Folla immensa per il doloroso addio ad Andrea Rupani

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INTROBIO – La Chiesa di Sant’Antonio Abate non è riuscita a contenere tutte le persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto ad Andrea Rupani, il gestore del rifugio Lecco a Bobbio, scomparso lunedì mattina all’età di 45 anni.

 

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Così, quanti non sono riusciti ad entrare in chiesa– già stracolma mezz’ora prima dell’inizio della funzione – sono rimasti ad ascoltare la Messa all’esterno, sul sagrato, per strada, dove sono stati posizionati degli altoparlanti, in previsione della grande affluenza.  E nonostante le rigide temperature lì sono rimasti, uniti nel grande dolore che ha colpito non solo la comunità di Introbio, di cui Andrea era originario, ma tutta la Valsassina e il mondo della montagna lecchese.

Sorridente, solare, cordiale, divertente, lavoratore: così è stato ricordato Andrea, che in rifugio, si può dire, era cresciuto col papà Piero e la sorella Giovanna. Al ritiro del padre, Andrea aveva preso in  gestione lo storico stabile dei Piani di Bobbio, punto di riferimento per diversi escursionisti, mandandolo avanti con la moglie Eugenia, altra “figlia d’arte”: il padre infatti era lo storico gestore del rifugio Bocca di Biandino.

 

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Alla funzione erano presenti tutti: il papà, la sorella, la moglie, i due figli Michela e Davide e tanti, tantissimi, tra amici, clienti abituali del rifugio, gli Alpini, diverse sezioni del Cai, le scuole di sci. Tutti riuniti per porgere l’ultimo saluto ad Andrea, incapaci di spiegarsi un dramma tanto grande e inaspettato.

“In questi giorni tutti noi abbiamo delle domande, cerchiamo la verità ma non troviamo risposte – ha detto il parroco durante la breve predica – ma nel buio in cui siamo precipitati da un giorno all’altro dobbiamo vedere la luce: solo  il Signore custodisce questa verità ed è pronto a svelarcela solo quando anche il nostro animo lo sarà. Dobbiamo essere misericordiosi nei confronti di Andrea, e dobbiamo esserlo con noi stessi, questo ci chiede oggi il Signore”.

 

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Applausi, dentro e fuori la chiesa, al termine delle letture con le quali gli amici hanno voluto ricordare il rifugista scomparso.

“I miei occhi non mi hanno mai permesso di vedere il tuo viso, ma non fa niente. Il tuo sorriso l’ho sempre visto con gli occhi del cuore. Adesso Andrea sono sicura che dal paradiso riuscirai a trasmettere a tutti noi quella forza coraggiosa che ognuno di noi ha bisogno per camminare sul ripido sentiero della vita. Vivere sapendo che nel cielo c’è un angelo dall’animo buono come il tuo è una benedizione per tutti noi”.

E ancora: “La notizia della tua morte è arrivata come una meteora caduta dal cielo e come tale ha lasciato tutti increduli a guardare quel grande vuoto che hai lasciato. A poche ore dalla tua scomparsa immaginavo qualcuno piangere ma mai avrei pensato a tante lacrime, mi aspettavo tante persone oggi, non una folla immensa”.

“Ciao Andrea, questo non è un addio. Certamente un giorno ci ritroveremo tutti lassù e forse potremo capire tante cose. Intanto, noi rimasti qui saliremo ancora tante volte , tantissime volte alla Lecco, e guardando ad est sopra i Campelli mentre il sole si alza scruteremo tra le nuvole, cercando di riconoscere o immaginare tra i tanti disegni del cielo la tua bandana e il tuo splendido ed eterno sorriso”.

 

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Al termine della funzione le note del Signore delle Cime hanno accompagnato il feretro di Andrea fuori dalla chiesa. C’è stato il tempo di un’ultima, tenera battuta, che ha suscitato il sorriso e la commozione di tutti i presenti, in attesa di seguire il feretro, già in processione verso il cimitero:  rimasta indietro per salutare i tanti amici che l’hanno aspettata, insieme ai figli, fuori dalla chiesa, la moglie di Andrea, Eugenia ha recuperato la distanza con una breve corsa, esclamando: “Non mi aspetta neanche questa volta!”. L’amato rifugista è stato sepolto presso il cimitero di Introbio.