Il brigadiere Milia è ancora detenuto a San Vittore
Il suo avvocato: “Giudicato incapace, dovrebbe stare in una residenza REMS ma non ci sono posti liberi”
ASSO / BELLANO – “Vorrei sia chiaro che non sosteniamo l’impunità né abbiamo chiesto di rimettere in libertà una persona con problemi psichiatrici, semplicemente riteniamo che il brigadiere Milia abbia diritto alle cure sanitarie del caso e non debba rimanere rinchiuso in carcere in attesa si liberi un posto in Rems”.
Lo fa sapere l’avvocato Roberto Melchiorre, difensore di Antonio Milia, il carabiniere che lo scorso ottobre nella caserma di Asso ha sparato e ucciso il suo comandante Doriano Furceri, già comandante dei carabinieri di Bellano.
Il 9 marzo durante l’incidente probatorio presso il Tribunale Militare di Verona il brigadiere era stato dichiarato incapace di intendere e di volere al momento dei fatti, circostanza che aveva portato alla revoca della custodia cautelare in carcere e alla disposizione di ricoverare Milia in una Rems, ossia la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza:
“Il mio assistito, viste le condizioni, è stato giudicato socialmente pericoloso, di qui la decisione di inviarlo presso una di queste strutture – ha spiegato l’avvocato Melchiorre – peccato che non ci siano posti disponibili: nell’unica Rems in Lombardia, che si trova a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova, c’è una lista di attesa di un anno. Attesa che Milia, come molti altri, dovranno scontare in carcere, una situazione che ci appare inumana, dal momento che il mio cliente ha una patologia psichiatrica e che in carcere non può avere le cure necessarie. Attualmente prende solo psicofarmaci e non fa psicoterapia”.
Il problema delle Rems è un problema nazionale: “Purtroppo nel 2015 sono stati chiusi gli Ospedali Psichiatrici e ora ci troviamo in questa situazione in cui le residente per l’esecuzione delle misure di sicurezza sono al collasso e non ci sono posti” ha detto Melchiorre.
Il brigadiere Milia si trova attualmente detenuto a San Vittore ma la difesa ha richiesto una nuova valutazione sulla sua pericolosità sociale: “Riteniamo, viste le premesse, che possa essere trasferito in un altro centro assistenziale e riabilitativo, ad esempio una Crm (Comunità riabilitativa a media assistenza), un luogo cioè che possa dare un supporto adeguato tutto il giorno. Su questo punto, ribadisco che non intendiamo rimettere in libertà una persona con problemi ma garantirgli le cure assistenziali che la sua malattia richiede. Siamo di fronte ad una tragedia che ha colpito due famiglie, quella dell’uomo ucciso e quella di chi ha premuto il grilletto – ha dichiarato l’avvocato – una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare”.
Il riferimento è alla riammissione in servizio del brigadiere Milia (che aveva sofferto di problemi psichiatrici) da parte della commissione medica solo una settimana prima della tragedia: “Questo è un altro capitolo dell’indagine in cui vogliamo andare a fondo per capire cos’è successo ed evitare che tragedie simili possano ripetersi – ha concluso Melchiorre – abbiamo completa fiducia nella magistratura”.