Allora ho preso il cellulare e ho chiamato i soccorsi cercando di mettermi al riparo sopra una rupe. Ma il becco continuava a caricarmi sulle gambe”. La prima reazione, dall’altra parte della cornetta, è stata di stupore e di incredulità. “Mi hanno detto di mettermi al riparo su un albero, ma lì, sul sentiero Luisin, non ce ne sono. Intanto il becco mi è corso dietro colpendomi con le corna facendomi sbalzare più sotto nella scarpata di diversi metri. E’ stato lì che il cellulare mi è caduto di mano e ho iniziato a gridare aiuto”.
Fortunatamente Lomuoio era riuscito a fornire indicativamente le coordinate della sua posizione permettendo alla macchina dei soccorsi di mettersi in moto. “Il becco però non ne voleva sapere di mollarmi. E mi ha caricato di nuovo, facendomi ruzzolare ancora più in basso di altri metri. Io cercavo di tenergli le corna, ma era fortissimo”. Una foga dirompente, contro cui poco hanno potuto anche i 100 chili di peso del valmadrerese. “E dire che era anche anziano perché aveva le corna ricurve”. Nonostante ciò il becco è riuscito a scaraventarlo ancora più in basso, facendo “atterrare” il valmadrerese vicino a uno strapiombo. “A quel punto ho iniziato a recitare il Padre Nostro. Mi sono detto che era davvero finita”.
Poi l’intuizione, risultata vincente: “Avevo al collo un foulard visto che mi sono fatto male al braccio pochi giorni fa. Ho pensato di usarlo per legare le corna e chiudergli la bocca, attutendo quanto meno i danni”. Provvidenziale è risultato poi un piccolo cespuglio lì vicino: “Sono riuscito a trascinare l’animale lì e a legarlo. Per rinforzare la presa ho messo anche le stringhe delle scarpe di modo da riuscire a guadagnare del tempo”. Legato il becco, Lomuoio è risalito lungo la scarpata per riguadagnare il sentiero Luisin. “Giunto quasi al San Martino ho incrociato uno che correva e l’ho avvisato della presenza di un becco in libertà”.
Poco dopo ho incontrato anche gli uomini del soccorso alpino che mi erano venuti a salvare”. Scortato dai soccorritori, Lomuoio è stato caricato su un’ambulanza e portato al Pronto Soccorso del Manzoni per accertamenti. “I medici non volevano credere a quanto accaduto”. I controlli ecografici hanno permesso di escludere rotture o lesioni gravi: restano i morsi alle gambe, giudicati guaribili in 10 giorni. Quanto all’animale, nulla si sa, quanto meno al momento, sul suo destino, anche se molto probabilmente sarà riuscito a liberarsi: “Ci tengo a sottolineare che, contrariamente a quanto indicato, non era un muflone e neppure un cinghiale. Era sicuramente un animale da allevamento. Sono un assiduo frequentatore di quel sentiero, ma finora avevo incontrato solo capre. Trovarsi di fronte un becco può risultare, come nel mio caso, molto pericoloso”.