Affetta da alzheimer, non è in grado di partecipare al processo
Lo ha stabilito una perizia. Il giudice sentenzia il “non luogo a procedere”
LECCO / MANDELLO – Il processo proseguirà senza la sua principale imputata: Maria Cristina Gilardoni, fino al 2017 alla guida dell’azienda di famiglia, è formalmente uscita dal processo per le presunte vessazioni subite dai suoi dipendenti all’interno della fabbrica di Mandello.
Nell’udienza di mercoledì al tribunale di Lecco, a seguito della perizia effettuata dall’esperto nominato dal tribunale, il giudice Martina Beggio ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti dell’imprenditrice 86enne.
Cristina Gilardoni, lo scorso maggio, era stata ricoverata all’ospedale di Lecco dopo un malore e trattenuta per accertamenti. Era stata la difesa della donna a chiedere la sospensione del processo per legittimo impedimento, il magistrato aveva quindi ordinato una perizia clinica sull’anziana, affinché venisse valutata l’effettiva possibilità dell’imputata di stare a processo.
Compromesse gravemente le sue capacità cognitive
Un accertamento svolto dal dott. Maurizio Boris Zappacosta, neurologo incaricato dal tribunale, che il 26 agosto ha depositato la sua relazione, illustrata mercoledì mattina in aula.
“La periziata presenta una forma di demenza, alzheimer probabile – ha spiegato il medico – con un livello di compromissione medio grave del paziente caratterizzato da un grave disturbo della memoria e produzione di falsi ricordi, confabulazioni, disturbi comportamentali di aggressività spiccata. Questo rende impossibile la sua partecipazione cosciente al processo, non essendo in grado di comprendere testi scritti, le domande che le verrebbero poste e di confrontarsi con il proprio legale”.
Il neurologo spiega di aver sottoposto Maria Cristina Gilardoni ad un test di valutazione (Mini-Mental State Examination), non riuscendo a portarlo a compimento: “Delle prime quattro domande poste, due non le ha comprese”.
Malattia irreversibile
La malattia è ad “uno stato irreversibile- ha proseguito l’esperto – nessuna terapia può fermare questo processo, i farmaci possono solo consentire di migliorare temporaneamente la capacità cognitiva, con performance oscillanti in base al suo stato di salute”.
Inoltre Cristina Gilardoni soffrirebbe anche di disturbi motori e non sarebbe in grado di deambulare. Una malattia di cui l’imprenditrice potrebbe essere affetta da anni, “l’alzheimer ha uno sviluppo lungo nel tempo – ha proseguito il dott. Zappacosta – le prime lesioni della malattia possono risalire anche a 15-25 anni prima rispetto al suo esordio clinico”.
Impossibile stabilire da quanto fosse malata
E’ possibile che la malattia abbia influenzato lo stato mentale della signora Gilardoni fin dal 2012, anno in cui risalgono i primi casi di maltrattamenti denunciati dei dipendenti? E’ la domanda posta dagli avvocati della donna.
Per l’esperto non è possibile stabilirlo: “Impossibile valutarlo a posteriori. In passato la paziente, per sua resistenza, non si era mai sottoposta ad accertamenti, nessuna tac celebrale era stata effettuata prima del suo ricovero”.
Il pubblico ministero Pietro Bassi aveva avanzato richiesta di sospensione del processo, che avrebbe necessitato altri accertamenti futuri sullo stato di salute della donna, la difesa dell’imprenditrice ha invece richiesto il ‘non luogo a procedere’ alla luce dell’irreversibilità della malattia, Anche le parti civili si sono associate alla richiesta della difesa.