Folla immensa quella che ha partecipato alla cerimonia civile con la quale la famiglia Bonatti ha voluto dare l’ultimo saluto al compianto Walter. In tantissimi sabato hanno fatto capolino a Villa Gomes (Maggianico di Lecco) dove è stata allestita la camera ardente dell’alpinista scomparso mercoledì scorso all’età di 81 anni.
Una cerimonia semplice, ma carica di emozioni presenziata e seguita da moltissime persone che si sono assiepate nell’ampio parco della villa. Impossibile menzionare tutti coloro che hanno partecipato, in primis i famigliari con la moglie Rossana Podestà, i nove nipoti, gli amici di cordata e non solo, semplici conoscenti, appassionati di montagna e persone che lo hanno conosciuto e seguito nelle sue mille avventure attraverso i sui scritti.
Presente il sindaco di Lecco Virginio Brivio e quello di Dubino (Sondrio) Stefano Barri, per la Provincia di Lecco Antonio Rossi, una folta rappresentanza dei Ragni di Lecco e delle Guide di Courmayeur e ancora il Prefetto Marco Valentini, l’amico e conduttore televisivo Fabio Fazio, il giornalista di Repubblica Michele Serra che nei giorni scorsi ricordando il compianto alpinista ha scritto: “Walter Bonatti era fatto della stessa materia delle montagne sulle quali si avventurava, di roccia, di cristallo, di ghiaccio. È stato un grandissimo italiano che per le doti morali, sportive e per quello che ha dato al suo Paese meriterebbe i funerali di Stato”. Alla cerimonia non sono mancati i più alti funzionari delle Forze dell’Ordine, il Cai Lecco con il presidente Emilio Aldeghi, numerosi gagliardetti degli Alpini, il Coro Alpino Lecchese e una rappresentanza del Comune di Monza. Presente anche l’82enne Pierre Mazeaud, l’alpinista francese tra i sopravvissuti insieme a Bonatti e Gallieni al tragico tentativo all’inviolato Pilone Centrale del Freney nel 1961, quando perirono quattro compagni: Oggioni, Kohlmann,Guillaume e Vieille. “Per me – ha detto Mazeaud – sei stato un fratello. Oggi sono triste, ma rimani un esempio di rettitudine per tutti noi”.
La moglie Rossana ha voluto ringraziare tutti: “Siete in tantissimi, uno spettacolo. Sono sicura che in questo momento Walter vi sta guardando e vi sta ringranziando per le vostre bellissime parole. Voglio ringraziare anche tutti i giornalisti che in questi giorni hanno usato le più belle parole per ricordare Walter. Lui era davvero una persona meravigliosa, non è sempre stato facile seguirlo, ma alla fine ce l’ho fatta. Mi mancherà, sarà dura”.
Il sindaco Brivio ha ricordato: “per la nostra comunità è un onore ospitare l’ultimo saluto di Walter, ma è anche un responsabilità. Che cosa ci consegna questa sua presenza oggi qui, che è molto viva a dispetto di ciò che stiamo celebrando. Ci consegna tre cose: la prima, che nella vita occorre avere tenacia e pazienza come lui ha dimostrato di avere aspettando anche per 50 anni un momento di verità sulla sua impresa storica al K2. La seconda, che non esistono confini, la sua vita lo ha testimoniato. I confini sono belli quando vengono superati ma non devono essere elementi che dividono. E poi la terza cosa che ci lascia è la capacità di coinvolgimento, perchè le cose sono più belle se vengono condivise. Cosa che lui ha sempre saputo fatto anche attraverso le parole e i suoi libri con i quali ha coinvolto nelle sue imprese e nelle sue avventure moltissime persone”.
Il Prefetto ha esordito: “Se non sarò in grado di distinguere il mio ruolo di rappresentante delle Istituzioni dall’emozione del ricordo personale di Walter, chiedo scusa”. Poi ha definito Bonatti un “mito irragiungibile che nel corso degli anni ho seguito attraverso i suoi libri e suoi documentari fino ad arrivare a conoscerlo di persona durante un momento istituzionale a Dubino. In quell’occasione ho conosciuto più che un ottimo alpinista e un eccellente narratore”.
“Del signor Bonatti ho ammirato la sua filosofia di vivere lo sport in particolare la montagna – ha ricordato l’assessore provinciale Rossi – il suo coraggio nell’affrontare le pareti e nell’esplorare il mondo, ma l’ho ammirato anche come uomo capace di difendere i propri valori mostrando sempre un comportamento esemplare. Ecco, le due parole che per me contraddistinguo il signor Bonatti sono coraggio ed esempio“.
Il capo delle guide di Courmayeur, presente con alcuni colleghi in abbiti tradizionali, ha definito Bonatti “uno dei più grandi alpinisti al mondo e l’ultimo alpinista tradizionale” sottolineando l’orgoglio del suo gruppo nel poterlo annoverare dal 1956 membro del sodalizio valdostano. Quindi il presidente ha ricordato il suo alpinismo: “Classico, eroico, quello che esalta il coraggio, la temperanza, la prudenza, l’onestà. L’alpinismo per conoscere sè stessi nella solitudine della montagna come era solito vivere. E’ stato un figlio del Monte Bianco, come egli stesso amava definirsi“.
A ricordarlo anche l’amico Reinhold Messner, assente, ma che ha fatto pervenire una lettera: “Ci hai lasciato troppo presto. Rimarrai per sempre il nostro capocordata. Eri per noi tutti l’orientamento e lo sarai per sempre. Per eri e resti un cristallo limpido su tutte le cime del Mondo. Quante vite hai salvato. la tua forza, la tua capacità, la tua umanità non hanno uguali. Walter rimarrai vivo in tutti noi, alpinisticamente il più grande, umanamente il più puro“.
Non sono macati i ricordi di Guido Cassin, figlio di un’altra leggenda dell’alpinismo, Riccardo, l’intervento del presidente del Cai Lecco Aldeghi, quello dell’amica scrittrice Mirella Tenderini e ancora di una commossa ragazza che lo ha conosciuto solamente attraverso i suoi libri e un giovane studente universitario. E poi i ricordi toccanti dei nipoti.
“E’ stato uno dei grandi alpinisti al mondo che lascia una grandissima eredità tecnica e culturale – spiega il presidente dei Ragni di Lecco Daniele Bernasconi – Lui è stato uno di quelli che ha saputo andare oltre. Ha saputo spingersi più in là degli altri è stato capace di spostare l’asticella un po’ più in alto. Un altro suo pregio è stato quello di essere riuscito a entrare nelle case di molti italiani, ma anche stranieri, grazie a sui libri e alle sue storie che raccontano di una vita unica”.
A chiudere la cerimonia il coro Alpino Lecchese che ha intonato tre canzoni tanto care a Bonatti: Signore delle cime, Stelutis Alpinis e Belle rose.