A presentare l’esposto Claudia Bonariva: “Voglio semplicemente poter parlare con Carlo”
Da sempre in prima fila nel caso Gilardi per chiedere il ritorno a casa del professore, l’ex vicina di casa ha ora scritto in Procura
AIRUNO – Un esposto al pubblico ministero di Lecco per chiedere di poter consentire a Carlo di ricevere la sua visita e il suo saluto. Lo ha richiesto con un ricorso scritto Claudia Bonariva, ex vicina di casa del professor Carlo Gilardi, tra le persone che più in questi mesi hanno chiesto a gran voce il ritorno ad Airuno di Gilardi.
“Conosco personalmente il professor Carlo Gilardi da oltre trent’anni, essendo stata sua vicina di casa; le nostre abitazioni si trovano a circa 80 metri di distanza l’una dall’altra, sulla medesima via di Airuno – ha scritto Bonariva -. Sono costretta a parlare al passato, purtroppo, perché da molti mesi, ormai, Carlo non lo posso più vedere…perchè non gli viene permesso di incontrare nessuno. Carlo è persona lucida, intelligente e di buon cuore, lo è sempre stato. Amante della sua umile casa in campagna, a contatto con la natura e i suoi animali, è sempre stato dedito alla beneficenza, tanto che nella sua cittadina viene definito “il benefattore” o “il santo di Airuno”!”.
Ripercorrendo il caso Gilardi, balzato agli onori delle cronache dopo diversi servizi del programma Le Iene, Bonariva continua: “ Una perizia psichiatrica però, afferma che Carlo, a causa del suo buon cuore e delle sue numerose donazioni, è affetto da una patologia psichica, pur essendo capace di intendere e di volere! Ho inviato numerose richieste di poter far visita a Carlo presso l’RSA, sempre inspiegabilmente negate dall’amministratore di sostegno. Nessuno può fare visita a Carlo, nessuno. L’unica eccezione, incomprensibilmente, è sempre concessa al Sindaco di Airuno. Solo recentemente, dopo numerose segnalazioni, ha ottenuto l’accesso il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il quale ha riportato la volontà di Carlo: “Voglio tornare a casa!””
L’airunese sottolinea: “Non scrivo qui oggi per riportarlo a casa. Chiedo molto meno, di poterlo quantomeno vedere e salutare. Oggi utilizzo questo spazio nella speranza che la mia voce, la sua storia, possano far breccia nella coscienza di qualcuno che possa aiutarmi ad incontrarlo a breve. Nonostante il mio avvocato abbia recentemente scritto l’ennesima richiesta all’amministratore di sostegno, quest’ultima ha risposto alla missiva chiedendomi di indicarle quale sarebbe il diritto soggettivo che la legge mi riconosce per far visita a Carlo. Mi chiedo in quale strano mondo siamo precipitati: gli anziani soli possono venire collocati in una RSA e privati per sempre della loro libertà personale. Guardo con terrore a quello che anche a me, a noi tutti, potrà accadere un giorno. In una società civile e democratica non è assolutamente tollerabile una così grave limitazione della libertà personale. Per questo mi sono rivolta al Pubblico Ministero di Lecco con un esposto ai fini civili, chiedendogli espressamente di poter assumere, in breve tempo, le iniziative che la legge prevede per consentire a Carlo di ricevere la mia visita e dunque il saluto che vorrei portargli a nome di tutti i suoi amici. Voglio credere che alla fine la giustizia prevalga”.