Il Sindaco Gattinoni: “Il bacino idrico si è comportato in modo inusuale”
Dopo i sopralluoghi effettuati nei punti critici, oggi pomeriggio una riunione con Polizia Locale e Protezione Civile
LECCO – Si contano i danni a Lecco dopo il violento nubifragio che nella giornata di giovedì ha messo in ginocchio diversi quartieri della città. In soli venti minuti, una pioggia torrenziale accompagnata da grandine ha trasformato strade e piazze in fiumi d’acqua, colpendo in particolare i rioni di Acquate, Germanedo, via Balicco e la zona della stazione ferroviaria. In centro, piazza XX Settembre e piazza Cermenati sono diventate vere e proprie piscine.
“La quantità di acqua caduta è stata enorme, ben oltre le previsioni, tanto che l’allerta regionale era soltanto gialla”, ha spiegato il sindaco Mauro Gattinoni. Il primo cittadino ha effettuato diversi sopralluoghi nelle aree più colpite e oggi pomeriggio incontrerà Polizia Locale e Protezione Civile per fare il punto della situazione.

Nessuna persona è rimasta coinvolta e non si sono registrate frane né crolli strutturali, ad eccezione del cedimento di un muretto in via Celestino Ferrario. Tuttavia, i disagi sono stati numerosi: numerose strade e piazze sono finite sott’acqua, così come scantinati e garage di molte abitazioni. I danni più significativi sono stati rilevati ad Acquate lungo la roggia Carpimate — affluente del torrente Caldone — e a Germanedo in piazza V Alpini, oltre che lungo l’asse viario che collega via Tubi, via Balicco e il centro città.
“Stiamo analizzando la situazione per capire se le precipitazioni si siano concentrate con particolare intensità in alcune zone o se vi siano criticità idrogeologiche da affrontare”, ha aggiunto Gattinoni. Un’indagine in corso che coinvolge tutti gli enti competenti.
Secondo il sindaco, il bacino idrico avrebbe reagito in modo inusuale. “Di solito il punto critico è via Carlo Porta, dove c’è uno sbarramento predisposto, ma ieri il livello dell’acqua del Caldone in quel punto non è nemmeno arrivato al limite. Anche le vasche di contenimento in via Movedo, pur sotto pressione, non hanno registrato criticità estreme. Ci sono quindi variabili nuove che hanno alterato il normale deflusso delle acque e che vanno individuate”.
Un altro punto sensibile è stato il cantiere di via Logaglio, dietro le scuole elementari di Acquate. La roggia Carpimate, che scorre accanto all’area, è tracimata prima di confluire nel Caldone, causando l’allagamento della sottostante piazza V Alpini. Paradossalmente, come ha sottolineato il sindaco, “il cantiere ha subito danni ma ha anche rallentato l’irruenza dell’acqua, che in quel punto ha trovato un parziale sfogo”. Un punto critico ma, come spiega sempre il sindaco: “Gli ingegneri e i progettisti che stanno lavorando a quel cantiere hanno già previsto la realizzazione di una grande vasca di laminazione sotto i garage, destinata a raccogliere le acque piovane in eccesso durante eventi meteorologici intensi come quello appena trascorso a beneficio dell’intera area”.

Un evento meteorologico anomalo, certo, ma che secondo il primo cittadino impone un cambio di mentalità: “Dobbiamo ragionare in un’ottica in cui fenomeni eccezionali possono verificarsi sempre più spesso, in modo improvviso e non sempre prevedibile, per questo diventa fondamentale capire se vi sono ulteriori punti critici sul territorio comunale”.
Inevitabili le conseguenze sul traffico: via Amendola e corso Carlo Alberto, all’altezza dei ponti ferroviari, si sono trasformate in piscine, come anche il sottopasso di Lecco e le rampe di entrata e uscita della SS36 in prossimità dell’ospedale Manzoni. “Anas ha giustamente chiuso gli accessi e le scuite alla SS36 — ha concluso il sindaco — ma senza alcun preavviso. Chiediamo una maggiore comunicazione, soprattutto in situazioni critiche come quella di ieri”.
Mentre si fa la conta dei danni e si cercano le cause, una cosa è certa: eventi come quello di giovedì non possono più essere considerati eccezioni. Lecco, come molte altre città, è chiamata a rivedere le proprie strategie di prevenzione, in un contesto in cui l’emergenza può diventare la nuova normalità.

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