LECCO – “La situazione era tesa, lui continuava a buttarsi benzina addosso e per terra, bastava una scintilla e le cose sarebbero andate diversamente”.
E’ il capo della Squadra Mobile, Marco Cadeddu, a raccontare i drammatici momenti del salvataggio di Vicenzo Musolino, imprenditore della Edilnord, che nella mattinata di lunedì si è incatenato ad un palo nei pressi del Tribunale di Lecco, con in mano una tanica di benzina e nell’altra un accendino, minacciando di farla finita.

Lanciato l’allarme è scattato il protocollo d’intervento che ha coinvolto le forze dell’ordine, il 118 e i Vigili del Fuoco. Il capo della Mobile, insieme ai colleghi della Questura e ai Carabinieri, ha raggiunto il luogo dell’accaduto e ha coordinato la trattativa con l’imprenditore. Il suo gesto, agli occhi degli agenti, non è apparso affatto come un atto dimostrativo: “Assolutamente no, era disperato e continuava a versarsi la benzina sul corpo. Per liberarlo abbiamo dovuto mette in atto un azione rapida e fulminea”.
E’ stato proprio il capo della Mobile a dare il segnale agli agenti che sono scattati verso Musolino, bloccandolo prima che potesse commettere qualche sciocchezza, con i Vigili del Fuoco appostati e pronti a intervenire.
“Abbiamo dovuto bloccarlo con la forza, levandogli la tanica di 5 litri che aveva tra le mani, lo abbiamo poi liberato e caricato sull’auto d’ordinanza – ha proseguito Cadeddu – era completamente bagnato di benzina”.
Musolino, portato in Questura, si è sfogato con gli agenti, ripetendo loro quanto già urlato di fronte al Tribunale: “Diceva di avere già pagato per il suo passato e di non volere che venisse penalizzato il lavoro dei propri figli, aveva paura che nessuno volesse lavorare con lui”.
L’imprenditore è infatti cognato del boss Franco Coco Trovato ed era stato arrestato nei primi anni 90’ al culmine dell’inchiesta Wall Street. Il suo nome è recentemente spuntato nell’inchiesta Metastasi, intercettato mentre parlava con il consigliere Ernesto Palermo (in carcere dallo scorso 2 aprile) “per alcuni lavori di ristrutturazione del Lido di Paré”.
Alla polizia, Musolino ha riferito di aver compiuto questo gesto dopo che la sua impresa è stata menzionata da un articolo di un giornale locale. L’imprenditore è stato denunciato per procurato allarme.

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