La missionaria laica originaria di Erve si è spenta sabato scorso
“Rita ha salvato molti bambini e ricordare i suoi 40 anni di attività è un omaggio alla sua grande tenacia e perseveranza”
OLGINATE – Grande dolore per la morte di Rita Milesi. Si è spenta lo scorso 16 gennaio in seguito a una malattia anche se a metà dicembre era ancora attiva e dal Malawi aveva fatto pervenire agli amici del Gruppo Impegno Missionario San Giovanni (Gism) le richieste per continuare la propria attività.
“Rita ha salvato molti bambini e ricordare i suoi 40 anni di attività è un omaggio alla sua grande tenacia e perseveranza nel portare a compimento impegnativi progetti umanitari realizzati con grande passione e amore per i piccoli orfani – ricordano dal Gims -. Concentrare la vita di Rita in qualche riga è davvero difficile. Nasce nel 1943 a Erve. Dopo aver praticato il lavoro di puericultrice a Dalmine decide di partire per le missioni. Prima lo fa durante un periodo di aspettativa e poi con il raggiungimento della pensione diventa una
scelta definitiva”.
Dal 1980 il Gruppo Impegno Missionario San Giovanni la sosteneva nelle sue attività dopo che Rita aveva conosciuto Luigia e Sandro Morganti durante un loro viaggio in Malawi: “Rita ha davvero ‘raccolto’ i bambini che trovava abbandonati, malati e denutriti. Alcuni di questi bambini erano gravemente malati, molti avevano l’Aids, altri problemi cardiaci, altri ancora erano talmente denutriti che riuscire a salvarli era veramente un’impresa ardua. Per questa sua attività poteva contare solo sull’aiuto di alcune donne del luogo. Nessuna istituzione l’aiutava e solo con gli amici e i gruppi di sostegno in Italia riusciva a portare avanti fra molte difficoltà la sua missione. Nel 1981 ci ha chiesto aiuto per realizzare un dispensario con tutte le attrezzature poi, via via, ci ha sottoposto vari progetti fra cui la costruzione di un pozzo per l’acqua, l’invio di medicinali e alimenti e quanto altro era necessario per le attività iniziate fino ad arrivare al primo orfanotrofio chiamato ‘Casa Alleluya’. Anche con Rita si attuerà il progetto “adozioni a distana” e nel 2001 parte il progetto ‘10.000 lire al mese’ per il sostentamento di asili nido”.
Rita diventa direttore del N.A.C.C. (Namwera Aids Co-ordinating Committee), gruppo composto da alcune associazioni che si occupavano dell’assistenza, in particolare di orfani ammalati di Aids. Si intraprende la costruzione di un grande asilo nido in grado di accogliere 120 bambini. Il fine del N.A.C.C. era di portare i bambini dalla scuola materna fino all’insegnamento di una professione per renderli autosufficienti. Nasce così la scuola per lattonieri: “Nel 2002 la Diocesi di Mangochi per mancanza di fondi chiude la struttura. Per non abbandonare i suoi bambini Rita decide di vendere i propri beni in Italia e mette in cantiere il suo più grande e impegnativo progetto: un villaggio orfanotrofio che già dal 2003 diventa operativo. Negli anni a seguire Rita costruirà una scuola materna, una casa famiglia, un altro grande pozzo ed un mulino per fare la farina oltre a coltivare il più possibile quello che serve per il sostentamento. Tutto questo oltre a promuovere svariati programmi finalizzati alla nutrizione ed educazione degli orfani ed ora aperti anche ai bambini dei villaggi vicini”.
Dal Gims un pensiero di Rita che ben identifica la sua missione: “Per poter aiutare con progetti umanitari è importante sapere ascoltare quello che la gente del posto ha da dire… Usare la loro conoscenza rispettare le tradizioni, abitudini e cultura… Conoscere i codici di comportamento, i tabù e persino le superstizioni… Non basta avere denaro da investire, bisogna soprattutto saperlo usare in modo che sia veramente utile, sia a breve che a lungo termine”. Lei lo ha messo in pratica e salvato vite molte vite.
La missionaria laica è morta all’ospedale di Bergamo. I funerali saranno celebrati domani, martedì 19 gennaio alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di Dalmine. A Rita Milesi nel 2018 fu assegnato dalla comunità di Olginate il 36° “Premio della Bontà alla memoria di Massimiliano Valsecchi”. Il premio era stato assegnato alla missionaria per il suo altruismo e la sua opera pia nei confronti dei più deboli e dei più bisognosi.