LECCO – “L’abbiamo attesa Elisa, ed Elisa è tornata alla sua casa, ai suoi familiari, alla sua città e alla sua parrocchia. Ora è qui circondata dall’affetto, dal dolore dei suoi cari e di noi tutti”.
Le parole di don Egidio Casalone, parroco di Castello, sono risuonate nel silenzio della chiesa rionale dove la comunità, giovedì pomeriggio, si è riunita per l’ultimo saluto alla giovanissima Elisa Alfiniti, morta a soli 14 anni dopo aver a lungo combattuto contro la malattia.
Una breve processione ha accompagnato la piccola bara bianca, contente le spoglie mortali della giovane, dalla cappella dell’oratorio alla chiesa parrocchiale dove si è celebrato il rito funebre.
“Elisa era partita dalla nostra città passando da un ospedale all’altro per ritrovare la gioia di vivere, per costruire quel futuro che iniziava ad intravedere dinnanzi a lei, frutto del suo impegno e del coraggio con il quale affrontava la malattia – ha ricordato don Egidio – Un percorso che le ha offerto speranze e delusioni. Alla fine, la generosità dei medici e la speranza dei genitori hanno dovuto arrendersi alla morte, lasciandoci tutti scossi”.
Un dolore visibile sui volti dei familiari e dei tanti bambini presenti alla cerimonia, i compagni di classe della scuola media “Don Ticozzi”, i professori ed anche i dirigenti del settore Cultura del Comune di Lecco che hanno voluto, con la loro presenza, dimostrare la propria vicinanza alla famiglia di Elisa ed in particolare a papà Pino, da oltre vent’anni custode di Palazzo Belgiojoso. Anche il sindaco Virginio Brivio ha presenziato alle esequie.

“Non vorremmo mai celebrare funerali, soprattutto di bambini e di ragazzi così giovani – ha proseguito il parroco – Quando una persona ci lascia ci chiediamo il perché. Umanamente non è possibile trovare risposta. Perché ogni essere vivente per natura è fragile e a volte le vicende della vita ci portano sul letto del dolore. Elisa parla a tutti noi, parla della fragilità della vita, parla della verità ed anche della morte. Elisa ha vissuto il suo venerdì santo ma anche per lei, dopo il mistero della sofferenza, c’è la Pasqua”.
Don Egidio, affiancato nelle celebrazioni da don Paolo Maria Ventura, ha poi letto il passaggio di una preghiera attribuita a San Agostino: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme”.
“Elisa è andata con gli angeli – è intervenuta una professoressa – ed ora gli angeli ameranno il suo sorriso”. “Cara Elisa il tuo sorriso ci manca molto. Per noi della tua classe, la 3°E, il tempo si è fermato. Tra noi c’è un vuoto e tanta tristezza” è il messaggio di una compagna di classe, uno dei tanti pensieri che sono volati in cielo insieme ad una miriade di palloncini bianchi, al termine della celebrazione, mentre la salma della ragazzina veniva accompagnata fuori dalla chiesa parrocchiale.
“Hai combattuto a lungo – l’ha ricordata un compagno – ora vogliamo darti un abbraccio, uno di quelli che non finiscono mai. Da oggi sarai la luce che illuminerà il nostro cammino”.

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