LECCO – Tre riconoscimenti, tre storie, per non dimenticare un periodo buio che ha segnato la storia del Mondo.
In occasione delle manifestazioni dedicate al Giorno della Memoria, tre medaglie d’onore sono state concesse dal Presidente della Repubblica a tre cittadini lecchesi, deportati o internati nei lager nazisti e destinati ai campi di lavoro durante la Seconda Guerra Mondiale.
La cerimonia si è tenuta questa mattina in Sala Ticozzi e ha visto la partecipazione delle autorità del mondo civile e religioso, e rappresentanti delle forze dell’ordine. I ragazzi del liceo musicale G. B. Grassi e dell’istituto Casa degli Angeli hanno animato la cerimonia con musiche e canti.
“Un saluto particolare al signor Franco Milesi, che è qui con noi questa mattina, mentre a tutti i sopravvissuti voglio esprimere la mia solidarietà e la mia riconoscenza – ha detto il Prefetto Liliana Baccari -. A tutte le persone che non sono tornate dai campi di sterminio va il nostro commosso ricordo. Le manifestazioni legate alla Giornata della Memoria rappresentano tanti piccoli tasselli che si uniscono ogni giorno aiutandoci a costruire un’etica civile più forte e una cittadinanza inclusiva e più matura. Come diceva Italo Calvino ‘La storia è fatta di piccoli gesti anonimi e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano’. La scuola deve essere il terreno che dà concretezza ai valori”.
Lucia Ronchetti, dell’archivio di stato di Como e Lecco, ha ricostruito attraverso la documentazione storica le vicende di guerra dei tre reduci premiati. Franco Milesi, classe 1924 di Erve, era l’unico reduce vivente e, dopo una toccante testimonianza di quegli anni, è salito sul palco con sua moglie per ricevere la medaglia dalle mani del sindaco di Erve Giancarlo Valsecchi.
Riconoscimenti anche ad altri due reduci ormai scomparsi: Alfredo Balatti, classe 1917 di Rongio, frazione di Mandello, e Alessandro Fumagalli, classe 1923 di Santa Maria Hoè.
Un nipote di Alfredo Balatti, quindi, ha letto un documento lasciato dallo zio che ricorda quei momenti: la fame, la violenza, il lavoro, le lunghe marce, storie incredibili che hanno segnato la vita di migliaia di persone.
“Ogni giorno sarà necessario il nostro impegno affinché la testimonianza diventi azione concreta in difesa delle vittime dell’odio, dell’intolleranza e della barbarie – ha concluso il Prefetto -. ‘Mai più, mai più’ è il monito che dobbiamo levare contro ogni forma di violenza e discriminazione”.
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