LECCO – Nessuno sconto nelle richieste di condanna formulate dal Pubblico Ministero Bruna Albertini nei confronti dei 17 imputati coinvolti nel processo Metastasi. La lunga requisitoria del magistrato, che era cominciata lo scorso martedì (vedi articolo), è terminata in mattinata presso il Tribunale di Lecco e le conclusioni, rassegnate dopo altre due ore abbondanti di arringa, sono state come da previsione severe.
Agli imputati sono stati contestati tutti i capi di accusa: vent’anni di reclusione – la pena più alta -sono così stati richiesti per Mario Trovato, inquadrato come capo del clan ‘ndranghetista lecchese, 14 anni per Antonello Redaelli, ritenuto affiliato all’associazione mafiosa, e 11 per Saverio Lilliu, socio insieme a Redaelli della Lido di Parè Srl.
Il sostituto procuratore antimafia Albertini ha quindi richiesto rispettivamente 13 e 12 anni di reclusione a Antonino Romeo e Massimo Nasatti, soci dell’associazione e protagonisti di alcuni episodi di estorsione aggravata. Ai due è stata inoltre data una multa di 10.500 euro.
“Sgravato” dall’accusa di essere membro dell’associazione criminale di Trovato il pescatese Claudio Crotta, a processo per i reati di corruzione e riciclaggio, la richiesta formulata è stata di 7 anni di reclusione più 9 mila euro di multa.
Pesante anche la pena richiesta per l’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi, accusato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio in merito al ruolo svolto nella vicenda del pratone di Parè: per lui il magistrato a richiesto 8 anni di reclusione.
Formulate quindi le richieste di condanna nei confronti degli altri dieci imputati “confluiti” nel processo principale lo scorso settembre: per loro le accuse vanno dall’intestazione fittizia al riciclaggio di denaro. Tra di essi i quattro figli di Mario Trovato, Stefania Shanna (3 anni di reclusione richiesti), Rolando (6 anni), Franco (4 anni) e Giacomo (5 anni), e la compagna Alexandra Ivashkova, per la quale sono stati richiesti 3 anni di reclusione.
5 anni sono stati richiesti per Claudio Bongarzone, già condannato in abbreviato lo scorso aprile a 3 anni e 4 mesi. In abbreviato (vedi articolo) erano stati condannati anche l’ex consigliere comunale Ernesto Palermo (6 anni e 8 mesi) e Alessandro Nania (4 anni e 3 mesi). Chiesti poi 7 anni e 9 mila euro di multa per Gaetano Mauri, definito “socio occulto” della DBM Electronics, 4 anni per Gianguido Mazza, 4 anni e 5 mila euro di multa per il geometra Alessio Ghislanzoni e 3 anni per Gilvana Goncalvez.
Al termine delle richieste il pm Albertini ha quindi disposto la trasmissione agli atti delle testimonianza del Sindaco di Lecco Virginio Brivio, ascoltato in Aula lo scorso 30 aprile (vedi articolo) e di altri testimoni, tra cui alcuni tecnici comunali valmadreresi e il comandante della Polizia Locale Christian Francese: la trasmissione sarebbe volta a verificare la veridicità delle testimonianze rese.
Nel pomeriggio sono stati gli avvocati Corrente e Fumagalli, Camporini e Giuliani, ad esporre la proprio arringa di difesa nei confronti dei propri imputati, rispettivamente Gianguido Mazza e Gaetano Mauri. Accusato di essere un “sodale” il primo e “socio occulto della DBM” il secondo, le difese hanno argomentato l’assenza di elementi probatori che vadano oltre al consistente numero di intercettazioni richiamate in diverse fasi dell’istruttoria e dal pm durante la sua requisitoria. Le difese in conclusione hanno così chiesto al Tribunale l’assoluzione dei rispettivi imputati, per la non sussistenza del fatto.