Economia stabile nel lecchese, ma l’orizzonte è nero

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    LECCO – Economia sul “chi va là” nel lecchese, dove i valori rivelati dall’Osservatorio congiunturale di Confindustria Lecco –Como, per il primo semestre 2012, mostrano un panorama economico nel complesso stabile, anche se le prospettive future non fanno intendere nulla di buono.

    Nelle due province si registrano lievi aumenti nella domanda, attività produttiva e fatturato, che mediamente si attestano ad un +2,3% rispetto ai livelli dello scorso dicembre, dove gli indicatori mostravano però una contrazione media del -4% rispetto alla prima metà del 2011.

    Dal confronto si evidenzia la permanenza di elementi di criticità, confermati dalle previsioni meno fiduciose che le imprese, che si attendono un ulteriore calo dell’1,8% per la seconda metà dell’anno in corso.

    Gli ordini hanno registrato per le imprese di Lecco e di Como la peggiore performance a livello tendenziale, con una contrazione che si è attestata al -2,4% rispetto a giugno 2011, ma un lieve aumento del 3,5% nel confronto con l’ultimo semestre dello scorso anno.

    Andamento analogo per le attività produttive, con un timido +1,8% rispetto al secondo semestre dello scorso anno, a fronte comunque di una contrazione del -3,5% del secondo semestre 2011 sul primo dello stesso anno. Le aspettative, anche in questo caso, sono pessime e prospettano a fine anno un calo del -2,1%.

    Per quanto riguarda la capacità produttiva mediamente impiegata, i dati mostrano un minor tasso di utilizzo, che passa dal 71,9% del secondo semestre 2011 al 71,1% dei primi sei mesi dell’anno in corso.

    L’incidenza media del costo delle materie prime sul totale dei costi di produzione si è attestata al 36%, sostanzialmente in linea con quanto rilevato in precedenza.

    Stabile il fatturato , che ha registrato una variazione positiva dell’1,6% nel confronto con la seconda metà dello scorso anno, dopo il calo del -3,9% registrato nel secondo semestre 2011 rispetto ai sei mesi precedenti.

    “Per la provincia di Lecco – commenta il presidente di Confidustria Lecco, Giovanni Maggi – possiamo in questo caso segnalare dati sia congiunturali che tendenziali lievemente migliori rispetto alle rilevazioni complessive; così come maggiore è la percentuale di fatturato dovuto alle esportazioni realizzato dalle nostre imprese. Purtroppo, sono al contrario maggiormente improntate al pessimismo le aspettative, con un calo del fatturato previsto pari al -3,7%”.

    “È innegabile – prosegue Giovanni Maggi – che la propensione all’export è uno dei nostri più importanti asset strategici e speriamo quindi che, proprio investendo su questo aspetto come stanno facendo, le imprese possano contrastare la preoccupazione per il futuro evidenziata dalle previsioni negative rispetto al fatturato”.

    In effetti, i dati rilevati dall’osservatorio, dimostrano come il 39% circa del fatturato sia realizzato all’estero: i paesi dell’Europa Occidentale restano il punto di riferimento principale (21,8%), seguiti da Europa dell’Est (4%), USA (3,1%) e America Centro Meridionale (1,7%). Le previsioni per il secondo semestre anticipano una possibile variazione negativa nell’ordine dell’1,6%.

    Critica ancora la situazione occupazionale sia a Lecco che Como: nonostante i due terzi delle imprese abbiano indicato stabilità dei livelli occupazionali per i primi sei mesi del 2012, è pari al 22,3% la percentuale di quanti segnalano una contrazione. Si attesta al 10,8%, invece, la percentuale di chi indica un incremento dei livelli.

    “Per Lecco lo scenario è analogo – afferma il direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori – sia per quanto concerne l’andamento del primo semestre, che a livello previsionale. In questo contesto si inseriscono anche i dati riferiti al ricorso agli ammortizzatori sociali che, nella prima metà dell’anno, hanno subito incrementi. Analizzando l’utilizzo della cassa per gli occupati mediamente coinvolti a zero ore, e comparando i dati relativi al mese di giugno 2011 con quelli di giugno 2012, registriamo un aumento del 67% per la cassa ordinaria e del 42% per le forme straordinarie, cassa in deroga e contratti di solidarietà”.

    “Rispetto all’inizio dell’anno si registra, per entrambe le tipologie di cassa, un incremento nell’ordine del 50% – conclude Giulio Sirtori – restituendo il quadro di una situazione estremamente complessa”.