Covid, due anni di emergenza: nel lecchese 65 mila contagi e mille morti

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Il 21 febbraio 2020 il primo caso di Covid registrato in Lombardia

In questi due anni in provincia di Lecco oltre 65 mila casi e mille morti. Contagiato il 19% della popolazione

 

LECCO – Si celebra oggi a Codogno la cerimonia di ricordo delle vittime del Covid-19 a due anni dall’inizio della pandemia in Lombardia e dunque in Italia: era infatti il 21 febbraio del 2020 quando si registrò ufficialmente il primo caso del nuovo Coronavirus nel paese della provincia di Lodi diventato simbolo dell’emergenza sanitaria.

Un’emergenza che pochi giorni dopo è arrivata anche in provincia di Lecco, provocando contagi e vittime. A due anni di distanza, sono si contano oltre 65 mila casi nel lecchese e 1.075 vittime tra le persone positive al virus. La pandemia ha toccato circa 19 lecchesi su cento.

Solo nel capoluogo, Lecco, superano i 9 mila i contagi registrati in questi due anni, segue il comune di Casatenovo con 3 mila casi e Merate con il 2,7 mila contagi, Calolzio con 2,4 mila casi registrati e Valmadrera con circa 2 mila.

L’incidenza più alta del virus è stata a Casatenovo dove i contagi hanno riguardato il 23% dei residenti.

Due anni di pandemia che stanno per chiudersi: il 31 marzo finirà, almeno sulla carta, lo ‘Stato di Emergenza’ dichiarato dal Governo, una scelta confortata dai dati che sono ormai da settimane in forte miglioramento mentre la campagna vaccinale ha riguardato la gran parte della popolazione.

Quella di Lecco è una delle province con il maggior numero di vaccinati, in termini percentuali rispetto alla popolazione: oltre il 80% dei cittadini risulta infatti vaccinato contro il Covid, almeno con una dose di vaccino, ovvero più di 267 mila persone. Anche per questo, a fine febbraio chiuderà il centro vaccinale allestito al Palataurus di Lecco e che aveva iniziato la sua attività nella primavera dello scorso anno. Un altro segnale verso quella che ci si augura possa essere realmente la fine dell’emergenza.

Il secondo anno dell’emergenza

E’ stata proprio la campagna vaccinale, la principale risposta al virus, a scandire il secondo anno contrassegnato dal Covid: dopo aver immunizzato le fasce più esposte della popolazione, ovvero anziani nelle Rsa e operatori sanitari, si è aperta in primavera la fase di vaccinazione della popolazione per fasce d’età.

La signora Giacomina di Molteno, la prima anziana vaccinata al Palabachelet di Oggiono

Nel lecchese sono sorti i primi centri vaccinali sul territorio che sono serviti soprattutto per la vaccinazione degli ultraottantennni, per poi essere chiusi  (non senza le critiche da parte dei sindaci) per lasciare spazio ai grandi hub, ovvero quello del Palataurus di Lecco per l’area del lecchese (avviato inizialmente grazie al contributo delle associazioni di imprenditori) quello a Cernusco per il meratese allestito grazie alla disponibilità dell’azienda Technoprobe e un terzo polo, più piccolo, per la Valsassina a Barzio che ha proseguito la sua attività fino a luglio.

L’inaugurazione del centro vaccinale al Palaturus di Lecco

E’ stato anche l’anno delle varianti del virus (da quella inglese, o Alfa, a quella sudafricana, Omicron) i dubbi e delle polemiche sul vaccino, alimentate dal caso Astrazeneca di cui anche a Lecco sono state ritirate alcune dosi, e dunque delle proteste dei ‘No Vax’ che sono arrivate anche nelle piazze del capoluogo manzoniano, proseguite con il sorgere di nuove misure per limitare i contagi, dunque con l’istituzione del Green Pass per accedere a locali e servizi.

Settembre. Primo giorno del nuovo anno scolastico di nuovo in presenza

Il secondo anno di emergenza è stato anche quello della ripartenza, con la riapertura di gran parte della attività (vedi qui) proprio grazie al successo della campagna vaccinale e all’inserimento delle regole legate alla certificazione verde, come le palestre  così come per la scuola con il ritorno in classe al 100% degli studenti, pur tra mascherine e distanziamenti.

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