Frode per 160 milioni e legami con la ‘ndrangheta, tre arresti a Casatenovo

Tempo di lettura: 3 minuti

Misure cautelari per 20 soggetti, alcuni dei quali legati alla ‘ndrangheta

Sequestrati beni per 34 milioni di euro. Il cuore delle indagini tra Casatenovo e Milano

 

LECCO – Ben trecento finanzieri dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Milano e Lecco e dello S.C.I.C.O. di Roma sono stati mobilitati questa mattina eseguendo misure cautelari nei confronti di 20 soggetti in Lombardia, Piemonte, Lazio, Valle d’Aosta e Calabria. Di queste dodici sono state arrestate e condotte in carcere, sei si trovano agli arresti domiciliari e due risultano soggette all’ordine di dimora.

Delle dodici persone arrestate, tre sono state fermate nel lecchese, a Casatenovo, raggiunte dalla misura cautelare in carcere. Un quarto soggetto, originario di Lecco ma residente fuori provincia, è stato costretto ai domiciliari.

I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, estorsione, usura ed auto-riciclaggio. I finanzieri hanno provveduto al sequestro su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, detenute in Italia e all’estero, per un valore complessivo di oltre 34 milioni di euro, effettuati nella zona del milanese.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, della Tenenza di Cernusco Lombardone e dello S.C.I.C.O. stanno dando esecuzione ad oltre 50 perquisizioni locali e domiciliari su tutto il territorio nazionale ed estero, con il supporto del personale delle Forze di Polizia della Croazia e della Confederazione Elvetica.

Si tratta dell’epilogo di una complessa attività investigativa iniziata nel 2017 coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, “che ha consentito di disarticolare – spiegano dalla Guardia di Finanza – un’organizzazione criminale composta anche da soggetti vicini a membri di una famiglia ‘ndranghetista da tempo radicata ed operante in Lombardia e a un gruppo criminale di origine calabrese operante sul territorio meneghino”.

Le indagini di polizia giudiziaria avrebbero consentito di scoprire una complessa “frode carosello” all’Iva nel settore delle telecomunicazioni (vendita di traffico telefonico) attuata mediante l’utilizzo di una fitta rete di società “cartiere” e “filtro”, site in Paesi U.E. ed extra-U.E., intestate a prestanome con precedenti anche per associazione di stampo mafioso e traffico di stupefacenti.

“Il meccanismo di frode – spiegano ancora dalla Finanza – ha consentito al sodalizio di evadere, dal 2015 al 2018, mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 160 milioni di euro, le imposte ai fini Iva e Ires per oltre 34 milioni di euro”.

A capo della frode, secondo gli inquirenti, vi erano i tre soggetti arrestati a Casatenovo: una coppia, che per i finanzieri sarebbe legata da rapporti con una nota cosca ‘ndranghetista, ed un soggetto condannato per reati di mafia, quali risultavano tutti assunti all’interno di imprese coinvolte nel meccanismo fraudolento.

Nel corso delle indagini sono stati anche ricostruiti, in capo al dominus dell’associazione, plurimi episodi di usura e connesso auto-riciclaggio, nonché un’estorsione commessa, con tipiche modalità mafiose, che ha indotto il G.I.P. alla contestazione, nei confronti di alcuni indagati, della fattispecie di cui all’art. 416-bis 1 del Codice penale.