Vale e Maxi, due vite diverse che la bellezza della montagna ha fatto incontrare

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Valentino Alquà e Massimo Ratti, i due alpinisti lecchesi travolti da una slavina sulle Alpi Svizzere

Domenica sera tanti gli amici dei due alpinisti che, senza darsi appuntamento, si sono ritrovati ad Acquate

I due alpinisti sono la testimonianza che la montagna è condivisione. Impossibile odiarla, nemmeno di fronte a una tragedia

LECCO – Qualche lacrima, poche parole, tanti pensieri nella testa e ricordi di frammenti di vita condivisi. Gli amici di Vale e Maxi, domenica sera, si sono ritrovati al bar della piazzetta di Acquate, non era necessario darsi appuntamento, è stato naturale, il Bar Vitali è un punto di riferimento. Un luogo di socialità vera, dove ancora si parla, un luogo di quelli che “purtroppo ne son rimasti pochi”, per tanti semplicemente l’ultima tappa di una domenica passata per monti, prima di abbandonarsi alla routine.

Probabilmente Vale e Maxi sarebbero passati di lì se la montagna non avesse deciso diversamente. La birretta in mano, gli occhi luccicanti di soddisfazione, il viso bruciato dal sole d’alta quota e la testa già a una nuova avventura. E così gli amici, anche ieri sera, si sono ritrovati lì. Uno sguardo, una pacca sulla spalla, poche parole, ma era necessario dare forma a una realtà a cui nessuno voleva credere ed era necessario condividere il peso di un macigno.

Ecco, condividere. Massimo Ratti 36 anni e Valentino Alquà 49 anni. Due storie, due età differenti, due caratteri diversi, Maxi un vulcano sempre pronto a eruttare, Vale più riservato e attento osservatore. Due vite che forse non si sarebbero mai incontrate se non avessero condiviso l’amore infinito per la montagna, perché la montagna è un ponte che unisce generazioni, culture, annulla le differenze sociali, la montagna è condivisione.

Non è possibile odiarla, nemmeno di fronte a una tragedia come quella che s’è portata via i due amici lecchesi. Chi va in montagna lo sa bene. Inutile spaccarsi il cervello in mille ragionamenti, non c’è un perché. Semplicemente il destino ha voluto così, lo sapevano loro e lo sanno tutti coloro che la montagna la amano e la vivono.

“Vai via così presto?” “Domani mi devo alzare all’alba” spesso era questo lo scambio di battute al venerdì sera sulla soglia del bar. E’ stato bello che in tanti fossero lì, amici dell’uno o dell’altro, che magari fino a ieri sera non si conoscevano nemmeno. E allora, per provare a trovare un senso, non bisogna dimenticare quegli sguardi eccitati prima di un’avventura o, dopo un’ascesa, quella luce sempre più brillante negli occhi che si nutrivano di bellezza. Una bellezza (e non è poco) che entrambi erano capaci di condividere e trasmettere nelle loro professioni, nella vita quotidiana.