I senzatetto fondano “Rivalsa” e chiedono soluzioni abitative

    Tempo di lettura: 3 minuti

    pranzo pasqua senza tetto (2)

    LECCO – “La nostra storia comincia all’interno del Rifugio “un tetto per tutti” gestito dalla Caritas di Lecco, che ci ha accolti durante il periodo invernale. Un tetto sulla testa, che per quei mesi abbiamo sentito come casa, ci ha permesso di iniziare un percorso per recuperare quella dignità che accomuna tutte le persone con una vita normale. Una vita che dovrebbe essere un diritto di tutti: di quelli che hanno sbagliato, di quelli che si sono persi, di quelli che non ce la fanno”.

    E’ questo lo spirito che anima i senzatetto lecchesi che hanno deciso di unirsi in un associazione, “Rivalsa” il suo nome, che è nata ufficialmente in questi giorni anche se il gruppo si era già mosso con iniziative anche nelle scorse settimane.

    Determinante il sostegno e l’appoggio che Don Giuseppe e la Parrocchia del Caleotto, che hanno messo a disposizione un locale come sede per l’associazione.

    “Solo grazie a questo oggi siamo qui. Altrimenti,dopo il 31 marzo, ci saremmo dispersi in mille posti e situazioni diverse. Una Rivalsa della nostra condizione singola è molto piu difficile che una Rivalsa in gruppo, insieme! Con compagni di strada a cui appoggiarsi in questo cammino. E così nasce la voglia di riscatto, la voglia di poter tornare ad avere qualcosa di più, la voglia di non dover chiedere soltanto ma poter anche dare”.

    Rifugio-Notturno-Caritas_Interni-1L’Associazione Rivalsa, come spiegato dagli stessi fondatori, ha la funzione di riunire persone che, provenendo da una condizione di mancanza di dimora, vogliono creare un meccanismo virtuoso di auto-mutuo-aiuto. “La logica – dicono – è quella di uscire da una dimensione meramente assistenzialistica per diventare soggetti attivi della propria rinascita. Il punto di forza dell’associazione è rappresentato dalla volontà di chi ne fa parte di costituirsi come gruppo coeso e al contempo aperto all’accoglienza di altre persone in condizione di bisogno”.

    La richiesta è univoca: un tetto per tutti. “Trovateci una soluzione abitativa, sostenuta, per sei mesi, che ci consenta di verificare la possibilità anche di gettare le fondamenta di un embrione di Rifugio che dura tutto l’anno – chiedono – Oppure utilizzare questi sei mesi come una fase che può saldarsi con l’apertura a Novembre del Rifugio invernale. Se non esisterà più la vecchia struttura Caritas di Via San Nicolo (si è sempre detto che va abbattuta…. già da adesso..) dove si farà il nuovo rifugio invernale? E’ tutto da inventare. Non ci si può pensare certamente al primo Novembre! Questi mesi ci consentiranno di iniziarne la organizzazione, attivando l’accoglienza di chi effettivamente è senza casa, e ,alla fase invernale si aggiungeranno i “provvisori”. Per la Caritas sarebbe come iniziare a costituire l’embrione della Casa della Carità di prossima costituzione”.

    Oppure c’è una seconda soluzione proposta dal gruppo: “Una soluzione può essere quella di coinvolgerci nella gestione, o nella ricerca di soluzioni, che per forza, (decreti Ministeriali) si devono trovare per i nostri fratelli che hanno attraversato il mare. Purtroppo per noi non ci sono soluzioni,per forza, ma solo per amore…forse”.

    E una terza ipotesi: “Rimane sempre aperta l’opzione di un intervento piu incisivo e diffuso delle Parrocchie, si potrebbe con un impatto minimo,spalmare il problema nella zona Decanale (circa 150 parrocchie) porterebbe a un risultato importante di personalizzazione della solidarietà nelle diverse Comunità. Da ultimo, l’abbiamo gia chiesto, ma lo richiediamo.! E’ proprio impossibile mettere intorno a un tavolo su questo problema Provincia, Comune capoluogo, Caritas, Croce rossa, Protezione civile? Sono gli attori del primo rifugio notturno…di qualche anno fa poi gestito unicamente da Caritas”.